12.

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C'era qualcosa che non andava in lei quel lunedì.

Era diretta verso il bagno delle ragazze quando una seconda fitta alla mano le causò un dolore lancinante, quasi da farla urlare dal dolore.

Cercò di regolarizzare il respiro, ma quel fastidio improvviso le stava provocando un agonia assurda. Si accasciò contro le mattonelle bianche del pavimento sporco, sentendo le forze abbandonarla. Strinse con i denti il labbro inferiore e strizzò gli occhi quando il dolore sembrò aumentare.

Portò la testa all'indietro incontrando il muro assestante per poi posare successivamente lo sguardo sopra la sua mano, notando che fosse totalmente insanguinata. La ferita che si fosse procurata qualche giorno fa si riaperta all'improvviso.

Disperatamente mentre cercava il telefono, qualche lacrima abbandonò il suo viso. Quando finalmente riuscì a digitare il codice con l'altra mano e a pigiare il nome di suo fratello Luke, lo chiamò sperando che le sarebbe corso in suo aiuto al più presto.

Passarono dei minuti prima che Luke la raggiunse, esitò parecchio se entrare nel bagno delle ragazze o no, ma essendo che si trattasse di sua sorella sorvolò ben presto su quella faccenda.

La trovò sdraiata e priva di sensi al di sotto del lavandino, una pozza di sangue le contornava tutto il lato destro cosa che fece allarmare Luke notevolmente. Senza pensarci due volte la prese di peso conducendosi poi verso l'infermeria, non capiva cosa le fosse successo ma sperava vivamente che non fosse nulla di grave.

Una volta che la consegnò nelle mani di un esperta tutto quello che riuscì a dire con voce flebile fu «Starà bene?» al quale la signora Joey accennò soltanto un sorriso rassicurante.

La donna sembrava cavarsela abbastanza bene, e in poco tempo il sangue che sgorgasse dalla ferita di Anne sembrava star cessando. «È solo una ferita che non si è emarginata bene, puoi stare tranquillo giovanotto» disse Joey «fortunatamente non ha perso eccessivamente sangue, ha solo bisogno di riposare, vuoi rimanere con lei?»

Luke si limitò soltanto ad annuire, e così facendo la donna lo lasciò da solo. Il ragazzo sentì il macigno creatosi nel suo petto precedente sciogliersi. Aveva temuto il peggio, ed ora l'unica cosa che gli restava da capire era come si fosse procurata un taglio del genere.

Stava per cominciare a presupporre quante più teorie possibili fin quando vide la sorella riprendere presto conoscenza.

«Hey» sussurrò lui cercando di essere il più dolce e calmo possibile.

Anne turbata da un improvviso mal di testa si toccò la tempia, mormorando. «Che ci faccio qui?»

«Sei svenuta in bagno, come ti senti?»

Anne non ricordava molto di quello che le fosse successo pochi minuti fa, immagini offuscate le balenavano senza un nesso logico. Decise così di sollevarsi - sebbene un po' a fatica - e di osservare la stanza circostante. Poco dopo la sua attenzione si spostò sulla sua mano fasciata.

«Co-cosa mi sono fatta?» mormorò flebilmente.

Luke sospirò. «La vera domanda è come ti sei procurata una ferita del genere Anne, l'infermiera mi ha detto che ha sanguinato notevolmente perché non si è emarginata bene.»

Sul viso di Anne si dipinse un'esperienza corrugata, rifletté a lungo fin quando non ricordò. «Mi sono tagliata la settimana scorsa aiutando Alfred con le rose del gazebo, ma non è nulla di preoccupante Luke.» spiegò sperando che il fratello si tranquillizzasse.

Era sicura di aver disinfettato e curato quella ferita il meglio possibile, ma quell che le fosse appena capitato non era totalmente certa che l'avrebbe potuto spiegare in maniera razionale. Ma ci avrebbe sicuramente riflettuto più in là, in quel momento preferì tornare a casa e stendersi nel suo amato letto.

Dunque una volta che ottennero il permesso dalla vice preside, i fratelli Price riuscirono a far ritorno alla propria dimora.

Al loro rientro stranamente trovarono in casa i loro genitori che stavano preparando il pranzo.

«Mamma? Papà?» mormorò Anne sorpresa di vederli in casa così presto.

«Anne! Luke! Come mai già di ritorno?» chiese la donna, smettendo di tagliare delle carote.

Anne stava per spiegarle dell'accaduto quando Luke la precedette, mentendogli e spiegando che oggi avessero avuto un'assemblea ed erano stati congedati prima del previsto. La biondina nel mentre, con dimestichezza si avvicinò alla tavola osservando quanta roba contenesse.

«Abbiamo ospiti?» chiese.

«Si mia cara, verranno i signori Irwin. Il marito è un noto imprenditore oltre che mio collega, spero di poter ottenere degli accordi con lui.» spiegò il padre della ragazza.

Luke e Anne si scambiarono delle occhiate di intesa, per quanto ne capissero poco si limitarono ad alzare le spalle e a ritirarsi nelle loro camere aspettando che fosse pronto.

«Hai bisogno di aiuto?» domandò Luke, ma la sorella scosse il capo.

«Puoi stare tranquillo Lucas, va molto meglio ora» si avvicinò a lui stingendolo in un timido abbraccio «e grazie.»

Il biondo annuì e dopo averle dato un bacio sulla fronte sparì dietro la porta della sua camera. Anne fece lo stesso, e una volta che riconobbe quelle mura familiari si sentì protetta e poté sospirare di gioia.

Inspirò e decise di togliere la benda che le avesse fatto l'infermiera della scuola, così che la ferita potesse respirare. La osservò attentamente, stupendosi. Era particolare, non assomigliava al solito graffio che si poteva preoccuparsi quotidianamente, era molto più di una semplice ferita, assomigliava tanto ad uno stelo di una rosa.

«Cosa hai fatto alla mano?» la voce di Calum la fece balzare in aria.

Anne spaventata si portò una mano al petto. «Mio dio, Cal...» farfugliò. «È una vecchia ferita che mi sono procurata la settimana scorsa, non capisco perché vi allarmate tutti così tanto.» Poteva benissimo occuparsene da sola, non c'era bisogno che la trattassero come una bambina.

«Ti fa male?» il volto del ragazzo era davvero preoccupato.

«Sto bene, non c'è nulla di cui preoccuparsi.» insistette lei.

Sorrise al ragazzo di fronte a se, i due rimasero come ipnotizzati l'uno dagli occhi dell'altro. Anne agli occhi di Calum era così perfetta in tutti i suoi aspetti che a volte diventava irritante starle vicino. La sua timidezza, il constante nascondersi dietro la grande montatura nera, per lui erano irresistibili.

Si era affezionato a quella ragazza, sebbene all'inizio fosse così scontroso e arrogante nei suoi confronti aveva imparato a gestire il suo lato impulsivo e ad essere un ragazzo migliore, quel ragazzo che doveva tentare di essere fin da sempre.

Avanzò verso di lei, accorciando notevolmente la distanza tra loro. Poggiò una mano sulla sua guancia e continuò ad osservarla intensamente negli occhi mentre Anne immobile lo osservava di riflesso.

Anche lei si era persa in quelle pozze così nere, Calum non poteva non percepire come il cuore della ragazza battesse ancora più forte quando si trovasse vicino a lui. Erano a pochi centimetri e niente impedì a Calum di poggiare le labbra contro quelle di lei, nella speranza di sentirsi nuovamente vivo.


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In questo capitolo c'è tanto, per cui dovete fare attenzione ai minimi particolari, sopratutto quelli riguardanti la ferita della nostra fantastica Anne e per il finale inaspettato so che nel prossimo capitolo mi odierete alla follia quindi godetevi questa fine così dolce.

Per il resto scusate gli eventuali errori e nulla siamo ancora al capitolo 12 ma il tutto sta precipitando così radicalmente che ci troveremo alla fine della storia in pochissimo tempo.

Grazie a chi sta continuando a seguirla e chi anche se di nascosto legge senza lasciare commenti o stelline, vi amo comunque, nessuna paura! 💓

All the love

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