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Dedicò un saluto generale, sotto lo sguardo sollevato di Jimin, il quale non poteva che essere più che felice di vederlo seguire i suoi consigli. Del resto, aveva ben altro da dire in quella riunione. Jungkook sapeva cosa fare, e sarebbe stato altrettanto inutile ribadirgli sempre le stesse cose.

Dedusse che non si sarebbe trattenuto oltre. Dai suoi modi di fare, aveva chiaramente un impegno. E pensare che fin dal primo momento, aveva pensato che non fosse altro che un ragazzino presuntuoso e viziato, ma col tempo, le sue supposizioni erano risultate errate.

La sua audacia aveva fruttato molto sui casi di cui si era personalmente occupato. Alla fine del tempo per svignarsela, l'aveva trovato eccome. Non avrebbe potuto salutarlo a dovere, dato che a breve sarebbe stato vittima dell'ennesima conferenza stampa. Jungkook infatti, aveva ben altro a cui pensare. Ignorò il trambusto del traffico, troppo concentrato a dover ricordare dove si trovasse il suddetto bar dove poche settimane prima, aveva avuto l'opportunità di essere un loro fortunato cliente. Nulla di serio, insomma. Forse era stata colpa della sfortuna o semplicemente del caos, perché non trovò nessuno, seduto ai soliti sgabelli. Poteva anche immaginare come sarebbe stato appagante fissare per tutto il tempo le pieghe arrotolate sulle braccia olivastre del barista. Magari sarebbe stato anche bello conversare, mentre assaggiava un caffè degno di nota. Jungkook però, dovette ricredersi quando entrato, e puntato l'angolo bar, non trovò chi stava cercando così disperatamente.

Forse la sua fortuna si era presentata soltanto travestita da illusione. "Non può essere." pensò tra sé e sé, fin quando non vide la donna dell'altra volta venirgli incontro e avvertendolo dell'imminente chiusura. Era stato così accecato dalla volontà di rivedere Taehyung che non si era reso conto che il tempo fosse decisamente volato. Dopotutto, non si poteva dire che i suoi orari potessero rispecchiare gli standard di un comune cittadino. La donna stava per perdere la pazienza, e Jungkook non se ne rese conto, all'inizio. Ormai aveva dimenticato quanto potessero essere volubili le donne. Non era colpa sua se quel pensiero fisso era diventato fin troppo insistente. Tanto per cambiare. Dopo un cenno di saluto, la ragazza lo guardò con aria stranita, ma Jungkook riuscì ad essere esaustivo.

Come suo solito. Bastò soltanto il suo nome e la cameriera capì subito a chi si stesse riferendo. Annuì, facendogli segno di seguirla fuori, aggiungendo che il suo turno fosse giunto al termine. Gli aveva dato un'aria diversa ora, dato che non aveva altri da servire.

«C'è una libreria, alla fine della strada. E' lì che passa la maggior parte del suo tempo libero.»

«Ti ringrazio.»

Girò l'angolo, trovando ciò che la donna gli aveva descritto. Prima di entrare, sistemò minuziosamente il bavero della giacca in velluto, facendo un bel respiro. Del resto, cos'altro poteva fare se non entrare? Non seppe perché si stesse trattenendo così tanto. Un fremito carico di ansia lo raggiunse, facendogli rizzare i peli sulla nuca. Si chiese perché tutto quello sconcerto.

Infondo, doveva solo risolvere una questione in sospeso. Il tempo di due minuti, e il barista si sarebbe dimenticato la sua faccia, tornando alla sua solita vita abitudinaria. Fece caso a tutte le insegne esposte, chiedendosi quali generi di lettura piacessero al seducente barista. Non si fece problemi a dilungarsi, spendendo parecchi minuti a dare uno sguardo ad alcune copertine. Camminò per chissà quanto, fin quando non lesse, a caratteri cubitali la dicitura "letteratura inglese".  Fece caso ai sottili strati di polvere sulle mensole, pensando a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che avesse letto un libro. Forse si tratta proprio di"Cime tempestose", lo stesso libro stretto tra le dita lunghe e sottili di Taehyung. Il corvino fermò i propri passi, essendo arrivato al capolinea.  L'aveva trovato.

Portava una semplice giacca blu cobalto, con l'aggiunta di un basco nero sul capo, il quale lo rese soltanto più attraente, avvolgendolo in quell'alone di mistero il quale Jungkook non riusciva a venire a capo. Una porzione di ciocche scure cadde sulla sua fronte, mentre sfogliava assorto le pagine, aspirando il tipico odore. Magari non si sarebbe nemmeno accorto di lui, troppo impegnato a leggere la trama di quel libro. Quasi non se la sentiva di disturbarlo, ma dovette ricredersi quando Taehyung chiuse il libro di botto, producendo un tonfo. Il detective spalancò le palpebre, mentre realizzava di essere stato colto in flagrante. Ora non ci sarebbe stato posto in cui avrebbe potuto rintanarsi. Era fatta.

Era finito nella sua stessa trappola, e prima che l'altro dicesse qualcosa, spostò il peso da una gamba all'altra, sembrando accomodante.

«Signor Kim.»mormorò per l'appunto.

Il barista lo guardava con un'aria consona, ma stupita. Francamente, non si sarebbe mai aspettato una sorpresa simile. O forse sì.

«Sì?»

Dall'altra parte, Jungkook cercò di guardarlo negli occhi.«Si ricorda di me?»temporeggiò.

«Come potrei dimenticarmi di lei.»

Taehyung però non diede alcun segno di fastidio, perché ripose immediatamente il libro all'interno dello scaffale. Lo guardò dalla testa ai piedi, come se si trovasse ad ammirare la Gioconda. Respirò la sua stessa aria, circondati entrambi da milioni di storie che non aspettavano altro che essere lette e vissute. 

«Deve scusarmi.»disse poi il corvino, portandosi il palmo contro il petto.

«Per quale motivo?»

«Mi sto riferendo all'episodio dell'altra volta.»

Taehyung non si lasciò scalfire, e sollevò una mano, all'altezza del torace.

«Oh, ma non deve sentirsi in debito.»replicò, condiscendente.

Jungkook però non voleva cedere. Esattamente, che cosa lo stava spronando? 

«La prego, insisto.»

«Iniziamo dandoci del tu, sono comunque un tuo coetaneo.»precisò Taehyung, volendo evidenziare prima quel piccolo dettaglio omesso.

«Va bene»acconsentì allora il corvino, sentendosi meno a disagio.«posso farlo.»

«Ora sì che ragioniamo.»replicò Taehyung, con un sorriso furbo.

Se prima la grinta del detective era giunta alle stelle, ora quella stessa grinta era stata ridotta in frantumi. Tutto per colpa dello sguardo ammaliante di Kim.

Gli rivolse uno sguardo che non poteva essere ignorato. Da una parte, Jungkook avrebbe voluto distoglierlo, ma una forza più grande, non glielo permise.

«Voglio comunque sdebitarmi.»disse poi, mordendosi il labbro.

Atteggiamento che assumeva quando le cose si mettevano male, ma fu altrettanto grave il fatto che Taehyung se ne accorse. Non seppe cosa fare; si sentiva messo con le spalle al muro, senza nessun appiglio che lo riconducesse alla superficie.

Per qualcun altro, sarebbe parso quasi un affronto.

«Una cena con me.»concluse Taehyung, con una strana luce negli occhi che lo spiazzò totalmente.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now