Land of snow

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[Russia, settembre 1806]

Sospinta dalle pressioni del governo imperiale russo la spedizione si mosse molto prima del previsto, i prussiani avrebbero preferito tenere a Berlino Krueger in vista di strani movimenti sul fronte francese ma lo Zar non volle ascoltare ragioni.
A pochi giorni di distanza dal congresso tenutosi a Berlino le truppe si mossero in direzione di Mosca. Krueger avrebbe dovuto guidare fino alla capitale imperiale i suoi uomini i quali sarebbero stati poi mischiati assieme alle truppe imperiali, questo almeno per ciò che concerneva le truppe ordinarie.
I maghi, di qualsiasi delle due nazionalità, sarebbero andati direttamente sotto la leadership di Krueger, sicuramente il più esperto e potente tra i presenti.
Il giorno della partenza il tempo non segnalava buoni presagi, il freddo inverno che ciclicamente andava a colpire quelle zone si stava manifestando in tutta la sua potenza.
Le guglie più alte dei palazzi della capitale erano coperte da un soffice strato di neve così come le strade rese difficilmente percorribili dai cavalli a causa dello stesso fenomeno atmosferico.
Un paesaggio da cartolina se non fosse per gli effetti che quel clima avrebbe avuto su semplici soldati, i maghi erano protetti dai loro personali incanti i quali difficilmente sarebbero stati condivisi con delle ordinarie truppe di terra.
Nonostante tutto il nutrito gruppo di spedizione decise finalmente di abbandonare la civiltà per spingersi più a nord, prima della partenza Krueger chiese e ottenne una personale udienza con sua maestà Alessandro I.

Per quelli come lui ogni occasione era buona e conveniente per riempiersi la bocca di parole come diplomazia e rispetto, dietro le quali si nascondevano soltanto una profonda attenzione a saper gestire coloro che in futuro potrebbero rivelarsi dei pericolosi nemici per la nazione per cui combatteva.
In particolare Krueger era ben conscio di cosa gli imperiali russi nascondessero nelle cripte più difese e protette dei loro palazzi.
Era pensiero diffuso tra i più alti gradi dei signori della magia ritenere che la famiglia reale fosse in possesso di un'arma talmente potente da mettere in ginocchio una nazione con un solo respiro della sua infuocata energia.
Se quelle storie sul presunto artefatto capace di "cambiare il volto del mondo e sfregiare gli dei stessi" fossero vere o meno a Krueger non importava molto, ciò che contava era il mantenere i buoni rapporti tra la Russia e la Prussia ma soprattutto i suoi con la stessa famiglia reale.
La prima regola di un mago è non legarsi mai veramente ad alcuna nazione o re o almeno era ciò che pensava il prussiano, la magia non può essere vincolata a una singola nazione ma sarà l'uomo che brandisce quel potere a decidere per chi patteggiare, con la possibilità di sciogliere facilmente ogni vincolo.
Il prussiano al cospetto delle alte sfere della politica imperiale fu impeccabile nell'esporre i motivi per cui la pace nell'est dovesse essere una priorità assoluta rinvangando la completa fiducia vigente tra i due stati, come si poteva ben vedere dalla disponibilità di entrambi per intraprendere questa spedizione nei ghiacci del nord.
Fu un'ora di discorso su toni abbastanza classici e pre impostati, quasi come se Krueger stesse recitando un copione già scritto probabilmente da lui stesso oppure era soltanto la sua grande capacità oratoria a garantirgli l'attenzione della totalità dei presenti.
Parola dietro parola dirottò pian piano il suo fiume di considerazioni verso una conclusione enigmatica che spiazzò non poco tutti, prima di alzarsi e con dovuto permesso lasciare la sala terminò il suo discorso con una frase diretta proprio verso lo Zar.

"Ciò che è sepolto a volte può, contro natura, tornare a guardare l'alba.
A ciò serviranno le dovute contromisure maestà, combatterà ciò che ha fatto ritorno con ciò che fu..."

Nessuno riuscì a comprendere appieno sul momento il reale significato di quelle parole.
Le parole di un mago erano sempre da prendere con le dovute pinze sia in positivo che in negativo, non tutte le profezie si avverano anche se in verità lì non era stata detta alcuna profezia, quanto più un tentativo velato di avvisare su quel fantomatico pericolo che attanagliava la comunità magica europea.
Krueger lasciò il palazzo reale con dietro di se una scia di dubbi inferiore solo ai grandi enigmi gettatati delle anomalie nell'etere.
La mattina seguente il plotone, dopo una notte ristoratrice e portatrice di consiglio, era già tutto schierato dinanzi le porte spalancate di Mosca seguiti da una nutrita folla di curiosi e della guardia d'onore imperiale.
La maggior parte delle truppe montava a cavallo stando schierata in due file creata in base alla provenienza.
A destra vi erano i prussiani, sotto il loro elmo a picca il loro sguardo non era il più dei motivati oserei definirlo addirittura spento.
Degli oltre venti cavalieri scelti pochi erano coloro che avevano partecipato a una battuta di caccia a un mostro come un troll e ancor meno erano quelli che ne avevano effettivamente ferito uno.
La restante parte del piccolo gruppo di guerrieri di terra era composta da giovani che nel migliore dei casi avevano affrontato come loro peggior nemico la noia delle scartoffie da sistemare.
Addirittura uno di loro aveva accusato dei conati di vomito poche ore prima durante l'organizzazione finale della spedizione.
Krueger aveva appena finito di mostrare ciò di cui era capace un troll quando al giovane incorse un forte dolore al ventre seguito dal rigetto della cena della sera prima.
Ciò non aveva fatto piacere alle truppe russe, le malelingue secondo cui la Prussia avesse spedito lì un solo elemento valido, ovvero lo stesso Krueger, avevano già iniziato a serpeggiare tra i guerrieri locali.
Fortunatamente gli stregoni di entrambi gli schieramenti erano riusciti a sedare gli animi riportando il tutto all'ordine che tutti pretendevano.
Tutte queste descrizioni non esattamente orgogliose non si potevano però affibbiare allo schieramento sinistro composto da quasi quaranta soldati di sua maestà, lo Zar.
Sotto le uniformi imbottite per affrontare le gelide temperature del luogo si stagliava fiera l'espressione di chi possedeva la convinzione che ciò che sta facendo non era una semplice spedizione militare bensì era la missione che consentiva di riportare l'onore sulla figura di un valoroso guerriero caduto.
I quaranta scelti per quella spedizione non erano truppe normali, l'unità denominata "sacra" era formata da guerrieri che ricevevano un'educazione alla battaglia fin da bambini scelti per perorare la causa della loro madrepatria.
Ciò che però li distingueva veramente dalla stragrande maggioranza delle truppe erano le loro profonde conoscenze della magia e delle creature a essa connesse.
Non erano maghi ma sapevano bene come porsi di fronte a certe minacce e mantenere il sangue freddo in quelle situazioni.
Le truppe per quanto differenti rimasero in posizione attorno al nucleo centrale di stregoni e streghe in attesa del segnale da parte di Krueger.
Il loro comandante aveva lasciato detto che dopo la messa a punto degli ultimi dettagli sarebbe andato a fare una semplice perlustrazione nei territori disabitati appena limitrofi alla zona di partenza.
Erano passati solo una ventina di minuti dall'assenza del mago prussiano quando la terra rimbombò come percorsa da un movimento tellurico, prima sotto forma di eventi isolati e poi sistematicamente.
I soldati non si scomposero tenendosi pronti però a ogni eventualità anche la più tragica.
Dopo un ultimo rimbombo i soldati e i presenti tutti notarono un'ombra improvvisamente apparsa sopra le loro teste, quando alzarono il capo per scorgere cosa la stesse provocando furono investiti da una pioggia di neve mista a sangue.
Un'enorme testa barbuta dai connotati dilaniati e irriconoscibili era precipitata dal cielo a una decina di metri dallo schieramento.

"Soldati..."

La voce di Krueger squarciò il suono del vento che stormiva nella vallata e le voci impaurite del popolo che avevano assistito a quella macabra scena.
Dalla nebbia della tormenta un grande muso da rettile sbucò, macchiato fin quasi agli occhi e per tutti i denti di sangue rosso scuro, qualche altro titanico passo in avanti e la creatura mostrò i fianchi parati dallo stemma reale prussiano e sulla sommità del suo dorso come suo unico e degno cavaliere lo stesso Krueger.
Alcune unità prussiane scoppiarono quasi in una risata sorridendo di gusto, la parola che si levò da loro fu una sola "Fafnir" o almeno una versione creata dagli stessi prussiani a partire dalla bestia norrena.

"Avevo fiutato questa bestia.
Troppo vicina a noi, non volevo ingaggiare una battaglia con tutti voi già durante la partenza.
Inoltre il mio destriero aveva bisogno di una degna ristorazione."

Per quanto quelle parole nascondessero falsità, infatti Krueger doveva essersi spinto molto in profondità nelle terre del nord per poter uccidere di già un troll.
Il suo odio verso quelle creature sembrava non farlo neanche ragionare, ma oramai quel che era fatto era fatto.
Krueger sguainò la spada puntandola verso il cielo facendo alzare anche sulle zampe posteriori l'enorme creatura.

"La spedizione è ufficialmente aperta, per l'onore dei caduti"

Tutte le unità ripeterono urlando le parole del biondo mago mettendosi a passo svelto in moto sospinte da oltre quarantotto colpi di cannone.
Uno per ogni vittima dell'ultimo massacro.
L'armata non era estesa come proposto nell'assemblea di Berlino ma sarebbe bastata per sterminare i Troll presenti sul suo cammino.

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