Capitolo 19

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Possiamo girare il mondo, uscire ogni giorno ed avere centinaia di amici con cui aprirci, eppure rimarrà sempre il nostro letto a supportare i nostri silenzi più veri.
Rimarrà sempre quello il momento in cui apriamo il nostro cuore nel modo più sincero: quando distendendoci su di un materasso rimaniamo ad osservare il soffitto in cerca di risposte. Chiudiamo gli occhi, e iniziamo ad immaginarci la nostra vita come vorremmo che fosse, ma come sappiamo in fondo che non sarà mai.
Ci immaginiamo quello che avremmo voluto dire, quello che avremmo voluto fare per davvero, e tutte quelle persone che avremmo voluto al nostro fianco.
Quella è la parte più vera di noi, quella che dimostra cos'abbiamo dentro per davvero, e che nessuno potrà vedere mai.
Come in ogni momento di smarrimento io mi ritrovavo lì, su quel letto che era appartenuto ad una piccola Gwen in un'infanzia serena seppur insolita, e che avevo condiviso con lei in quei pigiama party organizzati all'ultimo. Ho passato 18 anni della mia vita a farmi notare da Aaron, ed ora che finalmente si era reso conto di me, lottavo per capire i miei sentimenti.
Dicono che il primo amore non si scordi mai, eppure lo sentivo trasformato in un'abitudine di amare e non più in quel sentimento meraviglioso che mi faceva volare al solo pensiero.
Amavo Aaron come si ama qualcuno che ti ha donato ricordi indelebili e che ti rendono felice, come ami il tuo sogno più bello ma che rimarrà sempre e solo questo.
Ed amavo Drake come impari ad amare nella vita vera, con la certezza che mi avrebbe protetta dal mondo ma non da lui.
Il silenzio aveva ormai preso possesso dell'intera casa da ore, ma qualcosa risuonò lontano disturbando la mia angoscia che ormai era diventata familiare. In lontananza sentii il clac della serratura anticipare il cigolio della porta aprirsi piano.
Aaron era ritornato a casa, ed io non ero sicura di volerlo vedere.
Che cosa gli avrei dovuto dire dopo quel bacio rubato? Ne avremmo dovuto parlare? E se ora si aspettava altro da me?
Respirai profondamente alzandomi di scatto dal letto ed iniziando a camminare avanti e indietro su quella stanza vuota.
« Ti prego non venire qui, ti prego non venire qui » continuavo a sussurrare tra me e me, mentre fermandomi vicino alla porta chiusa della camera, sentivo i passi di Aaron avvicinarsi sempre di più. « Ti prego, ti prego! »
Improvvisamente quel rumore si fermò per poi ripartire un po' più distante da quella stanza, tanto da farmi fare un respiro profondo che ebbe vita breve. Non appena appoggiai la schiena sulla porta in legno, ecco dei passi più decisi farsi vicini a me, per poi sobbalzare dallo spavento a causa di due colpi fatti sul legno.
« Jodie? Sei sveglia? » Chiese con la voce insicura di chi non sa che cosa fosse più giusto dire in quel momento.
Forse avrei dovuto solo fingere di dormire e rimanere in silenzio per qualche secondo, il tempo necessario perchè Aaron se ne andasse; ma proprio mentre sentii i suoi passi farsi più lontani, trovai il coraggio e la forza di rispondere alla sua domanda.
« Si ».
« Avrei bisogno di parlarti, posso entrare? » Chiese Aaron.
Senza dargli risposta, mi avvicinai alla maniglia per aprire quella porta cigolante, ritrovandomi di fronte al viso imbarazzato dal ragazzo.
« Ti prego siediti, mi sento già abbastanza a disagio anche senza rimanere in piedi l'uno di fronte all'altro » dissi sorridendo ed indicando il letto, cercando di sdrammatizzare un po' la situazione. Il volto di Aaron si rilassò appena con le mie parole, per poi guardasi attorno malinconico non avendo ancora ispezionato quella stanza che sembrava rimasta ferma negli anni passati.
« È come te la ricordavi, vero? » Domandai notando il suo sguardo.
« Direi proprio di si » rispose continuando a sorridere, « è l'unica cosa ad essere rimasta come me la ricordo, a dire il vero. » Concluse alludendo a tutta quella situazione, senza capire se per lui fosse stato un sollievo oppure no.
« Aaron »
« Jodie » 
Le nostre parole risuonarono all'unisono, per poi fare cenno al ragazzo di parlare, sollevata che si fosse fatto avanti perché oltre al suo nome non sapevo proprio che cosa dirgli.
« Quello che è successo prima, io non dovevo farlo. » Disse sorprendendomi, « ho sbagliato con Drake nonostante lo consideri come un fratello. Non voglio sbagliare anche con te ».
Riuscivo a sentire le corde della sua anima suonare una triste melodia di fronte ad un amore che non avrebbe mai potuto avere.
« Tu lo ami, ed è cosi chiaro a tutti tranne che a te. » Riprese parola quasi a volermi rivelare il segreto più importante che custodiva, « e lui ti ama così tanto da averne paura, facendoti allontanare ad ogni occasione per poi pentirsene l'attimo successivo. »
« Amare tanto da averne paura? » Chiesi incredula, come se quelle due parole non potessero coesistere per davvero.
« Ti è mai capitato di pensare a qualcuno senza neanche accorgertene? Essere arrabbiata e pensare a lui, essere triste e pensare a lui. Sorridi e hai solo quella persona nella testa. Ti è mai capitato che ad ogni tuo gesto quotidiano, anche stupido, ci sia una sola persona a vivere dentro di te? » Domandò guardandomi con gli occhi lucidi.
Avrei voluto dirgli di si, che quella persona fosse lui e dargli così quel motivo per sorridere che sapevo stesse cercando con tutte le sue forze. La verità però era che quei giorni erano ormai passati, ed ora non c'era più un momento che trascorrevo senza il pensiero di Drake nel mio cuore. Anche quando il mio corpo cadeva in quelle gelide acque subito dopo aver litigato con lui, il mio unico pensiero continuava ad essere il suo viso, il suo sguardo ed il suo calore.
Forse era proprio di questo che stava parlando.
Abbassai lo sguardo verso il pavimento non appena capii di non poter ricambiare quei sentimenti d'amore che provava Aaron e che mi stava ancora dichiarando, ma lui già lo sapeva, e continuò a parlare quasi per volermi tranquillizzare.
« Quando succede fa paura, e alla paura ognuno reagisce in modo diverso. Alcuni scappano ed altri la affrontano. Tu vuoi capire fino in fondo le cose, lui preferisce nascondersi. »
« Possibile che non ci sia niente in cui ci assomigliamo? » Risposi infastidita dal sentire di continuo quanto fossimo l'uno l'opposto dell'altro.
« Invece qualcosa c'è » aggiunse Aaron sorridendo, « vi assomigliate nell'amore che provate. Vi amate allo stesso modo, vi volete allo stesso modo e sareste disposti a tutto per l'altro allo stesso modo. » Concluse nel modo più dolce afferrando la mia mano.
Mi sentivo male nel guardarlo con tanto dolore negli occhi pur sapendo che quel sentimento non era nulla se messo a confronto con quello che stava provando lui nel vedermi tanto innamorata di qualcun altro, eppure sembrava voler davvero ascoltare il mio cuore per una volta, portargli rispetto e fargli incontrare quella metà da cui tanto scappava.
« Che ne dici di andarglielo a dire? » Chiese ancora Aaron cogliendomi impreparata.
Dopo pochi secondi accennai ad un sorriso mentre annuivo a quella sua richiesta che mi fece sentire in così breve tempo la ragazza più felice del mondo.
Si, era proprio arrivato il momento di ammettere a Drake i miei sentimenti da troppo tempo nascosti.
Mi alzai dal letto per dimostrare ad Aaron e a me stessa che non avrei fatto trascorrere un solo attimo in più, ma il mio cellulare squillò all'improvviso interrompendo quel momento, quasi ad aver capito che la mia fuga fosse finita. Afferrai il telefono leggendo proprio il suo nome sulla schermata illuminata e facendo così partire subito la chiamata.
« Drake »
« Jodie ho bisogno di te, lo so che non mi vuoi sentire. Mi dispiace, non sapevo chi chiamare, ti prego.. » La sua voce risuonava diversa dal solito, terrorizzata e persa.
« Calmati e spiegami che cos'è successo »
« Hope.. Hope sta malissimo. Ha chiesto di te.. io ho bisogno di te. Ci sono qui i medici stanno capendo che cosa fare.. ma.. »
« Sono subito da te » risposi ancora prima che potesse finire di spiegarmi la situazione, mentre mi ero già spostata in entrata dove mi infilai le scarpe, seguita da Aaron che con le chiavi della macchina tra le mani aveva già capito si trattasse di un'emergenza.
« Lo so che avevi bisogno di tempo, lo so che forse non vuoi vedermi.. ma io.. » continuava a parlare senza sosta quasi a voler sfogare ogni pensiero e preoccupazione.
« Drake »
« Ho bisogno di te.. »
Pensavo che sentirmi dire quella frase da chi amo mi avrebbe fatta sentire tanto importante da rubarmi un sorriso, eppure in quel momento riuscivo solo a vedere un ragazzo tanto forte chiedere aiuto da quanto si sentisse spezzato, e questa cosa mi uccideva. 
« Sto arrivando ».
Risposi chiudendo la chiamata dopo aver sentito sussurrare un flebile grazie.
Salii in macchina in gran velocità, mettendo agitazione anche ad Aaron che aveva già messo da parte ogni rancore per il suo migliore amico che si trovava in una di quelle situazione in cui non puoi più dare spazio a stupidi litigi passati.
Guardavo di continuo l'orologio senza vedere mai quel numero cambiare davanti a me, convinta che fosse guasto come quella vita che sembrava non voler dare un attimo di tregua a Drake e ad Hope, mentre continuavo a muovere nervosamente la gamba, fino a quando finalmente arrivammo di fronte al cancello chiuso che mi avrebbe ricondotta da quei due fratelli che avevo trovato posto nella parte più intima del mio cuore.
Aaron mi fece scendere di corsa per poi andare a parcheggiare la macchina, mentre suonai disperata il citofono per poi aprire quel pezzo di metallo che non sarebbe mai riuscito a fermarmi in quel momento, e correre di fronte a quella porta d'entrata dove trovai Drake fermo ad aspettarmi. 
Correvo, correvo mentre vedevo gli occhi del ragazzo sorridere alla mia vista nonostante non riuscisse ad abbandonare quell'espressione di paura. Ero pronta a fiondarmi tra le sue braccia, stringerlo a me mentre lui si preoccupava di stringermi a lui, eppure non appena arrivai di fronte a Drake mi bloccai, quasi per paura.
« Drake » sussurrai mentre una lacrima mi solcava il viso. Per la prima però non piangevo per il mio cuore ferito, ma per il dolore nel vedere quello di chi amavo ridotto a pezzi.
Con un gesto quasi involontario, Drake portò la sua mano sul mio volto, a togliermi quella lacrima che odiava tanto vedermi indossare. Non appena sentii quel contatto chiusi gli occhi. Mi ero dimenticata di quanto mi facesse stare bene stare al suo fianco.
Portai la mia mano sulla sua, per sentire tutto il calore che negli ultimi giorni mi ero privata, e quando trovai il coraggio di riaprirli, lo ritrovai con i sue due diamanti azzurri come il cielo a guardarmi intensamente.
« Scusami se ti ho fatta precipitare da me. Lo so che avevi bisogno di tempo, ma ti giuro che non l'ho fatto per.. »
« Lo so » aggiunsi bloccando ogni sua scusa.
Lui non avrebbe mai usato sua sorella, e di questo ne ero tristemente certa.
« Jodie! » Aaron iniziò a chiamarmi alle mie spalle, facendomi ricordare della sua presenza e facendo rimanere Drake senza parole, non aspettandosi di vedere il suo migliore amico in quel momento. « Jodie! » Continuò ad urlare incurante della situazione.
« Aaron? » Domandò tra l'incredulo e l'arrabbiato Drake non appena ritrovò la parola, consapevole che il nostro litigio e la nostra sofferenza avessero solo lui come colpevole, ed ancora ignaro delle scuse e della parole dette proprio da Aaron negli attimi prima.
Con una mano appoggiata al petto di Drake, mi voltai verso il suo amico facendogli segno di andare via prima che Drake tirasse fuori il peggio di sé com'era solito fare in quei momenti di sofferenza. 
« Volevo solo darti la giacca che hai lasciato a casa mia, » aggiunse Aaron non appena ci aveva raggiunti, rendendosi conto troppo tardi che quelle parole sarebbero potute risuonare male. « Non in quel senso » provò subito a spiegare guardando il suo migliore amico.
« Perchè ci sono anche altri sensi possibili? » Urlò Drake, pronto a sfogare contro di noi ogni dolore che quella situazione gli stava creando. « Quindi era di questo tipo il tempo che avevi bisogno » aggiunse sorridendo.
« Stai davvero fraintendendo tutto » provai a spiegargli mantenendo la calma, e cercando di non farmi toccare da qualsiasi parola sarebbe presto uscita dalla sua bocca, consapevole che il dolore che stava provando per la sorella non era qualcosa che potessi davvero comprendere.
« Drake, hai davvero capito male » tentò nuovamente ed inutilmente anche Aaron.
« Sai che cosa? » Riprese a parlare Drake guardando entrambi, « spero vi siate divertiti, almeno due di noi saranno soddisfatti al termine di questa giornata! »
Al suono di quelle ultime parole, sentii il mio cuore rompersi mentre il pugno di Aaron colpiva all'unisono lo zigomo di Drake.
« Puoi non avere capito la situazione ed essere devastato per Hope » lo riprese, « ma prima di rovinare l'unica cosa bella che ti rimane ti conviene stare zitto. » Concluse, continuando a guardare il suo migliore amico mentre la guancia si colorava di rosso.
Come sempre io e Drake ci dimostravano tanto innamorati quanto diversi, ritrovandoci ad affrontare il dolore in modo opposto: lui ferendo, ed io soffrendo.


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Prossimo capitolo: domani, martedì 3 settembre

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La mia bugia con te Vol. 1 [Sei la mia bugia più bella]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang