CAPITOLO 9

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La mattina dopo mi svegliai pieno di vita. Non vedevo l'ora di andare da Noah e visto che era sabato avrei potuto farlo subito così mi vestii velocemente e scesi a fare colazione.

Mamma e papà erano già al tavolo e non appena mi videro smisero di parlare.

"Perché mi guardate così?" chiesi mentre mettevo i cereali nella mia tazza preferita.

"Dobbiamo parlare, Jess"

L'ultima volta che avevano fatto quella faccia seguita da quel 'dobbiamo parlare' mia nonna era morta per cui mi spaventai molto.

Mi restava solo un nonno e non volevo che morisse anche lui.

"Stamattina è arrivato Michael e ci ha detto cosa avete fatto tu e Noah" disse mia madre.

"Secondo noi non è sbagliato ma abbiamo deciso insieme a Michael che la cosa migliore per voi due sia quella di allontanarvi"

Nessuno mi crederebbe se dicessi che il mio cuore si fosse fermato in quel momento, ma è proprio ciò che successe.

Allontanarmi da Noah? Proprio ora?

Non sarei riuscito a stargli lontano.

"Come? La cosa migliore per me è lui. È il mio migliore amico, mamma. Il mio unico amico"

Penso di aver iniziato a piangere perché le loro facce si addolcirono per un secondo.

"Mi dispiace ma magari fra un po' potrete rivedervi e..."

"E niente. Io ho bisogno di lui. È sempre stato con me"

Lasciai la conversazione a metà e corsi in camera mia. Non ero mai stato determinato perché avevo Noah. Era lui quello che insisteva. Io semplicemente aggiungevo qualche parola e basta.

Non potevo stare senza di lui.

Presi il walkie-talkie e lo chiamai per nome sperando che lui avesse la radiolina accesa.

"Jess! I tuoi ti hanno detto?"

Non finii la frase. Non c'era bisogno.

"Sì ma io non voglio allontanarmi da te"

"Nemmeno io"

Nessuno disse niente per un po'. Non c'era niente da dire.

"Ho un'idea. Troviamoci al parco fra venti minuti. Io parto ora tu fra dieci minuti. Diciamo che andiamo dalle gemelle"

Spensi il walkie-talkie e mi preparai per uscire, poi scesi di nuovo e mi avvicinai alla porta.

"Dove vai?" chiese mia madre.

"Da Lily e Christie"

"Non fare tardi. Mangiamo all'una"

Uscii di corsa e andai al parco. Era pieno di gente e ci misi un po' per vedere Noah seduto su una panchina mentre palleggiava con la palla da basket.

Noah era diventato proprio bravo a basket e si era fatto notare dal coach della scuola media che nonostante fosse novembre e il campionato era già iniziato aveva comunque introdotto il nuovo membro nella squadra.

Noah era il numero otto. Mi confessò qualche mese dopo che aveva scelto l'otto perché era il giorno in cui io ero nato ed ero stato io a insegnargli a giocare a basket quando eravamo piccoli, quindi quello sarebbe stato il suo numero fortunato.

"Ciao"

Noah alzò lo sguardo e mi sorrise.

"Facciamo una partita?"

MERAVIGLIA (boyxboy)Where stories live. Discover now