CAPITOLO 3

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L'anno dei miei undici anni fu molto bello e pieno di nuove esperienze.

Innanzitutto a febbraio nacque Kayla, mia sorella.

Papà lasciò me e le mie sorelle a casa di Michael mentre lui accompagnò la mamma all'ospedale. Giocammo per un'ora a qualche videogioco e poi il padre di Noah ricevette una chiamata dal mio e quindi salimmo tutti in macchina per raggiungere la mia nuova sorellina e i miei genitori.

"Un'altra femmina?" sbottai.

"Se vuoi, Jessie, puoi scegliere il nome"

Il nome di Juliet lo aveva scelto Rosalie mentre quello di Abigail lo aveva scelto Juliet ed io un po' di tempo fa mi ero arrabbiato perché io non avevo avuto la possibilità di farlo per cui quando mia madre disse che potevo scegliere quello della nuova arrivata ero elettrizzato.

Avevo pensato a un sacco di nomi maschili nell'attesa di quel giorno ma non avevo pensato che avrebbe potuto essere una femmina quindi ero proprio impreparato.

Corsi fuori dalla stanza, dove un ragazzino dai capelli biondi mi stava aspettando.

"Capitano, ho bisogno di un nome da femmina" dissi a Noah.

"Com'era il nome della fidanzata di Wolverine?"

"Kayla

Mi piace. Torno subito"

Tornai da mia madre e le comunicai il nome che io e Noah avevamo scelto. Eravamo entrambi contenti di aver scelto il nome della fidanzata di Wolverine perché era uno dei nostri eroi preferiti. In più gli x-men sono gli unici eroi che non possono nascondersi dietro un'armatura o dietro ad una maschera quindi era come augurare a mia sorella di non nascondersi e rimanere sé stessa. Speravo potesse funzionare, anche se non sapevo ancora a cosa potesse servire quell'augurio.

Quando tornammo tutti a casa chiesi a Noah di venire da noi a mangiare e decidemmo di cucinare noi bambini. Ovviamente nostra madre curava ogni nostra mossa e ci dava indicazione per qualsiasi cosa.

"Non provarci, Noey"

Noah si stava avvicinando pericolosamente a me e ad Abigail con in mano della farina.

Con un sorriso malefico si avvicinò ancora di più.

"Noah!" disse Abigail ridendo.

Il mio amico continuò a non ascoltarci e lanciò tutta la farina contro di noi sporcando anche tutta la cucina.

All'epoca non pensai alla sgridata che avrei preso una volta che mia madre sarebbe uscita dal bagno e, pensando solo al divertimento, presi il sacchetto intero di farina e lo lanciai contro Noah beccando anche Juliet e Rosalie che subito continuarono la lotta.

Quando mia madre tornò, ormai fu troppo tardi. Eravamo tutti pieni di farina e uova.

Penso che l'urlo che cacciò lo sentì anche la signora Adams, una vecchietta che abita da parte a Noah.

Come prima cosa spedì noi ragazzi a lavarci e dopodiché io e Rosalie (solo perché eravamo i più grandi) dovemmo pulire.

"La prossima volta ti picchio" disse lei.

"Anche io"

"Sei troppo debole"

"Lo farà Noah al posto mio"

La dura verità: sono sempre stato il più debole tra i due.

Si riuscivano a distinguere il più grande e il più piccolo solo grazie all'altezza che almeno per una volta era dalla mia parte.

Un'altra novità dell'anno dei miei undici anni fu la lettura.

A scuola decisero che era arrivata l'ora di iniziare a leggere più di un libro all'anno per cui ogni due mesi ci ordinavano di leggere un libro. Fu così che mi appassionai alla lettura.

Noah all'inizio era contrario.

"Leggere è da sfigati" mi diceva.

Io lo adoravo e, infatti, dopo qualche mese riuscii ad avere una libreria tutta mia.

"Dovresti provare a leggerne uno dei miei" gli dissi un pomeriggio.

Era uno dei primi giorni di sole per cui entrambi andammo in giardino a prendere un po' di sole e a giocare a basket. Durante le pause io leggevo e lui mi stressava perché non sapeva cosa fare. Sapevo che lui odiava non avere niente da fare difatti mi chiese un libro dopo mezz'ora precisa.

Salimmo insieme e gli diedi il libro più bello della mia libreria, cioè l'ultimo che avevo letto, e poi tornammo a prendere il sole.

Non giocammo per niente a basket e Noah non mi chiese di farlo. Lesse anche lui tutto il pomeriggio.

Da quel giorno non appena finiva un libro, io gliene davo un altro dalla mia libreria e lui leggeva tutto.

Michael era felice che al posto di giocare tutta la sera ai videogiochi leggesse.

"Si sta acculturando" diceva "Ora parla molto meglio"

Anche io ero felice che Noah leggesse perché potevamo fare le gare di lettura e potevo avere qualcuno con cui parlare dell'ultimo libro letto.

L'ultima grande novità di quell'anno iniziò il giorno del compleanno di Noah.

Aveva sempre desiderato una chitarra per cui avevo tenuto da parte molti soldi e i miei genitori mi aiutarono al fine di potergliela regalare. Al suo compleanno andai a casa sua con un grande pacco regalo ben incartato.

"Buon compleanno, capitano!" urlai quando mi aprì la porta "Questo è per te"

Noah prese la grossa scatola e la portò in salotto, dove Michael stava guardando una partita di basket.

"Che pacco grande!"

Il festeggiato aprì velocemente il suo regalo e quando vide la custodia della chitarra, i suoi occhi si illuminarono.

"Il mio regalo saranno le lezioni. Devi impegnarti, però" disse Michael.

Noah corse ad abbracciare suo padre e poi corse ad abbracciare me.

Subito dopo salimmo in camera sua con la chitarra e lui iniziò a pizzicare le corde, felice.

Era da quando aveva quattro anni che faceva finta di avere tra le mani una chitarra e ora invece ce l'aveva veramente!

A metà pomeriggio ci sdraiammo sul suo letto per vedere un film. Come al solito, però, finì che il film non lo finimmo perché iniziavamo a parlare e a ridere.

"Come hai fatto a comprarmela?"

"Ho risparmiato"

"Sei il migliore!"

Mi abbracciò di nuovo.

Era veramente contento.

"Quando farai i concerti, però mi dovrai invitare"

"Certo, mi accompagnerai a tutte le tappe del Noah Blue Tour"

Mi piaceva vederlo immaginare cose impossibili perché per lui lo erano e quindi lo rendevano felice. Era un bambino che sognava spesso ad occhi aperti e quando lo faceva, io stavo lì ad ammirarlo perché io non ero in grado di farlo.

Siamo sempre stati l'uno l'opposto dell'altro ma insieme riuscivamo a mischiarci bene, a volte riuscivamo a scambiarci gusti (come per la lettura), pensieri (come per il nome di Kayla) ed emozioni (come quando dopo avergli regalato la chitarra, lui diventò felice e io anche).

MERAVIGLIA (boyxboy)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora