Hammer of the dark - part one

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In un primo momento lo stregone ponderò realmente di non recarsi nella zona protetta. Tutte le informazioni raccolte in quei mesi non lasciavano intendere altro che la fuoriuscita di qualcosa, le informazione in mano al concilio ristretto parlavano di tempistiche ormai prossime. Nonostante l'ordine dei custodi della folgore, come Drako Biljana aveva rinominato i suoi discepoli, riferisse all'imperatore come l'attività della faglia si fosse placata era chiaro a molti che così non fosse: Le spie al soldo di sua maestà Francesco d'Asburgo erano molteplici e di grande esperienza, probabilmente le migliori del tempo, capaci di eludere anche le sorveglianze più strette. Il corpo non aveva un nome, o almeno esso era sconosciuto all'infuori degli alti gradi imperiali, e generalmente i suoi adepti si facevano chiamare con il titolo di "spettri dell'etere". Leòmhann non era assiduo frequentatore dei circoli austriaci, anzi si dovrebbe dire che la sua presenza nella vita mondana dei maghi era ridotta al minimo, ma aveva avuto notizie su questo misterioso corpo d'infiltrazione. Il suo famiglio, il demone Ankht, durante una visita al fratello presso la ridente Salisburgo aveva avuto modo di carpire qualche dettaglio: Zakareth non era certo abilitato a possedere certe informazioni, la sua presenza non era neanche molto gradita all'imperatore stesso a dirla tutta, ma possedeva una posizione abbastanza influente per entrare in possesso di alcuni dettagli. Tra un bicchiere e l'altro, il demone si era lasciato andare in alcune confidenze con il fratello minore, a quanto sapeva l'ordine di spie era stato fondato attorno al 1720 o giù di lì, non era neanche lui sicuro di quei dettagli dopotutto ne era entrato in contatto casualmente, se avesse voluto davvero ottenere informazioni certe, con molta probabilità, ci sarebbe riuscito. Quando Ankht comunicò quella data allo stregone quest'ultimo ebbe come un lampo, quella data coincideva con le prime accuse mosse a Najden Biljana, erede del ben più famoso Darko, gran maestro dei custodi della folgore dall'abdicazione di suo padre fino al 1731, data della sua deposizione. Le accuse a suo carico, per altro provate e comprovate, erano di una gravità inaudita: stando ai rapporti del processo allo stregone egli avrebbe tentato di sfruttare la semidea Nevitha in chiave anti imperiale. Intorno al 1718 aveva attirato su di sé diversi sospetti, una delegazione del sultano Ahmed III aveva avuto un incontro a porte chiuse con alcuni membri dell'ordine. Quando l'imperatore venne a sapere di ciò fu colto dall'impeto, la sua mossa successiva fu richiamare il gran maestro a corte per chiedere spiegazioni. Il rifiuto di Biljana non poté che avere, come logica conseguenza, la creazione di una forte tensione tra il governo imperiale e la sublime porta. Con ottime possibilità tra il 1718 e il 1719 venne realmente fondato l'ordine degli spettri dell'etere, e non nel 1720 come sosteneva Zakareth. Quella data è da associare alla prima operazione compiuta con successo, dopo il primo anno di preparazione diversi agenti dovevano aver infiltrato Grom, coronando la loro operazione con le prime prove di colpevolezza. Stando sempre ai resoconti la prima pietra, la quale fondò la struttura per il processo al mago, fu una conversazione fra tale Novak Cvijić e un messo del sultano ottomano. Ciò che seguì questo episodio è abbastanza noto nell'alta società dei maghi e tra i politici più di spicco. Novak, che di anni ne aveva da poco compiuti ventisette, fu rapito da Grom durante la primavera del 1720 e portato in terra ungara, al cospetto dell'imperatore e degli alti funzionari imperiali. Sappiamo che il discepolo di Biljana non fu propenso alla collaborazione, anzi si rifiuto più e più volte di ammettere la sua colpevolezza e soprattutto di giurare nuovamente fede al suo sovrano. Il sovrano, fortemente spazientito per il comportamento di chi ai suoi occhi non era altro che un vile traditore, diede l'ordine di utilizzare sul prigioniero il "piffero". L'artefatto che possedeva questo nome, per nulla spaventoso a sentirlo nominare, era stato rinvenuto all'interno dei possedimenti di Erzsebeth Bathory, quella che negli anni avvenire fu etichettata come la contessa di sangue, durante il processo che aveva portato alla confisca dei suoi averi tra il 1610 e il 1611. L'imperatore Mattia II inviò poi lo strano artefatto presso la capitale imperiale, Vienna, affinché venisse esaminato e studiato dagli stregoni reali. Si disse che il trasporto dello strano oggetto, che nell'aspetto pareva esattamente identico a un normale piffero, fu abbastanza travagliato. Lungo tutto il tragitto più volte la pesante cassa contente l'artefatto si slacciò dalle corde, a cui era stata assicurata, costringendo i poveri trasportatori ad assicurare nuovamente il forziere al dorso del cavallo. Ma anche ciò si rivelava piuttosto ostico, infatti non appena la cassa veniva nuovamente avvicinata ai cavalli essi perdevano le staffe, in alcune tratti addirittura alcuni di loro scapparono costringendo la piccola compagnia di uomini a lunghe pause. Nonostante gli imprevisti, più o meno strani, il gruppo riuscì a portarsi nelle prossimità della capitale imperiale, sfiorando di poco le tempistiche prestabilite dal loro sovrano. I cinque uomini si accamparono a qualche chilometro dalla splendente capitale mandando uno solo di loro, un certo Mátyás di origini ungare, come emissario presso la capitale per poter comunicare il loro arrivo. Quando il dì seguente un discreto contingente armato si recò presso l'altura dove era collocato l'accampamento, con grande sgomento, dovettero trovarsi dinanzi una scena da far accapponare la pelle: i cavalli non esalavano più alcun respiro, le loro gole tagliate, da segni irregolari e multipli, avevano ormai da ore smesso di far defluire il sangue che soltanto un giorno prima scorreva vigoroso nelle membra di quelle bestie. Esso ora del tutto defluito in terra a inzuppare il terreno e le criniere di quei poveri animali, distesi lì a mollo nel lago rosso formato dai loro stessi fluidi. La scena provocò disgusto generale nei presenti e panico soprattutto in quello che sembrava l'unico sopravvissuto, Mátyás. Il fuoco da campo del loro gruppo era completamento spento e qualsiasi effetto personale dei suoi compagni si era come dissolto nel nulla, armi, armature, provviste e soprattutto la cassa. Il capo della guarnigione imperiale, Sigmund dito di ferro (a causa della portesi in ferro atta a sostituire il pollice della mano sinistra), perse maggiormente le staffe per la perdita del carico che per la sparizione di ben quattro uomini. Questo suo menefreghismo generò nel sopravvissuto ungherese un certo risentimento, il quale sfociò in un accesso scambio di battute velenose fra i due, non passò molto tempo prima che il giovane soldato dai capelli corvini mettesse le mani addosso all'uomo. Il militare ordinò gli arresti del soldato comando che venne seguito poi dall'invio in perlustrazione degli altri suoi soldati. Se non fosse stato per la morte, molto macabra, dei cavalli molti avrebbero potuto sospettare che la sparizione dei soldati non avesse nulla di misterioso. Dopotutto dopo che la notizia di un "misterioso oggetto rinvenuto tra i tesori della strega" si era diffusa, in molti desideravano mettere le mani su ciò che i tesori della sanguinaria contessa nascondevano gelosamente. La posizione dell'imperatore Mattia non era delle migliori e le minacce potevano provenire anche dagli alleati, come lo stesso conte d'Ungheria sospettato del furto del piffero. Furono due settimane di apprensione alla corte imperiale, nessuno riusciva a portare al cospetto di sua maestà delle prove soddisfacenti per spiegare quella sparizione. Soldati, informatori, maghi disposti a mettere i loro poteri al servizio della corona, nessuno di loro riuscì a dare delle vere prove, l'imperatore esasperato era arrivato addirittura a proporre un premio in danaro per chiunque fosse riuscito a ritrovare quella grande cassa, e soprattutto il suo prezioso contenuto. Poi venne il giorno della svolta, il 13 maggio del 1611 le trombe della capitale risuonarono a simboleggiare vittoria, nella prima mattinata era stata recapitata presso la sede centrale dell'ordine dei maghi una cassa voluminosa, il legno di essa era abbastanza pregiato ma non poneva su di essa alcun sigillo reale. Ciò che invece gli stregoni poterono chiaramente percepire fu la presenza che aleggiava su quell'oggetto, su di essa era stato lanciato un incantesimo di contenimento, solitamente utilizzato per proteggere artefatti pericolosi o di grande valore, di discreto livello. Con le dovute precauzioni un gruppo di maghi si accinse a esaminare il pacco, rotto il sigillo magico poterono aprire la cassa verificandone il contenuto. Con sommo stupore, degli oltre trenta presenti, l'interno rivelò la presenza dell'oggetto del desiderio di Mattia II. Il piffero nero di casa Bathory era posto lì, inerte su un cumulo di paglia usata probabilmente per proteggere l'oggetto durante il trasporto. Nessuno degli stregoni riuscì e rintracciare la provenienza della cassa recapitata la quale sembrava come essersi materializzata lì davanti all'alto e vasto portone. Nonostante i molti dubbi non persero tempo, una volta avvisate le guardie un grosso contingente di uomini bardati di tutto punto si presentò alla magione degli stregoni. Maghi e soldati si mossero rapidi per le vie della capitale, cercando di dare meno nell'occhio per quanto fosse possibile, arrivando diretti al palazzo reale. Oltre cento anni dopo esso tornò nuovamente legato a doppio filo con le vicende imperiali, proprio grazie alle sue note la commissione reale riuscì a carpire succulente informazioni da Novak le quali svelavano alcuni retroscena di castel Grom. Il gran maestro Biljana aveva intenzione di chiedere al sultano l'indipendenza della Serbia, in cambio egli avrebbe potuto utilizzare la semi dea come meglio credeva. Stando a ciò che fuoriusciva come un fiume in piena dalla bocca di Novak, il sultano aveva accettato le condizioni dello stregone serbo. Un piano che avrebbe avuto la durata di un anno, tanto era il tempo necessario affinché l'incantesimo di sottomissione nei confronti di Nevitha avesse effetto, ma temendo che le fluttuazioni venissero rilevate il mago limitò l'intensità dei suoi incanti riscontrando spesso risultati insoddisfacenti, prolungando la durata del tutto a circa dieci anni. Nell'arco di questo tempo la linea d'azione imperiale fu quella di lasciare procedere il traditore, se davvero fosse riuscito a sottomettere la semidea l'impero ne avrebbe giovato, intervenendo solo al termine del processo. C'è bisogno di dire che mai lo stregone riuscì a portare a compimento il rituale spazientendo lo stesso sultano che pian piano si ritirò dall'accordo. La rinuncia del sovrano scoraggiò Najden, il quale decise di lasciar perdere i suoi propositi di indipendenza. Non avendo più motivo di attendere le forze imperiali infiltrate nel castello intervennero, denunciando dinanzi a tutti i presenti i crimini del gran maestro. Imprigionato, interrogato e processato fu condannato alla pena capitale. Salì sul patibolo con la testa china e il volto pestò, colpevole di aver disonorato il nome della sua casata e quello di tutti gli stregoni slavi.

"Io rinnego il mio legame con il mio genitore, Darko il saggio.
Non è la mia persona degna di portare ancora su questa terra un collegamento con lui, ho tradito le sue intenzioni e ricercato alleanze con il nemico.
Ma non ho fatto tutto ciò per un mio capriccio, la mia volontà era quella di dare libertà a una nazione ormai oppressa dall'occupazione.
Voi cittadini di Vienna siete fieri dello stemma che il nostro imperatore sfoggia, l'aquila asburgica che trionfa alta sul vessillo.
Lo siete perché possedete una patria in cui identificarvi, questa città, questo impero... i vostri figli nascono e crescono potendo identificarsi in qualcosa, qualcosa che possa conciliarsi con il loro essere.
Ma noi? Eredi del regno di Serbia che hanno scorto il sol natio venir strappato dalle mani dei legittimi proprietari, costretti a riversarsi in questo vasto impero per scampare alle guerre. Sono un patriota di un popolo senza terra ma con ancora un'identità che arde sotto la polvere delle sconfitte.
Speravo che la mia piccola Yelena, e come lei altre miriadi di fanciulli, vedesse nuovamente un'alba sulla loro madre terra, potendo decantare gloriosamente le proprie origini.
Ora la gelida Morana può accogliermi nel suo regno, non ho altro da proferire a questa terra."

~Nejdan Biljana, Vienna, 1731

Whisper of magicTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon