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Non c'era stata neanche l'ombra di una nuvola, quel lunedì mattina. Nessun accenno di esse, niente di niente. C'era stato soltanto un caldo caffè, con l'aggiunta di panna montata. Giusto per rendere la giornata meno stressante. Mai aveva messo piede in quelle pareti umide e sporche, ma d'altronde per affrontare la dura giornata di lavoro che lo aspettava a braccia aperte, gli serviva – perlomeno – un 20% di caffeina a circolare nel sistema sanguigno. Dopotutto, non era nemmeno in procinto di fare tardi. Quindi, sarebbe andato tutto liscio. L'unica cosa che avrebbe rovinato il suo risveglio, sarebbe stato non trovare nessun taxi libero. Prendere l'autobus delle 7:30 sembrava l'unica via di salvezza; sempre meglio che aspettare in eterno e soprattutto, invano. Strizzò le palpebre, il suono di una voce stridula lo scosse dalla sua stessa postazione, facendo sussultare anche la donna seduta al suo fianco.

Ultimo posto disponibile che aveva fortunatamente trovato all'ultima corsia per raggiungere il centro. Un weekend londinese non l'avrebbe mai potuto distrarre dalla terra caotica in cui, suo malgrado, aveva imparato prima a vivere, per poi adattarsi ai suoi ritmi. Tornato dal lungo viaggio, il che poteva sembrare un'esagerazione, Jungkook aveva la netta sensazione che fossero passati molti più giorni. Ritornato alla vita di sempre, un'altra chiamata da parte del collega ficcanaso se l'aspettava. Sarebbe parso troppo strano, infatti, se Namjoon non si fosse messo in mezzo come suo solito. Come se volesse accertarsi che fosse presente il giorno dopo, al lavoro. Con diverse imprecazioni che tenne per sé, Jungkook tenne incollato il dorso della mano alla fronte, impedendo con scarsi risultati che l'umidità del bus potesse soffocarlo. Era talmente concentrato sulla destinazione da raggiungere, che quasi non si accorse di uno sguardo innocente, il quale "casualmente", si era posato su di sé. Un bambino dalla pelle scura quasi quanto il carbone, di appena quattro anni, pervaso da chissà quale curiosità infantile, aveva preso in rassegna il detective da capo a piedi. Jungkook che a primo impatto non aveva fatto caso a nulla, ricambiò il suo sguardo. Il piccolo però, era stato veloce a voltarsi, colto sul fatto. Il ragazzo trattenne una risata, insieme alla madre che aveva assistito alla scena, trovandola divertente. Attirato dal richiamo della madre, il bambino riportò gli occhi alla donna.

Sicuramente, non si aspettava di ricevere così tanto interesse da un gesto così innocuo e perlopiù carino. La sfera di luce stava per avvolgere tutta la città del peccato nella sua morsa, quando Jungkook venne costretto ad abbandonare il suo piccolo nuovo amico, per assolvere ai suoi doveri. Salutò repentinamente la donna, e riservando una carezza al bambino – che gli avevano tenuto compagnia fino a quel momento. La piazza adiacente al distretto era semi deserta. Non fu insolito trovare qualche uomo d'affari con la fronte corrucciata, preso dalla propria conversazione al cellulare, degli adolescenti che avevano appena marinato la scuola, nei pressi delle vicinanze. Il moro li riconobbe dai loro sorrisi spensierati, alle soglie di un'età che non avrebbero più dimenticato. Gli fu difficile ricordare in che occasione la sua parte più evasiva aveva avuto la meglio. Certamente, non erano mancati quei momenti in cui sua madre l'aveva ripreso per la sua svogliatezza o per i suoi modi ribelli di svincolarsi dalle sue responsabilità. Quasi rischiava il disconoscimento. Bei tempi, quelli.

HOMICIDA ― taekookDonde viven las historias. Descúbrelo ahora