4.

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Osservava il cielo cristallino e il chiarore del sole ancora pallido quasi con ammirazione.
Le conferivano un non so che di pace e serenità, e sebbene sembrasse strano, un po' buffo, ecco, l'amare la semplicità del giorno, ad Anne non importava.

E non si accorse nemmeno del rumore che Michael provocò strisciando la sedia, tanto fosse catturata dal paesaggio fuori la finestra.

I due frequentavano lo stesso corso di algebra, anche se Michael non amava tanto la scuola ed erano rare le volte in cui si presentasse. Tipo come in quel martedì, uno dei pochi in cui si facesse vivo a lezione.

Il ragazzo dalla capigliatura rosso fuoco abbozzò un breve sorriso, osservando Anne ancora assorta dai suoi pensieri. Picchiettò due dita sopra la sua spalla, e questa scuotendo il capo ritornò alla realtà.

«Oh, Mike buongiorno» asserì subito salutandolo. Voltò il capo verso di lui e incrociò i suoi bellissimi occhi chiari.

«A lei madame» rispose lui, schiacciandole un occhio.

Sentì le guance tingersi di rosso, l'effetto che le provocasse era incontrollabile.

«È da un po' che non ti facevi vedere.» constatò lei, sistemando la grande montatura nera posta sopra il naso.

Michael in tutta risposta ridacchiò scuotendo il capo colpevole, ma non aggiunse nulla a riguardo.

Istanti a seguire, la campana definì l'ultimo tentativo di presentarsi in classe e ben presto buona parte dei loro compagni cominciò ad accalcarsi davanti la porta. L'aula si riempì in un batter d'occhio, e anche la professoressa Mayer, - con la sua perfetta acconciatura - si avvicinò alla cattedra.

Guizzò lo sguardo verso i suoi alunni e un sorriso maligno si fece largo sul suo volto. Tossicchiò sbattendo una mano sopra la cattedra, così da attirare l'attenzione di quest'ultimi. «Ho corretto le vostre verifiche, e ragazzi miei se fossi in voi mi vergognerei di quanto facciano pena.» disse accavallando le gambe mentre al contempo estraeva un plico dalla sua valigetta, per poi sistemarlo sopra il tavolo.

«Hemmings!» squittì richiamando Anne, che drizzò subito la schiena. «Mi faccia il piacere di consegnare ai suoi compagni queste oscenità.»

Anne non se lo fece ripetere più di una volta e non prima di deglutire, cautamente le andò incontro sotto il suo sguardo attento.

Una volta che le fu vicino, e si sporse per afferrare i fogli, la Mayer prontamente l'afferrò da un braccio. «Non essere così timida,» le disse con un sorriso quasi dolce. «Non hai da temere, la tua è stata l'unica verifica eccellente.»

A quelle parole Anne riprese a respirare, si sentì molto più leggera tanto che abbozzò un sorriso di gratitudine. La professoressa allentò la presa e lei poté distribuire il resto degli altri compiti. Nel contempo la donna si alzò dal tavolo, posizionandosi al centro della stanza.
Scrutava Anne consegnare i fogli con destrezza. E solo nel momento in cui la bionda posò la verifica sul tavolo di Michael, riprese a parlare.

«Non si può dire lo stesso di te Clifford» soffiò gelidamente. Le iridi chiare del ragazzo guizzarono subito su di lei e questa con un cipiglio sul volto lo osservava divertiva. «Dire che il tuo compito sia andato male è un eufemismo...» continuò e un lieve sorriso si fece largo sulle sue labbra.

La classe cessò in un imminente silenzio, quasi spaventoso, ed Anne si congelò sul posto, mentre osservava la scena timorosa. Portò lo sguardo su Michael e questo teneva serrati i pugni posizionati sopra il tavolo, lo sguardo basso che osservava con insistenza il grande due che spiccava in rosso.

Se c'era una cosa che Michael aveva capito in quei quattro lunghissimi anni di scuola e che la professoressa Mayer nemmeno quella volta l'avrebbe risparmiato. Non era una novità che si sentisse così umiliato davanti alla classe, e Anne stessa che era lì da poco aveva capito che sotto il sorriso quasi gentile di quella donna si nascondeva in realtà un demonio.

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