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Un brivido oscuro attraversò le sue braccia, come un'auto impazzita, provocandogli un senso di nausea che mai aveva sperimentato. Fu come se le coperte lo stessero avvolgendo in una trappola mortale, impedendogli di muoversi e di fare qualcosa. Era stato messo all'angolo, non avendo il tempo materiale per prepararsi a tale evenienza. Per quanto la situazione fosse nettamente diversa, uno stimolo sconosciuto fu in grado di provocargli un déjà vu. Un evento al quale lui ne era estraneo. E mentre l'ombra dell'evaso si faceva sempre più vicina, Jungkook era invaso dalla stessa paura che l'aveva pervaso quando credeva di essere invincibile. Quella sensazione ora stava ritornando a fargli visita, come aveva fatto Blackjack. C'era stata solo una volta, quando si era arrampicato su un albero, in giardino, procurandosi una sbucciatura – una delle tante serie – al ginocchio. Suo padre aveva assistito alla scena senza battere ciglio, seduto a gambe incrociate sul pianerottolo di casa. Si era mosso solo quando il pianto aveva iniziato a manifestarsi, quando le urla del figlio avevano attirato i vicini, poco distanti. C'era stato un motivo preciso per cui l'uomo non si era mosso prima. Il motivo era semplice: Jungkook non aveva più pianto, dopo la nascita.

Nemmeno nei mesi successivi. Poi, dopo quell'episodio, il bambino aveva manifestato altre emozioni. Ma in generale, era sempre stato un bambino abbastanza pacato. Disegnava spesso, spaziando con la fantasia, disegnando anche luoghi che non aveva mai visto. Sua madre non avrebbe mai voluto che gli succedesse qualcosa. Diversamente da ciò che avrebbe pensato quando sarebbe diventato adulto, la donna preferì tenerlo rinchiuso in una teca di vetro. Spaventata dall'idea che gli potesse capitare qualcosa. Credeva che così facendo, l'avrebbe protetto da qualsiasi cosa. Pensando ciò, aveva sbagliato tutto.

Non c'erano pensieri, a quei tempi. Jungkook cresceva come ogni suo coetaneo, gli piaceva imparare cose nuove, guadagnandosi occhiate stranite dai compagni di scuola. Preferiva decisamente restare in classe, volendo imparare a leggere, invece che dedicarsi a qualche attività ricreativa. E la sera, non potevano mancare le classiche favole per bambini, con cavalieri, draghi e dame da salvare. Era felice nelle piccole cose, fin quando era sopraggiunto il coma. Non avrebbe mai potuto udire i pianti disperati della madre, o i mormorii critici dei dottori, o l'eco dei macchinari che tentarono di tenerlo in vita. E dato che alla vita piaceva essere sarcastica, aveva riportato il detective di nuovo su un letto d'ospedale malconcio, a milioni di chilometri da casa sua, con un pazzo dal sorriso malsano. Jungkook dopotutto, non avrebbe mai pensato di finire circondato di nuovo da quelle pareti. E per quanto si fosse sforzato, sospettava che nessuno l'avrebbe sentito chiedere aiuto. Non avrebbe portato a nessun risultato.

Cercò di mantenere la calma, benché l'agitazione stava producendo l'effetto contrario. Poi, attirato dai passi, voltò lo sguardo, correndo alla figura alta di Blackjack. Una cosa che aveva mantenuto immutato, in quegli anni di assenza, erano gli occhi gelidi e vendicativi. Gli stessi occhi che aveva anche quel giorno, in tribunale, giorni dopo la cattura, quando il giudice gli aveva assegnato trent'anni di reclusione incondizionata. Era grazie a quell'arresto se Jungkook poteva vantare la posizione che ricopriva alla centrale. Quel caso aveva segnato positivamente la sua carriera, iniziata nel modo più florido possibile. Questo però, non valeva per l'incriminato, costretto a sottostare al voler della legge, obbligato dai suoi stessi vizi ad essere rinchiuso insieme agli altri animali da macello. Il detective, provò ad alzarsi, ma le gambe non risposero ai comandi. Si chiese se la morfina stesse ancora circolando; non sapeva nemmeno quante ore erano passate, prima che si riprendesse dalla breve convalescenza.

Blackjack non proferì parola, sollevando un braccio, intenzionato a staccare quei fili che trasportavano il prezioso ossigeno ai polmoni del ragazzo. Nella sua mente, visualizzava già la figura del corvino, chiedergli pietà, per poi farlo fuori, attuando il piano di una vita. La sua sete era così grande da non accorgersi dell'altra presenza, sopraggiunta soltanto pochi secondi prima che potesse crear danno. Una mano nera e aguzza fermò Blackjack in tempo, costringendolo a retrocedere. E solo allora, il sangue di Jungkook gli si gelò nelle vene. Non riconobbe il volto del nuovo individuo, perché al suo posto, vi era una maschera bianca. Lucida e priva di ogni impurità. Due fessure nere al posto degli occhi. Blackjack venne spinto all'indietro, e nel mentre provò a colpire chiunque avesse osato intralciarlo, ritrovandosi faccia a faccia con V. 

«Quindi tu saresti il famoso V di cui tutti parlano?»domandò retoricamente l'hacker, ormai ex, passandosi una mano tra i capelli platinati, girando in tondo, seguendo i passi dell'altro.

L'altro non disse nulla, seguendo il suo stesso ritmo, fermandosi nello stesso momento di Blackjack, imitandolo. Quest'ultimo capì subito a che gioco stesse adottando, e di fatto, strinse i denti gli uni contro gli altri con tale fermezza da evidenziare la sua mascella squadrata. Voleva distrarlo. Jungkook, per quanto volesse evitarlo, non riuscì a distogliere lo sguardo dall'individuo vestito completamente in nero. Gambe lunghe e ben definite, petto largo da far provare invidia a chiunque. I suoi movimenti, gli ricordarono l'agilità di un gatto elegante e fine a se stesso. Nessuna risposta venne pronunciata, e per tale affronto, Blackjack si scagliò contro di lui, con l'intento di sferrare un colpo al suo viso. V non si lasciò intimidire; in quei pochi secondi di silenzio, aveva studiato le sue possibili mosse, scovando in fretta i suoi punti deboli. Senza sforzo alcuno, V piegò il busto all'indietro, portando poi la gamba a piegarsi e a direzionarla contro lo stomaco di Blackjack. Il colpo fu duro, tanto da scagliarlo contro un paio di mobiletti posizionati proprio dietro di lui.

Mugolò per l'urto, portando entrambe le mani allo stomaco, emettendo varie imprecazioni di cui Jungkook non riuscì a capire niente, impegnato a recuperare il cellulare sul comodino provvisorio. Fece in tempo a sbloccarlo, perché un urlo di avvertimento lo fece trasalire. Quando portò il capo in alto per capire, vide Blackjack ritornare a lui.

«Che cazzo credi di fare?»

Mancarono pochi centimetri, ma V non gli permise di avvicinarsi oltre. Lo seguì e con uno scatto, afferrò alcune ciocche dei suoi capelli, trascinandolo via, mentre Blackjack ringhiò contro il vuoto, dimenandosi rabbiosamente. V lo ignorò e senza badare allo scombussolamento del detective, estrasse l'arma che aveva usato pochi minuti prima. Si udì un tintinnio e con mano ferma, tagliò la sua giugulare in profondità, tenendo sempre stretto il palmo contro i suoi capelli. Jungkook non urlò e non distolse lo sguardo. Innumerevoli gocce di sangue caddero dal collo del suo assalitore, mentre la bocca era ancora aperta per lo shock.

Blackjack smise di opporre resistenza e si arrese ad un volere più grande. Le palpebre non si abbassarono, pietrificate a causa della lacerazione. Il corvino poi, guardò la scena fino alla fine, non volendo distogliere lo sguardo. Come avrebbe potuto farlo?

Per sbaglio, e dovuto anche all'agitazione, fece cadere a terra il cellulare, provocando un rumore sordo. Jungkook premette maggiormente la schiena contro il cuscino, come se sarebbe bastato ad allontanarsi da tutto ciò che gli si trovava davanti. V si permise di avvicinarsi, attirato dal ragazzo. Quando fu vicino al bordo del letto, piegò le ginocchia per recuperare il cellulare e restituirglielo.

Poi avvicinò la mascherina, posta vicino alla macchina dei battiti e senza aspettare una sua reazione, lo aiutò a sollevare la testa, permettendogli di riposarsi date le sue condizioni. Jungkook non era più spaventato, bensì affascinato.«Non farci l'abitudine.»disse l'uomo senza volto, mentre il corvino chiudeva lentamente gli occhi, sfinito.

Avvertì una carezza al lato della fronte, mentre il sangue di Blackjack diventava sempre più stagnante, il giovane detective si lasciò cullare dal sedativo, col sospetto che V lo stesse ancora guardando. O forse, era soltanto l'effetto della medicina che piano piano, si faceva spazio nel suo organismo.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now