d i c i a s e t t e

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E' come se un carro armato mi fosse passato più volte su tutto il corpo, tanto è il dolore che provo.

Sospiro, sbattendo più volte le palpebre, sforzandomi così di riprendere la vista, totalmente appannata.

Fa buio, o comunque c'è poca luce, e devono passare alcuni secondi prima che riesca finalmente a capire dove mi trovo.

Sembra un vecchio garage, molto piccolo e spoglio: l'unico mobilio presente è la sedia su cui sono seduta e legata con cura.

Provo a muovere le mani così da permettere la circolazione del sangue nelle dita, che al momento sono completamente intorpidite: chiunque mi abbia portato qui sicuramente deve odiarmi.

"Oh, buongiorno, piccola stella."

I miei occhi saettano subito alla mia destra, dove Dafne, sempre sorridente, è seduta sul pavimento in un angolo del piccolo garage mentre si passa fra le dita un pezzo di carta.

Mio Dio, è la lettera di Theo.

"Lo so a cosa stai pensando." Dice, mostrandomi con cattiveria la lettera "E si, l'ho letta: davvero toccante, a me non ha mai detto queste cose, ma in compenso ci divertivamo in modi più...particolari."

"Perché mi hai portato qui?" Chiedo, iniziando davvero ad innervosirmi: questa è la strega che ha ucciso Samuel e tutto ciò che vorrei fare è tagliarle il collo.

Dafne sorride, continuando a giocherellare con la lettera "Sai, Theo si rifiuta di parlarmi da anni: pensavo di riuscire ad attirare l'attenzione prendendomi gioco del nipotino della sua sudicia amante umana, ma a quanto pare avrei fatto meglio a puntare direttamente su di te."

Improvvisamente, le dita di Dafne iniziano a fare pressione fino a quando la lettera non si spezza, e continua a ridurla in brandelli fino a quando ormai non rimangono che piccoli coriandoli di carta.

"Siete così ridicoli." Commenta, alzandosi e venendomi di fronte, faccia a faccia "Theo è sempre stato mio, fin da quando eravamo bambini, e sarebbe andato tutto bene se lui non avesse questa sudicia perversione verso voi insulse umane."

"Non sono stata io a chiedergli di abbandonarti." Ribatto, acida, non abbassando per nessuna ragione i miei occhi dai suoi, di un azzurro pallido e carico di rabbia.

"E' vero." Acconsente, allontanandosi da me, guardandomi con divertimento "Ma sono così stufa di perdere tempo con questa storia: lui ha rovinato la nostra famiglia, ed è giusto il momento che paghi per ciò che mi ha fatto."

Vedendo con quanta crudeltà pronuncia queste parole, inizio davvero a temere il peggio, soprattutto quando sento diversi rumori di sfondamento provenire dalla stanza adiacente al piccolo garage.

Dafne sorride "L'ospite d'onore è arrivato."

La porta del garage viene aperta di colpo, e la prima cosa che vedo sono gli occhi di Theo, completamente sgranati e di un azzurro così chiaro da sembrare bianchi.

Trattengo il fiato quando finalmente i nostri sguardi si incrociano, e subito il suo copro sembra rilassarsi, quasi come se avesse trattenuto il fiato per tutto questo tempo.

"Grace." Sussurra, avvicinandosi a me, controllando che sia ancora tutta intera "Stai bene? Ti ha fatto del male?"

"Lei sta bene." Ribatte Dafne, acida "Almeno per ora."

La mascella di Theo si indurisce nel sentire la voce della madre di sua figlia, e fra gli occhi dalle iridi bianche e la ragnatela di vene che ormai gli arriva fino agli zigomi non so davvero cosa mi faccia più paura.

Collateral loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora