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Il cielo era limpido diversamente da come lo era stato poche ore prima. Non vi era la promessa della pioggia, nonostante il meteo l'avesse prevista proprio in giornata. In ogni caso, non sarebbe stato un grande problema. Il viaggio sarebbe avvenuto lo stesso. Prendere un taxi però non era mia stato tanto complicato. Ma la prospettiva di passare un fine settimana in una terra straniera, circondata dal verde e dalla quiete, ne valeva di certo la pena. Così facendo, Jungkook avrebbe accontentato Jimin nel prendersi una meritata pausa dal lavoro. Ma il minore era restio nel lasciar perdere per troppo tempo il proprio lavoro. Perciò, aveva preparato una valigetta in più con i vari fascicoli, pensando che potesse comunque dare il suo contributo anche a distanza.

In attesa del volo, guardò le nuvole fitte e grigie, quasi immergendosi in un altro mondo. Un mondo tutto suo, costituito dalle solite incertezze. Mille furono le domande che la mente gli aveva proposto, tutte in una volta. La voce metallica aveva appena pronunciato la parola "Londra ". Alcune di quelle domande lo stavano tartassando ancora, tanto che quasi non udì nient'altro. Era bastata la mano calda di Taehyung poggiata sulla sua spalla, a farlo rinsavire.

Non appena arrivati in aeroporto, gli aveva proposto subito di prendere un caffè, dato che il viso del detective pareva segnato dell'insonnia. Jungkook però aveva rifiutato con la sua solita cordialità, inventando una scusa che reggesse. Taehyung non poteva sapere – anzi, non poteva immaginare in che condizioni riversasse l'appartamento di Jungkook, la sera prima. Non ne aveva proprio idea. Quando gli aveva chiesto di passare il weekend insieme, cosa che Jungkook non avrebbe mai immaginato potesse diventare realtà, si era già catapultato con i pensieri altrove. Gli era bastata quella minima prospettiva, immaginandosi poi nel preparare la valigia. Come quella sera di diversi anni fa, quando aveva acquistato il biglietto per l'America; l'idea di lasciare la casa dove aveva vissuto fin da bambino, lo entusiasmava, spaventandolo al tempo stesso.

Così quel venerdì sera il detective più stimato di Miami, dopo aver consumato velocemente la sua cena d'asporto, stilò una lista di ciò che dovesse necessariamente esserci nei bagagli, e cosa che invece dovesse rimanere in disparte. Rovistò tra i tanti cassetti pieni di vestiti, scartando le camicie che definiva "obsolete", privilegiando quelle semplici e senza alcuna fantasia che attirasse troppa attenzione su di lui. Erano appena le dieci, e apparentemente, aveva preso tutto. Magari si sarebbe ricordato di altro la mattina seguente, quando Taehyung sarebbe già stato pronto ad aspettarlo. Pensò a questo, fin quando lo sguardo cadde sull'isola in marmo bianco, con al di sopra una revolver 21. La sua preferita. Il sorriso che gli si era formato in volto, si era automaticamente spento. Cercò di allontanare quel fardello, invano. Perché Jungkook non aveva pensato affatto a quella prospettiva. Scrollò le spalle, ricordandosi del proprio distintivo poco distante dall'arma da fuoco. Prese quest'ultima, allontanandola di sé con brutalità. Per quei pochi giorni, avrebbe fatto finta di essere qualcun altro.

HOMICIDA ― taekookOnde histórias criam vida. Descubra agora