3.

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«Ti prego sparisci dalla mia vista.» piagnucolò Anne mentre con passo pesante si faceva strada verso le scale. Aveva le mani ai lati della testa e un'espressione sofferente sul volto.

Credeva che Calum fosse un allucinazione, quella situazione l'aveva scombussolata parecchio - e sicuramente - l'aveva spinta ad immaginarsi le cose. O almeno questo era quello di cui voleva convincersi.

Dietro di lei il ragazzo dalla pelle ambrata la seguiva e senza badare ai mille borbottii della bionda, rideva.

Anne alzò lo sguardo fulminandolo e un grosso sospiro abbandonò le sue labbra. Entrò all'interno della sua camera, sperando di levarsi di torno quella strana visione davanti i suoi occhi sbattendosi la porta alle spalle, ma questo la attraversò con molta tranquillità.

Le pozze scurissime del ragazzo cominciarono a scrutare la stanza come se non la ricordasse. In realtà non girovagava all'interno di quella dimora da tempo, si era limitato a scorrazzare per il prato interrottamente, giorno e notte, cercando di trovare una risposta a quello che gli fosse accaduto. Al perché si trovasse in quella strana situazione.

Anne d'altro canto sgattaiolò presto lontana da lui. La sua imponente figura la metterla in soggezione, era pur sempre un ragazzo, non considerando il fatto che fosse visibile solo ai suoi occhi.
Si posizionò sopra il letto e incrociando le gambe continuò a scrutarlo attentamente.

Era un bel ragazzo senza dubbio, i muscoli risaltavano subito all'occhio, a maggior ragione se macchiati da un inchiostro nero tipico dei tatuaggi. Gli conferivano un non so che di misterioso. Le labbra carnose e piene, leggermente socchiuse, erano irresistibili. Anche i capelli color pece a causa dell'oscurità del pomeriggio e leggermente arruffati, lo rendevano attraente.

Anne scosse le spalle, rinvenendo dal suo momentaneo stato di trance. «Sai,» mormorò con tono flebile «oggi a scuola parlavano di te.»

Le iridi scure del ragazzo guizzarono presto sulla bionda, che un po' imbarazzata dal contatto visivo, abbassò lo sguardo di conseguenza.

«Di me?» chiese corrugando la fronte.

Anne annuì. «Credo che lo facciano ogni anno, pensano tu sia scomparso.» biascicò notando il ragazzo trasalire.

«Che data riporta oggi?» chiese schioccando la lingua contro il palato.

«Mercoledì nove Maggio.»

«Quanto è passato?» sussurrò preoccupato.

Anne drizzò la schiena, non totalmente convinta di rispondergli. «Tre anni, da quanto ne sappia.»

D'un tratto notò come le iridi di Calum cambiarono improvvisamente, sembravano senza colore, spente.

Calum non ricordava nulla, nulla di quello che gli fosse accaduto, del perché nessuno da quella stessa mattina di tre anni fa non era più riuscito a vederlo.

Freneticamente si passò una mano tra il ciuffo colorato di biondo, e cominciò a percorrere la camera avanti e indietro, nervosamente. Anne scattò subito in piedi, non che potesse fare molto, ma cautamente gli si avvicinò.

«Calum...» bofonchiò.

«Calum un cazzo» sbottò improvvisamente. I suoi occhi iniettati di rabbia la trucidarono con un solo sguardo. «Ho perso totalmente la cognizione.» biascicò sempre più nervoso. «Tre anni cazzo sono un botto di tempo. E' da tre anni che sono bloccato così!» si indicò.

Stava decisamente perdendo le staffe, ed Anne non sapeva esattamente cosa fare o dire. Non sapeva come riusciva a vederlo, o tantomeno perché, figuriamoci capire cosa gli fosse accaduto. Sembrava così folle quella situazione che sperava vivamente di risvegliarsi l'indomani con una totale amnesia.
Sperando che fosse un sogno.

Era tutto così fuori dal normale, e quella situazione la spaventava. Una ragazza abituata all'ordine e alla perfezione, non poteva mai pretendere che prendesse così alla leggera il tutto.

Scosse la testa accorgendosi che si fosse persa tra i suoi pensieri, e il suo sguardo cominciò a perlustrare la stanza. Calum era scomparso dalla sua vista. Forse era meglio così. Forse era stata davvero una allucinazione dal post trasferimento.

Aspirò a pieni polmoni, constatando che una tisana era quello che le sarebbe servito. Si diresse così verso la cucina al piano di sotto.

Con molta sorpresa trovò il fratello seduto su uno sgabello dell'isola del tavolo, con un'espressione assorta. Sotto lo sguardo perduto di Luke, Anne afferrò dalla credenza la confezione di tè verde. Il suo sguardo saettò davanti a se, oltre la finestra e poté incrociare nuovamente la figura di Calum intento a scalciare delle foglie che non sarebbe mai riuscito a sfiorare o a muovere.

Qualcosa le diceva che quel tipo era più reale di quello che si immaginava, dunque attuò una sorta di esperimento. Fece segno al fratello di avvicinarsi alla finestra. «Luke, cosa vedi?» gli chiese.

Il biondo corrugò la fronte confuso. «Un prato?» rispose con fare ovvio.

«Non vedi nient'altro?» Anne insistette, ma il fratello scrollò il capo in segno di negazione.

E lì Anne capì.

Scrollò le spalle, mordendosi l'interno della guancia ma continuò ad osservare il ragazzo dalla pelle ambrata. Si sentiva così dannatamente ipnotizzata da lui.

«Stai bene?» la voce del fratello la distrasse, spingendola a portare l'attenzione su di lui. Il ragazzo stava giocando con il piercing al labbro osservandola, aveva uno sguardo quasi preoccupato.

«Alla grande!» rispose fingendo un sorriso. Luke si accigliò non convinto dalle sue parole.

«Non prendere in giro me Anne, sappiamo entrambi che qualcosa non va.» insistette, passando una mano tra il ciuffo biondo.

La ragazza sospirò per l'ennesima volta in quella giornata. «È solo...» esitò e prima di parlare lanciò uno sguardo oltre la finestra «quel ragazzo Calum, la sua storia,» mormorò riportando l'attenzione sul fratello «sembra tutto così strano, come può una persona sparire così di punto in bianco senza lasciare alcuna traccia?» chiese più a se stessa che a Luke.

Il fratello si limitò a scrollare le spalle, nemmeno lui capiva molto di quella storia, ma preferiva non pensarci, d'altronde non erano affari suoi. «Cerca di non darci molto peso, possibilmente ha preferito cambiare aria e sparire dalla città per puro capriccio. Non pensare che gli sia successo qualcosa di grave. Fossi in lui, penso che mi starei facendo una grossa risata alle faccia di tutti.»

Anne sorrise di sbieco alle parole di Luke. Come poteva dirgli che di punto in bianco vedesse i fantasmi, o qualunque cosa fosse in realtà quel ragazzo? Non l'avrebbe creduta.

Annuì in risposta e lui la rassicurò con un morbido bacio sulla tempia. «Esco con Michael per bere una birra,» la informò dirigendosi verso il salotto. «Digli a mamma e papà che tornerò sul tardi. Non aspettatemi per cena.»

Così sotto lo sguardo di Anne afferrò il suo giubbotto di pelle e prese le chiavi di casa da sopra il mobile, lasciando ben presto la sorella in balia di mille pensieri diversi.

Le parole di quei studenti cominciarono a rimbombarle in testa, che cosa poteva aver mai fatto per meritarsi una condanna del genere?




🥀🥀🥀🥀

Buona domenica, miei cari.

Come avete ben letto, le cose si fanno sempre più complicate e la spiegazione al tutto ciò sembra essere un mistero con la M maiuscola.
Be' che dirvi, grazie per aver letto questo terzo capitolo, non ho molto da dirvi in quanto non succede granché, ma posso annunciarvi già da ora che man mano che andremo più avanti le cose si faranno sempre più strane, ma spero che le apprezzerete comunque.

Lasciatemi un commento se vi va, fatemi sapere cosa ve ne pare della storia o dei personaggi in se. Vi piacciono? Vi prometto che salteranno alche il resto dei protagonisti che ancora non ho presentato, ma che ne ho comunque parlato così di rado.

Vi lascio come sempre il mio instagram (cliffordstattoos95), grazie a chi sta continuando a leggere fanfiction. Love u more🔥

AnatemaWhere stories live. Discover now