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Un lampo indistinto determinò il suo squilibrio. Niente poteva buttarlo giù. Per farlo, ci sarebbe voluto ben altro. Rimase saldamente ancora ai suoi piedi, attaccato alle radici che lui stesso aveva tenuto salde alla terra. Come ultimo appiglio, in caso di emergenza. Senza di esse, forse, non ne sarebbe uscito mai. Tentò di sfuggire alle insidie del labirinto, ma ogni strada sembrava non giungere mai ad una fine. Forse il riflesso della sua vita patetica cercava di dirgli qualcosa. Non seppe come fosse finito in quel grattacapo, ma una cosa che poteva dire per certo, era che ogni labirinto avesse un'uscita. Una sensazione sconosciuta e nuova, lo portarono in bilico, tra il respiro accelerato e qualcos'altro. Si chiese perché si trovasse lì.

In quale trappola contorta era finito? Corse all'interno di quel tunnel, disperato, guardandosi poi indietro. Non c'era nessuno che lo stesse guardando, ma aveva il sospetto che non fosse così. Di certo, non era solo. Concentrò poi i suoi ricordi su l'ultima cosa che avesse visto, prima di tornare sulla terra ferma. Si aggrappò a quel poco che aveva, anche perché non gli restava molto.

Prima che se ne accorgesse, i sensi ritornarono ad attivarsi. La prima cosa che tornò a funzionare, fu l'olfatto. Infatti, un odore acre lo stuzzicò in malo modo. Fu talmente forte, che ebbe il fiatone. Come se avesse corso per mille miglia Riprese finalmente conoscenza; ma per tale permesso, dovette ringraziare qualsiasi odore pungente proveniente da sotto la porta.

Portò involontariamente la mano al capo, massaggiandosi il punto lesionato. E solo allora, ricordò cosa gli fosse successo poche ore prima, appena uscito da lavoro: era stato aggredito, e poi portato chissà dove. Afflitto e tormentato dallo sgomento, Hoseok cercò di ragionare a mente fredda, mentre l'odore continuava ad espandersi sempre di più, stuzzicando il suo olfatto. La prima cosa che fece, fu controllare se avesse ancora i suoi affetti personali: orologio, portafogli, cellulare... tutto sparito. Si trovava su un letto, di questo ne era più che sicuro. Lo tastò con i propri palmi, facendoli scorrere tra coperte sgualcite, vecchie di chissà quante settimane. Dei flebili rumori vennero attutiti da una parete spessa. Lo psicologo agitò le gambe, ormai fredde per colpa delle basse temperature. Fissò la suddetta porta, puntando le mani all'indietro. Come se allontanarsi dalla porta l'avrebbe allontanato da ciò che vi era oltre. La sua stessa confusione non gli fu molto d'aiuto. Nella furia del movimento, urtò qualcosa. Il fiato spezzato dal panico, smorzato da quel corpo mezzo nudo. Involontariamente, la donna posta al suo fianco, mosse le braccia, con ancora gli occhi chiusi. E Hoseok trattenne il fiato, chiedendosi in quale girone dell'inferno fosse finito. Restò fermo per un attimo, chiedendosi chi fosse, e cos'avesse fatto quella ragazza per trovarsi lì. Insieme a lui.

Solo pochi secondi dopo, fece caso al suo corpo mezzo nudo. Non perché volesse approfittarsene, non faceva parte della sua indole. Hoseok non si sarebbe mai azzardato a compiere un gesto così deplorevole. Al contrario, afferrò l'estremità delle coperte, per avvicinarle alla ragazza, con cautela. La sconosciuta però, non disse nulla. E Hoseok poté notare il suo sguardo assorto e perso. Che fosse implicata in qualcosa che non gli era ancora del tutto chiaro? Poi non ebbe tempo di fare o pensare a nient'altro, perché una mano si posò sul suo ventre. Hoseok sussultò, girandosi dall'altra parte e notando un braccio scavalcare il bordo del letto, con l'intento di toccarlo. Aprì la bocca, inorridito, tentando di scacciarla via.

Una risata si levò dal basso, contrariamente a tutto quello che aveva già visto, un'altra donna, decisamente più matura dell'altra al suo fianco, poggiò il palmo contro il letto. Si diede una spinta veloce, e con uno scatto fu in piedi. Ridacchiò nel vedere lo psicologo in difficoltà, dato che tra i due, la ragazza sembrava letteralmente a suo agio. Come se Hoseok fosse uno squilibrato. Aggrottò la fronte, cercando di trovare un senso. Sarebbe rimasto parecchio deluso dal sapere che, racchiuso tra quelle quattro mura, non c'era alcun senso in cui credere.

«Che cosa fai?»chiese Hoseok, con tono freddo e accusatorio.

Come se non bastasse, la ragazza di cui si era preoccupato poco prima, poggiò il palmo caldo contro il suo petto. Con l'unico scopo di sbottonargli la camicia. Della ragazza indifesa con cui era stato così gentile, non vi era più traccia. Al suo posto, soltanto uno sguardo lussurioso e pieno di pensieri peccaminosi. Hoseok venne preso alla sprovvista e l'altra che si era nascosta, fino a quel momento, lo raggiunse sul letto. Hoseok non riuscì a reagire, nemmeno dopo che la mora davanti a sé, gli lasciò un morso al lobo dell'orecchio.

«Su, rilassati.»le consigliò proprio lei, mentre l'altra che aveva assistito alla scena, annuì vistosamente. Poi entrambe si avvicinarono a lui, con un sorriso malizioso ad accompagnarle.

«Lasciatemi stare.»

Ribadì Hoseok, e riprendendo a sudare freddo. Qualsiasi uomo al suo posto, avrebbe approfittato della situazione. Ma non lui. La mora, fu l'unica delle due che l'osservò più a lungo; tentò di capire i suoi punti deboli, e sembrò che le fossero ben chiari. La bionda, invece, passò direttamente al contatto fisico, non riuscendo a darsi un contegno. Avvicinò la mano al suo collo, accarezzandola nonostante le sue proteste. Lo ignorò volutamente, e l'altra ne approfittò per stringere il cavallo dei suoi pantaloni, senza un minimo di delicatezza.

«Tu farai tutto ciò che noi vorremo. Non hai scampo, dottore.»disse poi, chiarendo la sua attuale posizione.

In un momento  Hoseok decise per la prima volta di non lasciarsi abbindolare. Non poteva lasciare che lo trattassero come un giocattolo. Quando pensava che il peggio fosse giunto a compimento, la porta che aveva fissato da quando aveva ripreso conoscenza, si aprì di botto. Una figura alta e imponente fece capolino nella stanza, e le due ragazze si fermarono. Congelate insieme ad Hoseok, il quale tremò per lo spostamento d'aria. Non si fece più domande, quella sensazione che aveva provato poche ore prima, si ripresentò. Hoseok aveva davanti colui che l'aveva segregato senza chiedergli nulla.

«Vedo che sei in buona compagnia.»disse la figura tetra e incappucciata, facendo accapponare la pelle al giovane psicologo.

«Che cosa volete da me?»

Chiese allora, tentando di mantenere la calma. Inspirò freneticamente, ricordandosi le prime lezioni di autocontrollo che aveva seguito, prima di scegliere il master che gli avrebbe consentito di realizzare il suo più grande sogno. Il quale condivideva con Park Jimin: servire la legge incondizionatamente. L'uomo alzò le braccia, beffandosi ancora di lui.«Frena, frena.»replicò con un sorriso sbilenco.

«Sta tranquillo, dolcezza.»lo richiamò la donna dai lunghi capelli biondi, tornando a stuzzicare i suoi genitali, al di sopra del tessuto dei pantaloni. Hoseok puntualmente, cercò di allontanarsi, facendo scattare il suo rapitore.

Ormai stufo del suo silenzio, lo tirò per il colletto della camicia.

«Cosa c'è? Qualcosa t'impedisce di parlare?»

Le due donne rimasero ferme ai loro posti, aspettando che le acque si calmassero. Non tentarono di fermare la, perché loro erano lì per ben altro.

«E' uno sbirro?»domandò la bionda, rivelando una certa confidenza.

«E' molto meglio.»precisò l'uomo, fissando di nuovo Hoseok, mentre quest'ultimo stringeva i denti nervosamente.«Sarà la nostra esca.»

HOMICIDA ― taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora