▪︎Prologue

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Are you with me, Nilu.

Marzo 2018

Tutto tace.

New York è deserta, non si vede mai nessuno in giro.

È passato poco meno di un mese dallo schiocco e il morale di tutti è sempre a terra.

Tony si è ripreso bene dalla ferita al petto procuratagli da Thanos, e Pepper sembra essersi tranquillizzata.
Il panico di due settimane fa per lo stato di salute del suo compagno ora sembrava essersi placato, e restava solo il silenzio, che in quei momenti serviva solo a ricordare quelle persone scomparse per sempre.

Dal canto mio, io cercavo di andare avanti.
Tony era disposto ad ascoltarmi, quando vedeva che dentro scoppiavo, cioè quasi sempre.

Gli altri erano ancora molto scossi, soprattutto Natasha, che cercava di non darlo a vedere ma sentivo che era colei che stava soffrendo di più, anche se non seppi dire il motivo esatto.

Era un giorno grigio come gli altri, quando Rocket, il procione parlante che si dedicava interamente ai movimenti nello spazio, registrò un passaggio anomalo.

"Venite a vedere." ci richiamò il procione, osservando i grafici trimendisionali e i dati crescere a vista d'occhio.

Ci avvicinammo tutti al tavolo, e Rocket ingrandì l'immagine, che mostrò un enorme aumento di energia su un pianeta poco lontano.

"E tutta quell'energia?" domandò Carol Denvers, la nuova arrivata.

Era una supereroina che aveva saputo della tragedia tramite la chiamata di Fury avvenuta con un aggeggio con funzioni simili a quelle di un telefono.
Lo aveva conosciuto nel '95, quando lei aveva finalmente scoperto la verità su di sè, e da allora non si erano più sentiti nè visti, ma Carol aveva lasciato a Fury quell'aggeggio.
Lui, prima di scomparire, era riuscito ad inviarle un messaggio di emergenza.

E pochi giorni fa era piombata alla base in cerca di Fury.

"L'universo è diventato l'epicentro di un'energia di proporzioni cosmiche. - continuò il procione - Ma sul quel pianeta... sono avvenute attività al suolo, con qualcosa di estremamente potente."

Abbassai lo sguardo.
"Thanos." mormorai.

"Ha usato ancora le gemme." disse Natasha, rivelando quel pensiero che correva nelle menti di tutti.

Rhodey abbandonò il suo essere cupo e si riscosse, alzando il capo e guardandoci negli occhi ad uno ad uno.

"Se ce le ha ancora, possiamo andare a prenderle..."

"...schioccare le dita, e riportare tutti indietro." completò Carol, annuendo con sguardo complice.

"Innanzitutto chi ci dice con sicurezza che sia davvero lui?" domandò Tony.

"No ne abbiano la certezza, - rispose Steve - ma chi altri può utilizzare così tanta energia tutta insieme? E poi, abbiamo forse qualcosa da perdere?"

La risposta era palesemente no, ma nessuno si sentì di farlo notare, perchè avrebbe scatenato il solito senso di colpa e di impotenza in ognuno di noi, quel solito sentirsi responsabili di tutto e capire di avere perso miseramente.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora