Chapter 1

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Bad, James Bay.

Erano passati cinque anni dalla decimazione.
Io e gli altri rimasti avevamo passato periodi difficili, ma riuscimmo a rimetterci in noi stessi e a ricominciare daccapo, sempre che si possa mai farlo davvero.

Da quando aveva decapitato Thanos, Thor non si era più fatto vivo, così come Tony, che aveva lasciato la base il giorno dell'accaduto, una volta che noi fummo arrivati, e non si era più fatto vedere, abbandonando non solo gli altri ma anche me.
Io, che solo il giorno prima avevo pianto contro il suo petto lasciandomi surclassare dalle emozioni che cercavo sempre di reprimere.
Io, che mi ero tranquillizzata solo quando lui mi aveva detto per te ci sarò sempre.

Già, sempre.
Passati cinque anni non sapevo nemmeno se fosse ancora vivo.

Solo pochi giorni dopo Natasha mi aveva comunicato, in lacrime, che anche Clint non c'era più. Non si era presentato da noi e non rispondeva alle chiamate: la sua famiglia era stata polverizzata, ne avevano notizia, e, a quanto pare, anche lui aveva subito la stessa sorte.

Bruce aveva lasciato la base per costruire un laboratorio e continuare i suoi studi. Non sapevamo esattamente su cosa, ma era comunque uno in meno in quella base che ormai stava diventando il relitto di quella che era la dimora degli Avengers.

Steve mi aveva iscritta a scuola, la stessa che avevo frequentato tempo prima, per recuperare gli argomenti persi nei due anni in cui non avevo frequentato la scuola. Ma non c'era verso di imparare quegli argomenti, non si parlava d'altro che di attualità e di come stava andando il mondo.

Quello era un giorno come un altro e una volta a casa ero filata dritta nella mia stanza. Ero poi scesa nell'ufficio dove da ormai cinque anni Natasha lavorava per tenere sotto controllo gli altri pianeti della galassia.

Al momento, stava facendo ricerche su di me, sui miei genitori e sugli altri miei antenati.
Era da tempo che era stata predisposta quella missione, ma non se n'era cavato un ragno dal buco per più motivi, e Steve aveva deciso che se ne sarebbe occupato lui - forse per dare meno pensieri a Natasha.
Ma lei lavorava lo stesso, a sua insaputa.

Aprii la porta dell'ufficio e scorsi la donna con tre o quattro tramezzini al burro d'arachidi in un piatto.

"Ciao Nat." la salutai sedendomi di fronte a lei alla grande scrivania e prendendo un tramezzino.

Lei mi lanciò una finta occhiata ammonitrice per aver preso il panino, e io sorrisi innocente.

"Com'è andata?" domandò, prendendo anche lei un panino.

"Il solito. - risposi a bocca piena, poi deglutii - Rimbocchiamoci le mani, ripartiamo pian piano, non ci corre dietro nessuno. Tutta psicologia."

Natasha annuì.
"E tu? - chiese facendomi un cenno con la testa - Come stai?"

Feci spallucce.
"Come vuoi che stia? - feci retorica - L'unica persona che davvero mi apprezzava per il disastro che sono se n'è andata per sempre, tra l'altro per colpa mia."

Natasha sbuffò.
"Devi smetterla di crogiolarti. Sai bene che non è colpa tua. Devi fare come ti dicono a scuola: ripartire da zero."

La guardai cercando di sorridere, ma davvero non mi riusciva.

"Allora comincia tu."

La porta dell'ufficio si aprì ed entrò Steve. Ci salutò entrambe, quindi posò gli occhi su di me.

"Ma tu stai ancora qui? Non dovresti essere già uscita?" domandò.

Lo guardai accigliata.
"Dici sul serio? A parte che sono appena arrivata da scuola, ma ti ho già detto che io con quello non esco più." constatai fermamente.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora