5.

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Le ore che susseguirono a quel bacio, si trasformarono in un vortice di emozioni. Per la prima volta da quando si fosse trasferita da Toledo, Anne stava realmente sorridendo, così tanto che a un certo punto sentì i lati delle guance indolenzite.

Seppur fosse consapevole che quello che fosse capitato tra di loro, fosse altroché se inaspettato, si sentiva dannatamente felice. Michael a suo modesto parere era un ragazzo fantastico, e seppur lo conoscesse da poco, non aveva minimamente preso in considerazione l'idea di credere che ciò che stesse facendo fosse sbagliato.

Le piaceva, e anche parecchio. Non poteva di certo negarlo, come non poteva nascondere che non appena le sorrideva o le schiacciava un occhio sentiva ogni centimetro della sua pelle andare a fuoco. 

Canticchiava lungo le strade di Glasgow, mentre lo sguardo assorto e totalmente sulle nuvole, l'accompagnavano durante tutto il tragitto fino alla nuova casa. Questa volta non era affiancata dal fratello, visto che il ragazzo aveva deciso di iscriversi nella quadra di lacrosse della scuola.

Una volta che inserì la chiave nella toppa della serratura e face il suo ingresso in casa, la dimora le sembrò dannatamente vuota e silenziosa. Un senso di sconforto si fece largo per tutto il suo corpo. Faceva anche paura per certi versi quella solitudine. D'altro canto i suoi genitori come da imprenditori quali erano, si trovavano in giro scorrazzando da un ufficio all'altro tra le vie più importanti della città e non trovavano particolarmente tempo per restare a casa nel pomeriggio. Alfred invece, stava sempre a sistemare il giardino e non si sarebbe di certo fermato a chiacchierare con Anne più di tanto.

La ragazza decise quindi, visto che non avesse tanta scelta, di ritirarsi in camera sua. Arrancò verso le scale a passo spedito, gettando velocemente la tracolla in un angolo qualsiasi della stanza.

Con destrezza raccolse i capelli lunghi poco più sotto le spalle, in una crocchia disordinata, sistemò la frangetta bionda leggermente arruffata e ben presto si avvicinò all'armadio per estrarre qualche indumento comodo. Optò per una maglia larga a manica corta e un paio di pantaloncini da basket che aveva rubato al fratello.

Un movimento lento, ma deciso fu tutto quello di cui ebbe bisogno per estrarre il maglioncino dal busto. Sulle note di una canzone che stesse canticchiando da metà mattinata cominciò a danzare leggiadramente, fin quando non sentì qualcuno schiarire la gola.

Di scatto si voltò, incrociando due pozze nere scurissime. Automaticamente spalancò gli occhi e si coprì il corpo con l'indumento rendendosi conto che fosse in reggiseno davanti a Calum.

«Non puoi entrare nelle stanza degli altri come se niente fosse!» urlò sentendo le guance imporporarsi. «Per l'amor di Dio, bussa la prossima volta!»

Il moro la stava osservando quasi insistentemente il corpo snello e longilineo della ragazza era come una calamita per Calum che senza rendersi conto si fece spuntare un ghigno divertito sul volto.

Ma dopo aver sentito le parole di lei, il ragazzo scoppiò inevitabilmente in una fragorosa risata. E mentre ancora si trovasse poggiato contro lo stipite della porta, osservò Anne che goffamente indossò la lunga maglietta.

«Sai vero che non posso?» disse ad un certo punto, avanzando verso l'interno della camera.

Anne gonfiò le guance. «Potresti comunque cercare di preannunciarti.» gracchiò. Calum sollevò un sopracciglio confuso ma Anne sospirò ancora una volta. «Ciò non toglie che non hai il diritto di spuntare così di punto in bianco.» disse rossa in viso.

Nervosamente si passò una mano tra i capelli biondi. Poteva trovarsi sempre in situazioni così scomode? Si chiese sbuffando sonoramente mentre Calum soffocò un risolino divertito.

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