capitolo 12

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Il fresco venticello mattutino mi accarezza la pelle.
Roma è semplicemente bellissima, ma anche Salerno lo è. Le prime luci dell'alba iniziano a farsi strada nel cielo, dipingendolo di tante sfumature colorate. Sorrido alla vista di Luca e Mirko mentre ci raggiungono con dei caffè in mano.

Stiamo per entrare in stazione, neanche adesso hanno voluto acquistare i biglietti, perché 'inutili' secondo loro.
Pensano che quei soldi li potremmo usare per qualcosa che ci potrebbe servire veramente.
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Sta volta siamo seduti affianco all'uscita proprio per rendere più semplice un'eventuale fuga.
"Sam, dormi è presto" mi sussurra Luca vedendo che non riesco a prendere sonno.
Socchiudo gli occhi e mi addormento lentamente.
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Sento qualcuno scuotermi il braccio dolcemente. Anna mi sorride e dice che è ora di andare.
Annuisco e scendiamo tutti.
All'uscita incontriamo Paolo con Giona che salutano calorosamente gli amici.

So che forse sono un po' paranoica, ma da quando mi sono svegliata, Luca non mi ha neanche degnata di uno sguardo.
Ora mi chiedo: perché cazzo la mia vita è così complicata?

Cioè mi ha quasi costretto a partire con lui e i suoi amici, okay.
Fa tutto il dolce e il premuroso, a me sta più che bene.
Adesso? Boh non lo so.
So solo che forse dovrei lasciare stare, insomma me lo ha detto anche lui: non vuole niente di serio, vuole portarmi solo a letto ma non ci riuscirà.

Non funziona così con me.

Non do tanto peso a niente e dovrei continuare la mia vita con questa logica. È il modo migliore per sorvolare ogni tipo di problema.

Non mi rendo neanche conto che stiamo per salire sulla macchina di Paolo, siamo io, lui e Diego.

Metto il mio zaino sulle gambe e mi siedo accanto a Diego. Non so ancora perché ma c'è qualcosa che mi attira di questo ragazzo. Per carità non è attrazione fisica, mi piace il suo carattere, parla poco e il giusto necessario. Però ancora non lo conosco bene, ho legato di più con Mario.

Mi perdo guardando il panorama urbano di Milano. Non vedo nient'altro che gente, molta gente, ed edifici altissimi. Sono tutti indaffarati a leggere giornali, o a fissare i loro inutili schermi luminosi. Stiamo diventando una generazione di zombie.
L'unica differenza è che i cervelli non li mangiamo noi, ma sono i cellulari a mangiarceli.

Me la immaginavo più accogliente. Preferisco di gran lunga Salerno, insomma mi darebbe fastidio se me lo dicessero, ma io mi reputo una terrona. Sono molto legata alla mia patria, al sud.

"A che pensi?" mi chiede il moro affianco a me.
"Guarda, che schifo. Non c'è nessuno che si scambia uno sguardo, nessuno che scambia una parola con qualcuno, ognuno con la testa su quei cazzo di telefoni. Dico io, Milano è una delle città più conosciute al mondo. Questa è l'idea che le persone hanno degli italiani? Non avrei mai pensato di dirlo ma se noi siamo questo schifo, preferirei non essere italiana. Giù a Salerno, non è così sembra di vivere in un altro mondo.
I bambini del sud vivono ancora spensierati, giocando nei parchi. Qui invece li vedi già con cellulari o tablet in mano. Mi dispiace dirlo ma siamo in un mondo che va man mano a deteriorarsi."

Mi guarda sorpreso.

"Sai, anche io la penso così. Sono cresciuto a Genova, mia madre è la persona a cui tengo di più dopo mia sorella, e mi ha insegnato una cosa: per essere qualcuno non bisogna adattarsi alla massa. Stiamo diventando dei coglioni dietro a quegli aggeggi infernali. Ma adesso quello è l'unico mezzo per farsi notare da qualcuno, senza uno di quelli in mano non sei nessuno. Purtroppo è così."

Ha ragione.

Passiamo tutto il tragitto a chiacchierare, e mi sono resa conto che Diego è molto diverso dall'idea che mi ero fatta.
È estroverso e dice sempre la sua. Sa essere filosofico come sa anche essere un cazzone.
È interessante, non ti annoi mai stando insieme a lui.
Anche Paolo è simpatico, però lui non parla tanto.
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Arriviamo in Duomo e devo ammettere che è molto bello. Solo che sembra quasi che stoni in questa città costituita da abitazioni modernissime.

Scendiamo dall'auto e raggiungiamo gli altri. Facciamo una passeggiata e Luca mi si avvicina.
"Ehi, come va?" dice mettendo le mani in tasca, guardando davanti a se.
Ma scherza? Cosa vuole adesso?
"Bene" mi limito a dire.
"Che succede?" continua senza degnarmi di uno sguardo.
Ma fa sul serio? Sto per esplodere, è meglio chiuderla qui prima che gli risponda male.
Sono una ragazza fragile, però quando voglio so rispondere a tono.
"Niente, tu?Come stai?" chiedo evitando che mi faccia arrabbiare di nuovo.
"Perché cazzo sei arrabbiata mo'?" dice fermandosi e guardandomi.
"Scusa ma che vuoi?" dico quasi gridando.
"Stupida ragazzina del cazzo" dice alzando il passo e lasciandomi indietro, da sola. C'è troppa gente, gli altri sono più avanti. Non vedo nessuno. Cerco invano di farmi spazio tra la folla.

Mi sono persa a Milano, fantastico.

Sta canna non mi calma | CAPO PLAZA | COMPLETATA Where stories live. Discover now