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L'ultima sigaretta era sempre quella più importante, quella che dovevi consumare lentamente. Di regola. L'ultima da gustare fino in fondo. Peccato che Namjoon non la pensasse allo stesso modo. Stava guidando forse da mezz'ora, il finestrino mezzo aperto per lasciar penzolare al di fuori il braccio, e la radio spenta affinché il partner potesse concentrarsi. Lasciò che l'odore acre del fumo non creasse motivo di litigio, mentre Jungkook gli indicava la strada.

Al suo segnale, Namjoon azionò i freni, cercando un posto libero per poter parcheggiare. Con la retromarcia e senza bisogno di guardarsi alle spalle, riuscì a posizionare la macchina in un angolo non troppo visibile. Il navigatore di cui Jungkook aveva fatto uso fino a quel momento, segnava a ripetizione la destinazione ormai raggiunta.

Non era stato molto difficile trovare la famosa università della contea. Era bastato analizzare gli schedari della vittima e le sue attività quotidiane. Jimin, in più, aveva recuperato il suo indirizzo e aveva mandato una squadra per esaminare ogni minimo particolare dell'appartamento. Nella speranza di trovare qualcosa di utile.

Per tutto quel tragitto, Namjoon non fece altro che chiedere a Jungkook come diavolo avesse fatto a risolvere un enigma così alla leggera. Il corvino però, a quel punto, non sapeva spiegarselo.

Ma in verità, cos'aveva in mente V?

Semplicemente, i due potevano averlo già dedotto, stava solamente aspettando il momento giusto per fotterli alla grande. Le sue azioni non potevano essere dettate dal caso. Sapeva perfettamente dove fosse finito il corpo, lo sapeva bene. Infatti, a tal proposito, si era munito di un enigma per testare la sua intelligenza. E di una cosa era certo: non sarebbe stato l'ultimo.

Impiegarono quasi un'ora per raggiungere l'ingresso secondario dell'edificio scolastico. Il piano era non farsi trovare con le mani nel sacco, o ci sarebbero state delle ripercussioni. E dopo l'episodio con Seokjin, avrebbe evitato molto volentieri una seconda strigliata. Dopotutto, il capo della polizia l'aveva definita soltanto un'ispezione non troppo impegnativa.

Per gli studenti della Marconi University, doveva essere un semplice e giorno di lezioni. Tutto qui. Dopo aver parlato col rettore, i due detective incaricati, lasciarono l'ufficio dove erano stati accolti non appena arrivati. C'era aria di lutto, tra quelle mura. Jungkook l'aveva notato eccome. Chissà che tipo era Chris. Chissà se in quegli anni si era fatto dei nemici, chissà se nell'ultimo periodo qualcuno avesse notato qualcosa di strano nel suo comportamento. Queste erano le domande che si poneva il corvino, mentre controllava la pianta della scuola.

Una volta aver capito dove si trovassero gli armadietti, Namjoon pensò bene di forzare l'apertura, nonostante non avessero un permesso apposito.

Fu discreto (a modo suo), ignorando i"Ci faranno il culo"di Jungkook. Se volevano scoprire di più su quella faccenda e in che guaio si era cacciato la vittima, dovevano scavare più a fondo. Jungkook strinse i denti, ringraziando la fortuna per quella gentile concessione.

Diversamente da come si aspettavano, l'armadietto di Chris non presentava niente che uno studente universitario non dovesse possedere. Al suo interno, trovarono soltanto un paio di libri e un pacchetto di cartine per le sigarette inutilizzato.

«Non posso crederci.»biascicò Namjoon, visibilmente incredulo.

Al suo fianco, Jungkook guardava ancora il contenuto perplesso. Spostò il peso da una gamba all'altra, prima di inclinare il capo di lato e guardare meglio la serratura dell'armadietto. Forse poteva spiegare cosa ci fosse di strano.

Forse c'era un perché a quei segni d'effrazione. Qualcuno era arrivato prima di loro, e quel qualcuno, si era sicuramente liberato delle prove. O di qualcosa che potesse risultare fondamentale per le ricerche.

«Joon.»lo richiamò il più giovane.

Quest'ultimo si rivolse a lui, l'ombra scura nello sguardo gli stava comunicando che non sarebbe finita qui. La campanella suonò, avvisandoli sull'imminente intrusione degli studenti; c'era d'aspettarselo.

Che qualcuno di loro sapesse il vero motivo dietro l'omicidio? Jungkook e Namjoon non ne erano sicuri. L'unica cosa che potevano fare, era interrogare chiunque avesse avuto rapporti con la vittima. Qualsiasi rapporto. Eppure qualcuno doveva esserci; era impossibile che in quegli anni non avesse fatto alcuna amicizia, o che non avesse mai partecipato a degli impegni extra scolastici. Qualcuno doveva sapere.

Aspettarono pazientemente prima di seguire la folla all'esterno. I loro completi scuri non conferivano loro un aria "studentesca". Per niente. Namjoon non fece caso al gran trambusto creatosi e tolse via gli occhiali neri che aveva indossato fino a quel momento.

«Vedi qualcosa di sospetto?»chiese Jungkook, deconcentrandolo.

Quest'ultimo storse la bocca, affondando una mano nelle tasche dei pantaloni non troppo larghi. Ignorò gli sguardi femminili, sapendo già di non poter ricambiare, ricordandosi del perché si trovasse in quel posto.

«Vedo solo troppi ragazzini con gli ormoni sballati.»si limitò a dire, rozzo come sempre.

Poi vide Jungkook fermarsi di botto, e fissare un ragazzo dall'aria prepotente parlare animatamente con una ragazza.«Non fare l'eroe del cazzo.»lo ammonì subito il più grande.

Non lo stava guardando negli occhi, ma poteva immaginare perfettamente cosa gli stesse passando per la testa. L'intento di non creare casini c'era eccome, solo che Jungkook aveva pensato bene di anticipare il corso degli eventi e di correre in soccorso della ragazza. Tutta colpa della sua indole. Ormai Namjoon non poteva fare poi molto; per lui, era solo un cazzone che non pensava mai alla propria incolumità.

Forse un giorno, tutto questo, ti si rivolterà contro.

Junkook a passo svelto, si ritrovò alle spalle del ragazzo in questione.«Ti consiglio di smetterla.»poggiò immediatamente il palmo contro il suo braccio, tirandolo via e allontanandolo da lei.

«E tu chi saresti?»si voltò l'altro, alzando il mento, come se volesse sfidarlo.

Il corvino alzò un sopracciglio, cercando di essere ragionevole.«Questo ti dice niente?»spostò di poco la giacca, mostrando al ragazzo la sua pistola e osservando la sua reazione sgomenta.

Quest'ultimo indietreggiò, sollevando entrambe le mani, come se fosse stato colto sul misfatto. Dopodiché, fece capolino la ragazza, la quale era rimasta zitta per tutto il tempo. Aspettò con pazienza che il ragazzo si allontanasse per rivolgersi ai due.

«Siete della polizia?»si rivolse direttamente a Jungkook, trovandolo il più affidabile.

«Proprio così.»rispose il diretto interessato.

La bionda, incrociò le braccia al petto, ancora dubbiosa se farsi avanti o meno.

Pensandoci però, non le sarebbe capitata di nuovo un'occasione simile. Non aveva tempo per pensare.

«Ho delle cose da dirvi su Chris.»

«Il tuo nome?»

«Barbara Frey.»

Se non fosse stato per la leggera ombra prodotta dalle nuvole sopra le loro teste, Jungkook avrebbe giurato di aver visto la ragazza sussultare sul posto. Senza saperlo, la ruota della fortuna stava girando dalla loro parte, e Barbara non aspettava altro che ricevere aiuto. Le carte in tavola stavano cambiando ancora.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now