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Dopo aver chiuso gli occhi e inghiottito le pillole, il detective piegò il bicchiere in basso, buttando via l'acqua in eccesso. E dopo averlo poggiando in un angolo del lavandino, unì le mani a coppa, bagnandosi il viso insieme ai polsi. Separò le labbra solo per fare un respiro profondo, provato. Non sapeva cos'altro aggiungere, Barbara era così sconvolta che non se la sentiva di emettere qualche altra parola. "Riposa, adesso." le aveva detto, dopo che un collega si era offerto di riaccompagnarla a casa. Il suo aiuto era stato prezioso. Con quella nuova consapevolezza tra le mani, altre piste si aprirono sotto i loro occhi. Uscito dal bagno e raggiunto l'ufficio riunioni, trovò Jimin appoggiato alla solita finestra che usava sempre per pensare. 

Aveva il braccio piegato e le dita vicine alle labbra, l'espressione di chi non stesse facendo lavorare i pensieri fin troppo. Quei momenti erano d'oro per lui, e Jungkook lo stava per disturbare proprio sul più bello. Solo Namjoon poteva portarlo allo sfinimento, e ora il più giovane avrebbe preso il suo posto. Le pieghe della camicia di Jimin vennero tirate lungo il suo busto muscoloso, sulla difensiva. Ma Jungkook sapeva che non potevano far finta di niente. Si avvicinò senza fare troppo rumore, del resto Jimin era troppo assorto dal guardare il chiasso muto della città, a dieci metri distante. Quasi non gli apparteneva più, quel suono.

I pensieri divennero un turbinio di frasi sconnesse, con date indefinite. Isolò ciò che non ritenne importante. E più cercava di capire cosa ci fosse in ballo, e più non riusciva a trovare il nocciolo che l'avrebbe condotto alla verità.

Lasciò entrare Jungkook, benché l'avesse sentito entrare senza il suo consenso.«Cosa ne pensi, Jimin?gli chiese.

«Cosa dovrei pensare? Siamo al punto di partenza.»

Una punta di afflizione scaturì da quella frase, buttata fuori senza nemmeno pensarci troppo. Quella conversazione aveva cambiato ogni cosa.

«Dobbiamo rintracciare gli altri.»suggerì Jungkook, sperando di farlo riprendere e di dare una mano.

«Senza il nostro volere, ci siamo ritrovati in un gioco senza conoscere le regole.»

Per quanto dura fosse ammetterlo, Park Jimin aveva centrato il punto.

Ammetterlo equivaleva ad una sconfitta per lui. Sulle sue spalle, gravavano il peso di milioni di cittadini, di milioni di aspettative; e considerare l'infima possibilità di deludere chi gli era caro, non faceva altro che recargli un senso nausea non indifferente. Poi Jungkook gli diede man forte, sollevando di poco il mento, non accettando resa da parte sua. Non potevano permetterselo.

«Le facciamo noi le regole.»

Jimin che fin ad ora, aveva fissato il pavimento, sollevò lo sguardo esausto per incrociarlo con quello determinato del più giovane.

«Non metto in pericolo altri civili.»

«Jimin.»lo richiamò il corvino abbassando i toni.«Questo è solo l'inizio. La carneficina continuerà.»

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now