VI - Ci so ancora fare/ From Rome with despair

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L'università era cominciata da qualche giorno ed Harry era al settimo cielo. La vita nel campus era frenetica, nulla a che fare con il piccolo ateneo che aveva frequentato lui, ma estremamente stimolante. Dopo il nervosismo iniziale del primo giorno, sentiva che ora le sue lezioni andavano davvero a gonfie vele; gli studenti sembravano interessati e partecipi, lo trattavano con cordialità e rispetto e si erano dimostrati estremamente amichevoli, alcuni persino troppo. Aveva notato come alcune ragazze - e ragazzi! - tentavano non troppo timidamente di flirtare con lui, sedendosi con lui in caffetteria, facendogli gli occhi dolci in classe, sbandierando il suo libro, forse nella speranza che si sentisse lusingato e accettasse le avances. Harry semplicemente si limitava a sorridere e alzare le spalle, fingendo di non cogliere le provocazioni più o meno celate.

Harry era felice. Da quando si era trasferito, sentiva finalmente di avere uno scopo da perseguire in quella giungla di cemento dove si era smarrito. Aveva addirittura ricominciato a scrivere! Dopo aver trovato il coraggio di contattare il suo editore, si erano incontrati nel suo ufficio ed Harry aveva lasciato che l'uomo sfogasse tutta la sua frustrazione. Poi, con una nonchalance che nemmeno lui seppe da dove provenisse, si alzò dal suo posto di fronte alla scrivania e gli disse chiaramente che si sarebbe trovato un altro editore, se lui non gli avesse dato più tempo. Si accordarono così: Harry non avrebbe avuto scadenze, ma periodicamente gli avrebbe consegnato - di sua spontanea iniziativa! - tutto quello che aveva scritto e che avrebbe voluto pubblicare. Gli aveva anche rivelato l'intenzione di scrivere un romanzo e promise che gli avrebbe inviato qualche capitolo o qualche bozza di tanto in tanto, man mano che la storia prendeva forma. Il suo editore non era certo contento, lo si poteva vedere chiaramente, ma credeva in Harry, e le vendite del suo primo e unico libro non potevano fargli rinunciare ai suoi prossimi lavori.

In realtà Harry conosceva benissimo la ragione della sua ritrovata ispirazione e la causa di tutta quella nuova sicurezza: Louis. Erano stati lui, le sue parole, i suoi sorrisi, i suoi baci...

Harry scosse la testa, come se potesse con quel gesto scacciare l'immagine di Louis dalla mente. Dopo quella sera Louis era partito per Roma, dovevano essere solo un paio di giorni, ma ne erano già passati quattro, e di lui nessuna traccia. Non si erano sentiti, non si erano visti, ed Harry aveva potuto constatare che l'appartamento di fronte al suo era effettivamente vuoto. Forse aveva avuto qualche problema di lavoro che l'aveva costretto a trattenersi in Italia più del previsto, ma a giudicare da com'era se n'era andato subito dopo essere stati a letto insieme, Harry stentava a crederci. Quando avevano cenato insieme si erano scambiati i numeri di telefono ed Harry per un paio di giorni era stato incredibilmente tentato di scrivergli almeno un messaggio, ma si era trattenuto tutte le volte. Non era un genio nelle relazioni, ma era chiaro come il sole che Louis non volesse averci niente a che fare. Era stata una scopata, una cosa di una sera, stimolata dall'alcool e chissà cos'altro. Fattene una ragione Styles. E ci stava provando davvero a farsene una ragione; quella non era stata la sua prima avventura di una notte, al college ne aveva sperimentate innumerevoli - non ne andava particolarmente fiero - ma con Louis era stato diverso. Sentiva una connessione, una chimica con quel ragazzo che non aveva mai provato prima. Senza contare l'attrazione devastante che emanava come un'aura.

Era seduto ad un tavolino all'esterno del bar del campus, approfittando di una delle ultime giornate di sole, sorseggiando un caffè nero e leggendo un libro, aspettando l'inizio delle lezioni del pomeriggio.

"Dovresti leggerlo in lingua originale, o non leggerlo per niente"

Harry alzò lo sguardo verso la voce che aveva parlato. Un ragazzo rasato, sulla trentina, lo stava osservando.

"Scusami?" Harry non capiva di cosa stesse parlando.

"Dico solo che dovresti leggere Les Fleurs Du Mal in francese oppure non leggerlo affatto"

Brand New Style - A Larry FFWhere stories live. Discover now