d i c i o t t o

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Dopo sette giorni posso dire con certezza di non essere morta, al contrario di Dafne.

Ho visto il suo corpo, l'ho visto diventare cenere, che ormai giace sotto metri di terra nel mausoleo della sua famiglia in Francia.

Penso sia meglio così, perché tutto ciò che voglio è dimenticare quello che è successo, anche se certe cose sembrano davvero impossibili da rimuovere.

Come il fatto che Samuel non c'è più, e che non potrò mai più rivederlo.

Ne sento la mancanza ogni singolo giorno, e a volte, quando il mondo sembra girare troppo forte e il peso della sua assenza si fa più forte, sono costretta a fermarmi e prendere un respiro, rifugiandomi sulla sua cripta al mausoleo dei LaLaurie.

Luce dice che con il tempo le mie guarite si rimargineranno, ma io non ne sono così sicura, perché un rapporto come il nostro non si può cancellare, nemmeno la morte può.

Lui però continua a vivere, almeno nei miei ricordi, in cui mi perdo tutte le notti prima di dormire, l'unico momento in cui posso dire di sentirmi davvero felice: un momento tra sogno e realtà dove quasi riesco a dimenticare il fatto che lui non ci sia più.

Quasi.

Forse aiuta anche il fatto di aver abbandonato la mia vecchia casa, che forse un giorno mi deciderò a vendere, troppo carica di lui e di noi, del suo profumo e della sua essenza.

No, meglio la barocca villa dei LaLaurie, così grande che mi viene quasi facile perdermici dentro e scomparire per un po', scappando dal mondo reale.

In realtà non sono sempre triste, anche se così potrebbe sembrare: non lo sono quando Luce mi costringe alle sue adorate passeggiate nel parco della villa oppure quando mi costringe a provare centinaia e centinaia di vestiti pur di tenermi occupata.

La sua pazzia è così contagiosa che riesce davvero a divertirmi.

E poi c'è Theo, che non mi stacca mai gli occhi di dosso.

Non penso di poter dire che abbiamo una relazione, anche se probabilmente è ciò che lui pensa, ma penso di poter affermare che ci stiamo provando, e questo è già un bel passo avanti.

Se ripenso alla me di qualche mese fa probabilmente mi ucciderebbe anche solo per il pensare che ho baciato un vampiro, ma non mi interessa, perché ora sono felice nonostante tutto.

"Grace."

La mano di Theo scorre delicatamente contro la pelle della mia guancia mentre sbatte le lunghe ciglia, tenendo gli occhi puntati su di me.

"Buongiorno." Dico, sistemando meglio le coperte del letto di Theo, che ora è diventato anche mio: niente di perverso, ma lui ci tiene ad avermi sempre sotto controllo, quasi temesse di vedermi dissolvermi nell'aria.

Penso che dipenda da Valerie: teme un deja vu.

Sorride, e fa forza sui gomiti per baciarmi sulle labbra, facendomi sorridere per l'imbarazzo: ancora non sono così abituata a questi gesti di affetto da parte sua, ma non posso fingere che non mi piacciano.

Mi devo semplicemente abituare al fatto che Theo è un vampiro e che mi ama: niente di insolito, no?

"Devi lavorare oggi?" Chiedo, mentre infilo timidamente la mia mano nella sua, fredda come il ghiaccio nonostante sia rimasta sotto le coperte tutta la notte.

Theo annuisce e non sembra molto felice mentre si passa la mano libera fra i capelli, sospirando affranto "Devo sistemare alcuni affari."

"Fa nulla, ci vedremo a pranzo."

Mi guarda e il sorriso splende ancora sul suo volto "Sai che averti qui è la cosa più bella che mi sia successa da quando ho memoria?"

Abbasso lo sguardo, cercando di fingere di non andare a fuoco mentre Theo mi prende il viso con le guance, costringendomi a guardarlo.

E' così bello, e forse non mi dovrei sorprendere che non sia umano: è semplicemente perfetto, senza la minima imperfezione.

Ed è mio, e io sono sua: o almeno così sembra.

"Grace," sussurra, accarezzandomi i capelli con delicatezza, facendomi rabbrividire "io ti amo."

Dio, questo non va per niente bene.

Sorrido e prendo le sue mani fra le mie, baciandole "Grazie."

Può esserci risposta più brutta ad un "ti amo"? Forse solo il silenzio.

Eppure non posso farne a meno, perché io non amo Theo: ho appena ceduto all'idea che lui mi possa piacere, ma non sono certa che ciò che provo mentre sto con lui sia amore.

Sono così confusa, e vorrei solo che Samuel fosse qui perché so che lui saprebbe come aiutarmi.

Per me amore è ciò che provavo per lui, un sentimento vivido e prepotente che riusciva a scuotermi anche l'anima dal tanto che era forte: quello per me era amare, l'avere una persona che completasse perfettamente il puzzle della mia vita, che mi rendesse finalmente completa.

Questo non è ciò che provo con Theo, non ancora almeno, e il vedere la delusione nei suoi occhi mi distrugge.

Sorride, comunque, e mi da un veloce bacio prima di alzarsi ed iniziare a rivestirsi con i suoi soliti abiti eleganti: io sto in silenzio e lo ammiro, perché è la cosa più sensata da fare al momento.

Mi chiedo spesso cosa una persona come Theo, uno che ne ha viste tante come lui, ci veda in una ragazza insignificante come me, ed ancora non ho trovato risposta.

A volte penso che tutto ciò che vuole da me sia Valerie, un ricordo che sappia di lei, come se lo stare con me possa sostituire ciò che ha perso.

Provo a non pensarci, in ogni caso.

"Io vado." Mi avverte, dandomi un bacio veloce che mi fa sorridere.

"A dopo."

Sorride, e poi esce dalla stanza, ma subito noto che c'è qualcosa che non va.

Mi alzo di corsa, afferrando il foglio che gli deve essere caduto dalla giacca senza che lui lo notasse ed apro la porta, chiamando il suo nome, sperando che lui non sia già volato via.

"Theo, Theo!" Urlo per i corridoi, non ottenendo risposta "Theo, hai dimenticato il.."

Mi blocco, portandomi una mano alla gola, completamente secca, e sono costretta a rileggere più e più volte le prime righe del foglio che stringo fra le mani, perché è come se la mente si fosse improvvisamente scollegata dal resto del corpo.

Perché fra le mani stringo la richiesta firmata da Theo al comune per la mia trasformazione legale a vampiro.

Collateral loveWhere stories live. Discover now