8.

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Un urlo esasperato abbandonò le labbra di Anne.

Si sentiva frustata. L'uscita con Michael le stava arrecando troppa ansia, e non era un bene.

Passò una mano tra i capelli, andando a scompigliare la frangetta bionda. Era ancora in intimo e stava cercando di scegliere un abbigliamento decente da poter indossare, ma era tutto fuorché inappropriato. In altri casi, una ragazza della sua età avrebbe avuto la migliore amica accanto per aiutarla, ma Anne era sola.

Si accasciò contro il letto, portando le grandi iridi azzurre contro lo specchio e osservò la sua figura prepotentemente, nemmeno la pelle lattea, il viso un po' scarno e il grazioso naso all'insù che aveva ereditato dal padre, la facevano sentire sicura di se stessa. La madre fin da piccola le ripeteva che tutte le bambine di Toledo avrebbero voluto essere come lei, ma Anne non si sentiva speciale, non avrebbe mai voluto che qualcuno la prendesse d'esempio.

Istintivamente andò ad affermare il ciondolo che portasse al collo. Un piccolo sole dorato era tutto quello che le restava della nonna. Anne la amava con tutto il cuore e in quel momento desiderava tanto che fosse lì con lei.

Purtroppo però i suoi pensieri furono interrotti da un colpo di tosse. Drizzò la schiena, e rivolse il capo verso la porta, incrociando una figura altroché se familiare.

Era già la seconda volta che capitasse e puntualmente Calum si trovava lì davanti a lei quando si trovava in scomode situazioni, come l'essere in intimo. «Si può sapere che problemi hai?» sputò agitandosi e le gote presto si imporporarono. Asciugò presto le lacrime che le si fossero formate sotto gli occhi, e afferrò la vestaglia per coprirsi.

Calum d'altro canto distolse lo sguardo dalla figura della ragazza e osservò la stanza notando che fosse completamente messa a soqquadro.

«Hai un appuntamento?» le chiese, corrugando le folte sopracciglia scure.

«Perché sei qui?» lo canzonò.

«Hai promesso di aiutarmi.» bisbigliò lui. Anne roteò gli occhi, certe volte odiava l'insistenza del moro. Ma da un lato tentava di comprenderlo.

«Ti ricordo che sei tu l'unico che può sapere cosa è successo quel giorno, da lì in poi procederemo per gradi. Senza un minimo dettaglio non possiamo fare niente.» rispose lei, raccogliendo i vari jeans e magliette che avesse sparso per tutto il pavimento.

Il moro abbassò gli occhi quasi ferito. «Ma non so come fare.» le confessò con il cuore in mano.

Anne d'altro canto ne sapeva meno di lui, e una volta che sentì le sue parole sospirò amareggiata. «Calum non ho ancora nulla per le mani che dia un senso a tutto questo, inoltre oggi non posso dedicarmi a te, ho altro da fare. Perdonami.» farfugliò velocemente.

Detto ciò riprese a sistemare gli ultimi vestiti e magicamente, adocchiò una gonna nera molto morbida e una maglietta bianca con un semplice alieno nella parte sinistra.
Sarebbero stati perfetti per l'occasione, pensò.

«Come uscire con quel damerino, non è vero?» sputò poco dopo il moro, stringendo la mano in un pugno. Gli occhi erano pieni di rabbia, e proprio questo era ciò che urtasse Calum, odiava che venisse messo da parte. E odiava ancora di più che quel rosso tinto da quattro soldi stesse ostacolando i suoi piani.

Anne in tutta riposta ne rimase stupita e boccheggiò più volte, sconvolta dalle sue constatazioni. «Tu-tu come fai a saperlo?»

«Sarò anche invisibile ma anch'io ho i miei trucchi, e vi ho osservato attentamente. Ho visto come vi guardavate, anche un cieco se ne accorgerebbe.» sputò velenosamente. «Ma avevi promesso e le promesse si mantengono.»

«Calum, non ti ho promesso niente, ti ho solo lasciato intendere che ti avrei aiutato.»

«Tu non capisci!» tuonò esasperato, portando le mani tra i capelli. «Sta succedendo qualcosa di strano in me e temo che il tempo stia scadendo.»

AnatemaWhere stories live. Discover now