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Lo sguardo non riusciva a staccarsi da quel frame, per quanto Jungkook si ripetesse tra sé e sé che qualcosa stava accadendo proprio sotto al suo naso, Namjoon – a differenza sua – era pervaso da un senso di scetticismo che non gli era mai appartenuto. Vagò per l'ufficio, come un esploratore in una terra sconosciuta, alla ricerca di chissà quale reperto storico da mostrare al mondo. Entrambi stavano per intravedere l'obiettivo, ma era anche vero che nessuno dei due possedeva una mappa per arrivare alla fonte. Ogni volta che s'intravedeva l'ombra di una pista buona per raggiungere il successo, ecco che l'ombra svaniva, lasciandoli soltanto con granelli sabbia tra le mani. Namjoon stava già effettuando lo scollegamento dal programma, quando l'eco di parole sconnesse, fecero voltare il detective Jeon in direzione nella direzione opposta, lasciando Namjoon con nient'altro da dire.

La perplessità aveva preso possesso di quelle pareti. Al di là dello strato spesso della porta un: "Diamine, non posso crederci " L'aria, ancora più tesa. Soltanto allora Jungkook realizzò che quella voce, ricolma di collera, non poteva che appartenere a Park Jimin. Erano appena le dieci del mattino: cos'aveva portato in bilico il suo animo? Jungkook ne ignorava il motivo, ma non si sorprese troppo quando il capo del distretto bussò alla porta. Di fatto, il corvino sospese ciò che stava facendo, mentre lo schermo del pc tornava al suo stato originale, tornando a proiettare il classico nero da schermo chiuso. Kim Namjoon venne pervaso da un fremito, dovuto probabilmente al silenzio da parte del biondo. Che fosse un messaggio da recepire prima di ascoltarlo verbalmente? Ma il fattore decisivo, ciò che veramente mandò su tutte le furie l'unica testa calda del distretto, fu la presenza – non gradita, ovviamente – del federale. I suoi occhi, vispi come quelli di una volpe, potevano ammaliare chiunque, ma non il ventiquattrenne dai capelli tinti. Min Yoongi, come se niente fosse, prese in rassegna ogni angolo dell'ufficio, come se fosse richiesto un suo parere da esperto. Namjoon infatti, cercò d'immaginare il motivo per cui Jimin gliel'avesse data vinta, e francamente non si sarebbe mai messo a contestare una decisione presa dal capo stesso. Jimin sarebbe stato pronto ad elencare uno ad uno gli sbagli che avevano collezionato da quando avevano fatto ritorno dalla zona proibita. Se soltanto Jimin fosse stato a conoscenza di ciò che il suo cadetto stava facendo non soltanto alle sue spalle, ma anche a quelle di tutto il distretto, molto probabilmente l'avrebbe bandito dalla città. Se non peggio. Per quanto si potesse fidare di Jungkook, francamente, non poteva tenerlo esposto ad un rischio simile. Jimin non avrebbe risparmiato nemmeno lui dalla sua furia.

Come volevasi dimostrare, Namjoon sollevò il mento, vigile come sempre.

«E lui che cazzo ci fa qui?»il suo solito temperamento a infierire.

L'atteggiamento di Jimin, per quanto strano e calcolato fosse, non sembrava trasparire né contentezza, né troppo disturbo dalla figura di Yoongi. Sembrava addirittura impassibile. Perfettamente calmo, equilibrato. Per evitare un imminente catastrofe, Jungkook guardò il partner con sufficienza.«Namjoon.»lo richiamò, come se volesse ricordargli come si dovesse comportare con i superiori. Di fatto, l'altro non lo ascoltò minimamente, troppo preso dal gatto dalle orecchie appuntite.

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⏰ Last updated: May 10, 2023 ⏰

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HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now