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Dopo aver concesso una possibilità agli ansiolitici, il paziente si era recato alla prima farmacia del quartiere. L'uomo sulla trentina che lo servì, aveva squadrato il detective, chiedendosi tra sé e sé a cosa mai gli potessero servire quei medicinali. Data la sua giovane età.

Aveva pensato di poter andare avanti, di aver chiuso definitivamente quel capitolo della sua vita. Invece, i suoi demoni non erano morti, si erano solo addormentati, aspettando l'attimo giusto per attaccarlo.

Odiava farsi aiutare anche su un problema di così poco conto. Quella sera, dopo aver cenato e aver perso tempo a guardare talk-show, ingerì due pillole. Come aveva detto Hoseok. E il giorno dopo, quando aveva aperto gli occhi, si rese conto di essersi addormentato di botto. Non aveva avuto nemmeno il tempo di cambiarsi o raggiungere il letto. Era la prima volta, dopo mesi, che non veniva disturbato da incubi.

Sbadigliò, ruotando il collo, in modo da stendere i muscoli, bevendo poi un sorso d'acqua. Il sabato, era l'unico giorno della settimana in cui poteva concedersi una "pausa". Per così dire. Sarebbe passato a prendere il solito giornale, se solo il tempo e la volontà avessero collaborato. Scartò subito quell'idea, e infilò una comune felpa, insieme ad un paio di pantaloncini neri. Allacciò ai piedi le scarpe di ginnastica. E per ultimo, recuperò il suo fedele ipod, più le cuffie.

L'aria fresca gli fece bene, ed era da un po' che non pensava a se stesso. Aveva lasciato la palestra prima ancora che V irrompesse nella sua quotidianità. E francamente, detestava essere fermato in ogni momento perché la curiosità dei"comuni mortali"era troppa. Non gli piaceva fare lo stronzo, e chi lo conosceva bene, sapeva che non fosse un tipo di poche parole.

Gli piaceva mantenere la sua privacy inaccessibile agli altri. Namjoon infatti, si era sempre chiesto come diavolo facesse a non impazzire dalla noia. Come facesse a non dedicare parte del suo svago al gentil sesso. Namjoon era così insaziabile che non riusciva mai ad aspettare il fine settimana per andare a caccia. Aveva sempre avuto un debole per il divertimento e per le belle donne. Il più giovane, invece, aveva sempre creduto nel senso del dovere. Corse per un lungo tratto di metri, e dopo aver sorpassato un ponte, venne riprodottaWicked Ones di Dorothy.

Attraversò uno stretto corso d'acqua, segnato da un terriccio non troppo bagnato. Alcuni raggi solari gli toccarono la pelle di sfuggita, e solo allora, notò qualcosa fluttuare all'interno del piccolo fiume che gli susseguì. Con la coda dell'occhio, avvistò qualcosa che forse mai nessuno si sarebbe aspettato di vedere in quella circostanza. Fu come un riflesso incondizionato. Il centro abitato era ben lontano, la musica l'aveva distratto fino a quel punto. Il suo sangue pompò con più insistenza, mentre quello dello sconosciuto appena trovato, continuava a macchiare l'acqua dov'era stato lasciato. Con mani tremanti, recuperò il cellulare e e digitò l'unico contatto che potesse aiutarlo.

Passarono quindi diversi minuti, prima che il destinatario rispondesse.

«Pronto Jungkook, dimmi.»

Era sempre un sollievo ascoltare la voce di Jimin. Di lui, poteva fidarsi ad occhi chiusi. E non perché fosse il capo della polizia, ma perché si era sempre dimostrato una persona buona e altruista. Quei pensieri però, vennero interrotti dall'incertezza del corvino, ora concentrato dalla visione raccapricciante di quel corpo senza vita, abbandonato a se stesso.

«Manda subito qualcuno a Downtown, nei pressi del Miami River.»

«Jungkook, stai bene?»

«Cazzo, manda qualcuno.»

«Cos'è successo?»

Continuò a respirare, evitando che il panico continuasse a diffondersi nel suo sistema.«C'è un fottuto corpo davanti ai miei occhi, e a quanto pare V mi ha aiutato a trovarlo.»portò il palmo alla base della nuca, strofinandolo e abbassando le palpebre per un secondo.

«Che vuol dire "aiutato"?»

«Ieri sera in centrale ho ricevuto un suo biglietto.»spiegò Jungkook, rammaricato per non averglielo detto prima.

Il capo della polizia, aveva tutte le ragioni per urlargli contro. Non si sarebbe sorpreso se l'avesse fatto. Ma ciò non avvenne. Invece di un tono freddo e indifferente, dall'altra linea avvertì un sospiro.

«Continua.»gli ordinò Jimin, sbrigativo.

«All'inizio non ci ho dato peso»cercò di essere più che esaustivo, mantenendo comunque un profilo basso.«si trattava di un enigma.»

«Un enigma?»

«Sì, cazzo. Era riferito al mito di Narciso... Il fiume era la risposta.»

Doveva mantenere il sangue freddo, ma più osservava quel corpo dalla pelle bianca come la carta, e più il controllo gli sfuggiva via come sabbia.

«Cerca di stare calmo.»

«Si verrà a sapere... Che figura ci faremo? Un serial killer che aiuta la polizia a catturare il presunto colpevole?»

«A questo penseremo dopo.»

«Era solo un ragazzino.»mormorò, interrompendo bruscamente la chiamata.«Merda.»

Un'ora dopo, Jungkook venne assistito da una squadra di paramedici, i quali non davano segno di disagio, a differenza sua. Ripeté più volte di stare bene e che non aveva tempo da perdere con le visite. Jimin stava continuando a dare varie direttive al resto dello staff, in modo da non farsi sfuggire niente che potesse risultare utile ai fini delle indagini.

La tensione cresceva minuto dopo minuto. Le recensioni apposte in ogni angolo possibile, evitavano la disseminazione di notizie all'esterno.

Dovevano contenere la minaccia; il tempo necessario di avere altro materiale su cui lavorare. Namjoon fermò alcuni assistenti per chiedere urgentemente l'analisi del DNA, prima che altre mani toccassero il corpo.

Ricevuta conferma, piantò una mano nelle tasche, alla ricerca dell'accendino.«Come hai fatto a risolvere l'enigma?»chiese a Jungkook nel frattempo.

«Non mi ci è voluto molto.»

«Cosa centrava il fiume?»

«Secondo la mitologia greca, Narciso morì annegando in un fiume tentando di raggiungere il suo stesso riflesso.»

«Un serial killer appassionato di mitologia? Chi l'avrebbe mai detto.»

Lo sproloquio venne interrotto da Jimin, le mani impegnate a leggere alcuni fogli di dubbia provenienza.«Ragazzi, venite.»li richiamò, aggrottando le sopracciglia.

«Ci sono novità?»chiese appunto Namjoon, anche lui fremente tanto quanto il suo partner.

«Chris Steven, vent'anni. Studente presso la "Marconi International University."»spiegò l'uomo, fin quando non sollevò un sopracciglio.«Nessun segno lasciato da V.»

«Non è stato V?»domandò stranito Namjoon, sorpreso per la prima volta.

Il fiato del corvino mancò per un attimo, il quale poi espirò per lo stupore. Aveva già sentito il nome di quell'università, una delle più conosciute.

«E' la stessa frequentata da Oliver, il ragazzo scomparso.»replicò, prima di aver fatto mente locale.

Jimin si girò verso di lui, seguito poco dopo da Namjoon.

«Ne sei sicuro?»

«Ho letto i suoi documenti tante volte. Sono più che sicuro.»

«Molto bene.»il capo della polizia mise da parte quei fogli, annuendo a quelle parole.«Trovate i restanti contatti, e forse troveremo delle risposte.»aggiunse, consegnando una foto segnaletica della nuova vittima a Jungkook, il quale la prese senza fare troppe storie.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now