CAPITOLO 12

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Entrai in modo circospetto nel corridoio principale della nostra scuola. Non avevo paura però non si poteva nemmeno dire che non l'avevo.

Ero solo.

Di solito c'era con me Rosalie all'entrata mentre quel giorno era malata per cui ero completamente solo.

Era la prima settimana di giugno e ormai tutta la scuola sapeva che io ero gay anche se io non lo avevo ancora ammesso. Non lo negavo né lo ammettevo, semplicemente me ne stava zitto e andavo avanti.

Subito mi sentii gli occhi puntati addosso e infatti dei ragazzi di quarta mi fissavano e poi parlavano tra di loro ridendo.

Vivevo nella speranza che qualcuno facesse qualcosa che spostasse l'attenzione da me a lui ma per il momento tutto sembrava monotono.

Alla prima ora avevo spagnolo e per fortuna nella mia classe c'erano solo il secchione e le gemelle.

Mi sedetti vicino a Lily e le salutai.

"Come va?" chiese Christina.

"Bene, però sono stanco di tutte le risate che si fanno gli altri su di me"

Lily e Christina si guardarono.

Non avevamo mai affrontato questo argomento e forse loro si stavano chiedendo se fosse tutto vero oppure no. Magari lo avevano già capito e volevano solo una conferma.

"E a casa?"

Avevano completamente sorvolato l'argomento come se non volessero farmi soffrire ancora di più.

Mi piaceva, però, quando mi chiedevano come andavano le cose in famiglia perché voleva dire che a loro importavo e io avevo bisogno di essere importante per qualcuno.

"Tutto bene. Io e Charlotte stiamo legando molto "

"Possiamo farti una domanda?"

Annuii sapendo già che sarebbe stata 'sei gay?' o 'davvero ti piacciono i ragazzi?'. Lily, infatti, mi chiese se le voci che stavano girando per la scuola fossero vere.

All'inizio mi impanicai perché l'avevo detto apertamente poche volte ma poi buttai fuori tutto ciò che dovevo dire con facilità.

Lily e Christina non sembrarono né sorprese né tanto meno spaventate o inorridite.

Ero contento tutto sommato che loro mi accettassero così com'ero e gli sorrisi perché non volevo dire loro che volevo un mondo di bene a entrambe però forse sorridendo loro lo avrebbero perlomeno intuito.

"Non dovresti dire che lo sei davvero? Loro lo fanno per innervosirti e così magari tutti taceranno"

Aveva senso.

Però poi la voce sarebbe arrivata fino a Noah e lui non voleva che uscisse la voce di noi due insieme per ovvi motivi, per cui decisi di continuare a subire.

Poco dopo entrarono in classe Justin e Simon.

"Ciao gemelle!" disse Simon.

"En español" gridò il professore che voleva che parlassimo sempre in spagnolo.

Justin si girò verso di me.

"Hola, maricón"

Non ho mai saputo bene lo spagnolo ma sapevo benissimo che 'maricón' era un insulto ai gay e a quanto pare lo sapeva anche il mio professore perché subito lo sgridò e gli disse che non si dovevano dire quel genere di cose.

Forse il professore di spagnolo ne parlò con qualche altro professore o forse, semplicemente, anche tutti gli altri lo avevano capito, fatto sta che il giorno dopo in ogni classe della scuola ci fu un discorso sull'uguaglianza e sulla fraternità.

MERAVIGLIA (boyxboy)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora