XI - The Harry Effect

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Uououououououo, altro aggiornamento! Cinque mentale a me! Adesso la storia si fa interessante...ahah me lo dico da sola, vabbè, dettagli...

Molto rapidamente: dopo aver constatato che come sempre, sono la solita sfigata a cui Wattpad ancora NON FUNZIONA CORRETTAMENTE, mentre a tutto il mondo è stato ripristinato - tipo quando arrivo in cassa al supermercato dopo una coda agghiacciante e la cassiera CHIARAMENTE SE NE VA APPENA TOCCA A ME-  mi dedico totalmente a questa storia, e abbandono momentaneamnete gli altri progetti (una traduzione e un'altra storia la cui idea mi è balenata come un flash stamattina davati al mio adorato caffè)...se siete interessate, magari prossimamente vi spoilero qualcosa, ma per adesso vi lascio all'undicesimo capitolo :)

Ho anche messo le foto, e sì, mi sento fottutamente fiera! - basta molto poco in effetti, ma suvvia -

VOTATE, COMMENTATE, E VI AMO

MB xx

Venerdì pomeriggio Louis tornò a casa dopo una lunga giornata di lavoro, dopo essere riuscito a fatica a rimettersi in pari con tutte le pratiche, i contratti, i documenti e le ricerche che aveva lasciato indietro la settimana precedente. Era esausto, tanto da ponderare seriamente di dare buca a Niall per la serata, infilarsi una tuta e passare qualche ora sul divano prima di mettersi a letto e dormire per ore. Ma aveva promesso anche ad Harry che sarebbe passato in università. Non che gli importasse davvero dell'evento, ma voleva vedere Harry, e dimostrargli di poter condividere i suoi interessi, per quanto si sentisse un totale idiota nel campo della letteratura. Era sempre stato un tipo scientifico ed analitico, prediligendo fin dai primi anni di scuola materie che richiedevano molta logica e poco studio, sforzandosi invece di raggiungere a malapena la sufficienza negli studi umanistici. Non a caso si era laureato in economia e aveva preso il dottorato in marketing. Non che non avesse dovuto studiare, anzi, si era ammazzato sui libri per sei anni, ma aveva adorato ogni singolo attimo di quello sforzo, tanto quanto adorava il suo lavoro. Adesso però era tempo di far vedere ad Harry quanto la sua mente potesse essere aperta a nuove conoscenze. Voleva che Harry fosse fiero di lui, sempre e comunque. E voleva attirare la sua attenzione. Per quanto le cose fossero complicate, Louis non poteva non notare l'attrazione innegabile che era scattata fra loro dal primo istante e che continuava ad aleggiare ogni qual volta si trovavano vicini. Così, dopo essersi fatto una doccia, indossò i jeans migliori che possedeva, così attillati da lasciare ben poco all'immaginazione, una camicia blu china che esaltava il colore dei suoi occhi e anziché le solite lenti a contatto, indossò i suoi occhiali da vista neri. Aveva notato che effetto facevano su Harry. Sorrise guardandosi allo specchio, sentendosi una ragazzina in preda agli ormoni. Scosse la testa; non era sano fare simili pensieri se lui ed Harry dovevano essere solo amici. Ma in fondo giocare un po' con lui non avrebbe fatto male a nessuno, no?

Sistemati i capelli con un pizzico di lacca, per dargli quel tocco curato ma spettinato allo stesso tempo, e spruzzato il suo solito profumo di Armani, prese telefono e portafogli e lasciò l'appartamento.

Faceva un certo effetto parcheggiare fuori dal campus; quelli del college e dell'università erano stati gli anni più divertenti della sua vita. Non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato se a quei tempi fosse stato davvero se stesso; se avrebbe avuto una relazione con un uomo, se quelli che ora chiamava amici - pensò a Liam - sarebbero comunque stati suoi amici sapendo che era omosessuale, o bisessuale, o qualunque cosa fosse. Le etichette non gli erano mai piaciute a prescindere. Sospirò, spostandosi la frangia dalla fronte come faceva sempre, e si diresse verso il dipartimento di letteratura come gli aveva indicato Harry, guardandosi attorno insicuro, non conoscendo affatto quella parte del campus. Camminò appena qualche minuto prima di udire della musica e vedere molte persone raggruppate nel patio fuori da quello che doveva essere l'edificio giusto. Un miscuglio di gente fra cui studenti, professori e altri ancora chiacchieravano e sorseggiavano vino e punch, discutendo di tutto e niente. Louis si avvicinò, sentendosi come un pesce fuor d'acqua. Avrebbe voluto scrivere ad Harry, fargli sapere di essere lì, sperando che venisse fuori a prenderlo e risparmiargli l'imbarazzo di farsi strada tra quegli sconosciuti, ma mentre cercava il telefono in tasca vide un volto familiare. Il tizio con la testa rasata. Matt, aveva detto Harry? O qualcosa del genere. Sentì come una morsa allo stomaco e un moto di odio per quel ragazzo che aveva osato passare la notte con Harry. Cosa ci poteva mai trovare Harry in uno come lui poi? Era così semplice, insignificante quasi. D'accordo, aveva dei bei lineamenti, tutto sommato poteva essere ritenuto carino, ma niente di più. Louis sapeva di non poter essere oggettivo, e che il disprezzo che provava per lui era pressoché ingiustificato; Harry aveva detto che non era successo niente, e voleva credergli. Magari il tizio non era nemmeno gay, anche se a giudicare dalle movenze, dal modo di vestire e di gesticolare poteva facilmente far pensare il contrario.

Brand New Style - A Larry FFWhere stories live. Discover now