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Per colpa del traffico, rischiava di fare tardi e di conseguenza beccarsi un richiamo senza precedenti. Ovviamente, non voleva rovinarsi il weekend per una stupidaggine di così basso fondo. Per colpa di forze maggiori, quella mattina non aveva avuto nemmeno il tempo di consumare alcun tipo di alimento.

Con la gola secca e le occhiaie ben evidenti, era riuscito a prendere l'ultima metro. Per un pelo, rischiava di restare a terra e fottuto. Il buon senso, ancora una volta, lo spronò a fare di meglio.

Ricontrollò l'orario strada facendo e si diede una mossa, prima che il fischio desse il segnale. Una volta che la sua tappa venne annunciata, si catapultò all'interno del vagone, stando attento a non urtare nessuno. Stavolta non c'era stato nessun incubo ricorrente, nessun mostro che lo inseguisse per tentare di sopprimerlo. La stanchezza aveva agito sul resto, facendolo sprofondare in un sonno profondo.

Quando le prime luci del mattino l'avevano aiutato a destarsi, quasi non riuscì a crederci. I residui di una cena malamente abbozzata lo aiutarono a capire che tutto sommato, doveva cercare di darsi una regolata. La routine era una brutta bestia, e avrebbe continuato ad avere vita lunga, se non avesse fatto qualcosa per porvi rimedio.

Ignorata la sveglia, si era fiondato in bagno per una doccia veloce. Jungkook però, in qualsiasi occasione, non avrebbe mai e poi mai rifiutato un caffè, visto l'accumulo di stress che il suo lavoro gli arrecava. Poi, si ricordò di passare dal dottor Jung. Avevano una chiacchierata in sospeso.

Ignorò per la millesima volta gli avvisi della sua agenda. Gli impegni gli stavano affollando la mente in una maniera tale da non sapere a cosa dedicarsi per primo. E proprio quando passò davanti all'insegna di quel bar di tutta fretta, si ricordò di non aver lasciato nemmeno la mancia a quel cameriere, il quale era stato così gentile e cordiale nei suoi confronti.

"Sono una testa di cazzo", questo si ripeté, durante il tragitto.

Camminò a testa china, facendo mente locale e accordandosi con se stesso per decidere quando sarebbe capitata l'occasione per andare a scusarsi. Poi la sua visuale venne occupata da quegli occhi così scuri e penetranti. Difficilmente avrebbe dimenticato la scarica elettrica che quel piccolo attimo gli aveva provocato, e mai e poi mai avrebbe rifiutato di rivederlo.

Qualcuno gli rivolse lo salutò, e quella voce cristallina, non poteva che appartenere a Namjoon.«Buongiorno.»lo aveva beccato prima che potesse rinchiudersi nel suo ufficio.

«Buongiorno a te.»ricambiò di tutto punto il corvino.

Namjoon però, portava in volto una strana espressione, già vista in altre occasioni. Sicuramente non c'erano buone notizie. Jungkook, sbuffando, lo portò in disparte.

«Non dirmi che Jimin l'ha scoperto.»evitò di fare giri di parole, andando subito al dunque.

«Sai che non gli si può nascondere niente.»tentò di giustificarsi, come usava fare tipicamente un bambino con la mamma quando combinava una marachella.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now