La reazione della famiglia

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Mio padre sposta immediatamente lo sguardo dalle "stampelle" al mio braccio. Mio fratello si lascia scappare un urlo, poi si getta nelle mie braccia. Inizia a singhiozzare come un bambino, ed io faccio fatica a tenermi in piedi. - Va tutto bene - gli sussurro all'orecchio. No che non va tutto bene: non so quale elemento ho, non lo so sfruttare e questo mi trascina senza troppi problemi dritta alla morte sicura.

- Shania lo sai che non va tutto bene - dice con tono quasi disperato. Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Le trattengo prontamente: sono pronta a tutto pur di non farlo rassegnare facendogli capire che sono fragile e che non ho speranze. - Non voglio perderti - piagnucola asciugandosi con la manica della maglietta il viso bagnato. Sembra che non abbia diciotto anni. Ha gli occhi lucidi verdi, i capelli scuri che gli ricadono sulla fronte e la pelle chiara che si arrossisce nelle guance. Ci assomigliamo molto, apparte per gli occhi: io, prima che diventassero sul rosso, li avevo marroni. D'improvviso si allontana, e si rinchiude in camera sua.

Solo in quel momento noto che mio padre se ne è andato. Afferro nuovamente le stampelle e mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa.  Poso le dita sopra la pancia che brontola. Arrivo in sala da pranzo, dove c'è mio padre: ha i gomiti appoggiati sul tavolo, e le mani che gli coprono il viso. Prendo una sedia con fatica e la poso vicino a lui.

- Ho già perso mia moglie, non voglio perdere anche te - confessa a denti stretti. - Neanche io - sospiro. - Ma posso farcela: se uccido gli altri posso andarmene e tornare qui da voi - lo incoraggio con un tono di speranza. Lui si lascia prendere da una risata malinconica.  - Nessuno sa cosa succede lí dentro. Ci inviano delle lettere per informarci della morte del nostro caro e non altro. E poi... - si ferma all'improvviso. - Ci riuscirò, fidati di me - gli dico. - Sì ce la puoi fare - farfuglia poco convinto.

Perché è così poco convinto? Non si fida di me. E chi potrebbe sperare in una ragazzina che non sa neanche quale elemento ha. Lascio scivolare qualche lacrima, e sento nuovamente un bruciore sul volto. Sussulto dal dolore. - Cosa hai fatto? perchè hai delle ferite sul viso e le stampelle? - mi chiede mangiandosi le parole. - Ero sopra una pietra, ed improvvisamente sento uno strano bruciore sul braccio. Così cado e svengo. Il bruciore era per il segno. Invece ho le stampelle, perchè sono scivolata - dico ricordando il ragazzo dagli occhi blu oceano.

Annuisce tristemente con la testa, poi mi porta in braccio fino alla mia camera. Mi posa delicatamente sul letto e mi chiude le ferite con dei morbidi batuffoli bagnati. Fatto questo, posa le dita sopra la mia gamba.

- Devi tenerla a riposo - mi consiglia frettolosamente. Annuisco dispiaciuta: non posso stare sdraiata sul letto per giorni, ma devo esercitarmi per scoprire il mio elemento. Chiudo gli occhi e sospiro di sollievo: le ferite mi frizzano incessantemente e mi provocano un dolore che diminuisce solo se abbasso le palpebre. Arriva mio padre, ma se ne va subito, forse credendo che mi fossi addormentata. Mi alzo dal letto: devo mangiare qualcosa, il mio stomaco brontola ormai da troppo.

Così esco faticosamente dalla camera, e inizio a camminare lentamente per non sforzare troppo la gamba. - Perchè non le dici la verità? - dice mio fratello. Rimango a bocca aperta sulla soglia della porta per ascoltare il resto della conversazione.

- Lasciala sperare in qualcosa - sospira mio padre. - Sì dai facciamola aggrappare alla speranza. Così la condanniamo a morte subito - urla mio fratello. - Morirà comunque, tu tieni il gioco - farfuglia papà. 

*Spazio autrice*

Ciao lettori ♡

vi ho lasciati con la conversazione tra il fratello e il padre della protagonista. Di che cosa stanno parlando? Perché le stanno mentendo? e chi lo sa :'')

Nel capitolo precedente ho contato i voti e il nome più votato è stato "Shania": come promesso sarà quello che utilizzerò per la storia.

Votate e commentate ☆♥

grazie

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