Chapter 36

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Heart by heart, Demi Lovato.

Il modo in cui Clint aveva dichiarato di dovermi parlare mi aveva messo a dir poco paura.

"È qualcosa di preoccupante?" pigolai, guardandolo negli occhi.

Lui sorrise.
"No. Va tutto bene." mi rassicurò.

Alzai le sopracciglia e inclinai il capo.
"Tu dici?"

Lui si voltò e guardò dritto davanti a sè, lo sguardo perso a osservare il lago.

"Volevo solo sollevarti un po' il morale. Ecco, c'è una cosa che volevo dirti. In realtà, la volevo sin da prima di tutto questo, mi ero ripromesso che finiti gli arresti te l'avrei detta, ma poi è arrivato Thanos e... insomma, sappi che non ho dimenticato quella cosa. L'avevo confidata ad una sola persona."

Mi si gelò il sangue.
Quando era agli arresti, mi confessò di essersi affezionato tanto a te. Voleva fare una cosa, secondo lui ti avrebbe fatto felice, mi aveva fatto giurare di tenerlo per me, e io lo farò.
"Nat." esalai, ricordando le parole che la rossa mi aveva rivolto quando avevo scoperto che Clint non era stato blippato.

Clint annuì.
"Le avevo fatto giurare che non avrebbe detto nulla, e ha portato quel segreto fino alla tomba. Ora è giunto il momento di dirtelo. Fidati che, se te lo dico, non è assolutamente un problema e non farti le tue solite pare."

"Mi stai mettendo ansia." mormorai.

Clint si voltò e mi guardò negli occhi. Potei scorgere la limpidezza del suo sguardo e la genuinità della sua anima, il suo farsi in quattro per gli altri, soprattutto per la famiglia.

"Grace, se tu sei d'accordo, vorrei essere tuo padre. Vorrei adottarti."

Improvvisamente mi mancò la terra sotto i piedi.
Sentii gli occhi spalancarsi e un velo di lacrime, stavolta di gioia, far capolino.
Aprii la bocca per parlare, ma inizialmente non ne uscì alcun suono: tutto quel che sentivo era un tremore che mi scuoteva persino le ossa.

"Dici davvero?" biascicai, fissandolo incredula.

Lui annuì, con un sorriso che gli spuntava sulle labbra.

"I-io sì, sì che sono d'accordo!" esclamai al settimo cielo, per poi gettargli le braccia al collo, suscitando la risata di Clint. Sentii le sue braccia stringermi la vita e quello che aveva tutta l'aria di essere un bacio sulla testa.
Non sarei riuscita a superare tutto quel vortice di emozioni.

"Sono la persona più felice sulla Terra ora." sussurrai.

Interruppi il contatto e mi allontanai quel tanto per scambiare ancora un'occhiata con l'arciere, che mi stava ancora sorridendo.

"È così bello rendere felici i proprio figli."

Avevo perso tutto, ma avevo trovato qualcosa che, forse, non avevo mai avuto a tutti gli effetti: un fidanzato e una famiglia.
Poi ripensai a com'era andato tutto, come tutti quelli a cui volevo bene erano morti o avevano messo un piede nella fossa troppo presto.

"Aspetta, forse... forse non è una buona idea..." mormorai, improvvisamente cupa in volto.

Clint inclinò il capo per guardarmi negli occhi, che io cercavo in tutti i modi di nascondere tenendo la testa bassa.
"Grace? Cosa c'è che non va?"

"C'è che forse sono un fottuto mostro, perché le persone a cui tengo e che mi vogliono bene finiscono per essere uccise... se sono davvero così perchè vale tanto la pena che le persone ci tengano a me?"

Clint mi posò le mani sulle spalle.
"Tu non sei così. Le persone muoiono tutti i giorni, sia quelle che ami che quelle che nemmeno conosci. Non è colpa tua. Sei troppo buona perché questa sia colpa tua. - mi diede una pacca sulla spalla, poi allargò leggermente le braccia - Ora vieni qui, per favore. Hai bisogno di un abbraccio dal tuo vecchio."

Feci una risatina e accolsi il suo abbraccio.
Forse valeva davvero la pena provare ad avere una vita migliore.

****

Il giorno dopo il funerale, Nick Fury aveva comunicato che lo S.H.I.E.L.D. aveva già cominciato i lavori per la costruzione di una nuova base.
Tuttavia, gran parte dei supereroi che avevano vinto la battaglia aveva lasciato New York: alla capanna Stark, oltre che ovviamente Pepper e Morgan, erano rimasti solo Steve, Bucky, Sam e Bruce. In particolare, Bruce stava finendo di lavorare al tunnel quantico.

Nel pomeriggio, dopo aver riposato un po' e aver visto un grande miglioramento della mia ferita, potei constatare di stare bene. O comunque, meglio di due giorni prima.

In quel momento ero nel giardino appoggiata con la schiena ad un albero, a osservare Bruce continuare a tirare pugnetti al display dei comandi del tunnel quantico, che aveva finito di installare poche ore prima.
Come se un pugno potesse risolvere i problemi tecnici.

"Chi porterà indietro quelle gemme?" domandai distrattamente, osservando la valigetta con all'interno i sei cristalli tolti dal guanto di Tony.

"Andrò io. - sentenziò Steve, senza troppe cerimonie - Spetta a me."

Annuii.
"La seconda gemma? Dov'è, Bruce?"

Lui e Steve si scambiarono un'occhiata.
Entrambi sapevano qual era il rischio, anzi il sacrificio, che la distruzione della gemma avrebbe comportato. Lo sapeva anche Tony, ma lui non poteva impedirmi di farlo: anzi, il suo sacrificio mi aveva dato quel coraggio necessario per convincermi che avrei dovuto accogliere il mio destino per evitare che quella gemma potesse causare ulteriori danni al mondo e a coloro che amavo.

"Grace, non sei nelle condizioni." disse Steve.

Sam e Bucky si limitarono ad alzare le sopracciglia.
Io, invece, scossi il capo.

"Steve. Spetta a me." feci, seria, ripetendo quella frase che lui aveva detto prima e che, sapevo, lo avrebbe messo a tacere.
Lo fissai negli occhi, nei quali volevo trasmettere il muto messaggio: non dire nulla, nessuno deve saperlo.

Steve sospirò e fece un cenno a Bruce, che spostò leggermente il display e tolse la gemma.
Nascondiglio idiota, poco ma sicuro, ma entrambi sapevano che non avrei mai osato avvicinarmi alla macchina del tempo.

Me la porsero e io la presi tra le mani.
Inspirai profondamente e guardai i ragazzi, che intuirono e fecero due passi indietro.

Pensai a quanto fosse egoista quello che stavo per fare.
Insomma, non egoista, ma pericoloso e senza che nessuno di quelli a cui tenevo - Clint e Peter, soprattutto - sapesse che il giorno prima sarebbe stato l'ultima volta in cui mi avrebbero vista.
In cui mi avrebbero vista viva, perlomeno.

Pensai a Clint, alla sua proposta e al fatto che mi stesse aspettando a casa sua per il definitivo trasloco: gli avevo chiesto un giorno per andare a prendere tutte le mie cose da casa di mia zia. La verità? Stavo sfruttando quel giorno per andare nell'aldilà.

Pensai a Peter, al suo bisogno di stare solo dopo il funerale di Stark.
Non volevo stesse solo, non dopo quel che era accaduto, la solitudine era l'unica cosa di cui non aveva bisogno.
Eppure, lo stavo lasciando solo.

Non era egoismo, quello? O forse eroismo? Come poteva mai chiamarsi, sacrificarsi per una causa più grande ma infrangere le promesse fatte a due delle persone più importanti della propria vita?

Immersa tra i pensieri, mi ero a malapena accorta di emanare fuoco su tutto il corpo.
Plasmai una fiamma sul palmo destro, quindi guardai un'ultima volta attorno a me.
Addio, mondo.

Lasciai cadere a terra la gemma, quindi plasmai il fuoco anche sull'altro palmo per poi rivolgere le mani contro il cristallo verde e colpirlo.
Una fiamma l'avvolse e bruciacchiò anche l'erba circostante, ma sentii le forze venire meno e la gemma che iniziava a creparsi.
Aumentai l'intensità della fiamma e per lo sforzo mi ritrovai ad urlare: poco dopo la gemma si spezzò in mille pezzi e il fuoco si spense.

Lo strato fiammeggiante attorno a me si dissipò, gli occhi mi si chiusero e le gambe cedettero.
L'ultima cosa che sentii furono quattro voci distinte chiamarmi e delle braccia afferrarmi con urgenza.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora