Chapter 2

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Someone you loved, Lewis Capaldi.

"Se posso fare qualcosa per te, Grace, qualsiasi cosa... dico davvero, puoi contare su di me."

Eravamo seduti su una panchina della fermata degli autobus, e Christopher si era premurato di chiedermi, se me la sentissi, di raccontargli qualcosa di lui.

Educatamente gli dissi che no, non me la sentivo di parlarne, perchè mi avrebbe fatto male al cuore, e non volevo che un ragazzo innamorato di me mi vedesse piangere per un altro.

Sospirai dopo la sua affermazione.
"Qualsiasi cosa? Dubito. Respingere i tuoi sentimenti per me, riusciresti a farlo?"

Lui scosse il capo.
"No. Non riuscirei." sussurrò.

Spostai lo sguardo su di lui che, a testa bassa, sicuramente lottava contro l'istinto di andarsene via e disperarsi.

Mi avvicinai di poco sulla panca e le mie braccia lo avvolsero. Lui si abbandonò al contatto, lasciando cadere la maschera, mostrando quelle sue debolezze che non avevo mai avuto modo di vedere.

"Scusami. Davvero." gli dissi.

Lui scosse lievemente il capo.
"Tranquilla. - disse, asciugandosi gli occhi lucidi - Non avevo mai pianto per amore."

"Capisco. Neanche io l'avevo mai fatto fino a quando lui è morto." gli dissi cautamente.

Lui si riscosse e si spostò di scatto da me, sbattendo più volte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, e si alzò dalla panca.

"Ti riporto a casa, va bene?"

Feci una specie di sorriso. Credo che per Christopher fosse il primo ricevuto.

"Grazie."

Camminammo lentamente verso la base.
O meglio, lui camminava perchè mi seguiva, non aveva idea di dove abitassi.

E mi sentii in dovere di dirglielo appena prima di raggiungere l'ultima svolta, che mi avrebbe aperto il varco verso quell'enorme spiazzo verde, in mezzo al quale giaceva la base.

Con delicatezza gli afferrai un polso e lo feci fermare.
"Senti, devo confessarti una cosa. Io..."

"Vivi alla Avenger Base? Sì, lo so." mi interruppe lui.

Lo guardai allibita.

"Ho conosciuto Steve Rogers ad un incontro sulla continuità della vita, e mi ha detto che mi avrebbe fatto conoscere una persona. - continuò - Tu credevi che io credessi che non sapessi nulla, che per me fosse un incontro casuale, ma è stato Steve Rogers a dirmi di te."

Continuai a fissarlo.
"Scusa se te l'ho tenuto nascosto. Ma di questi tempi, sapere che noi eravamo gli unici a poter salvare tutti..."

"Nessuno ve ne fa una colpa, sai? A proposito, - disse - ma tu hai... dico, qualche potere oltre il naturale?"

Nemmeno gli risposi. Mi concentrai e sentii ardere le mani.
Era da cinque lunghi anni che non usavo più i miei poteri, credevo di non esserne più in grado.
E invece era proprio come la prima volta.

Anche se ormai non lottavo più per nulla, sentivo pura adrenalina scorrermi nelle vene.

Quando aprii gli occhi, vidi Christopher stupito come non mai, e mi vidi riflessa nei suoi occhi, palle di fuoco nella mani e un'aurea luminescente tutta intorno.

Ritornai normale e chiusi i pugni per polverizzare il fuoco nelle mani.

"Fighissimo. - commentò - Ti rende più speciale di quanto tu già non sia."

Probabilmente arrossii.
"Credo di essere in debito con te, Christopher. Se mai avessi bisogno di qualcosa, sappi che rispondo al telefono, se sono alla base. In caso contrario, il mio telefono è morto cinque anni fa, non ho un caricatore." dissi, con una nota di ironia, per sdrammatizzare quella situazione.

Anche lui sorrise.
"Lo terrò in conto. Spero di rivederti. Ma spero soprattutto che ritornerai felice."

"Non lo ritornerò se non ritornerà." dissi con rammarico, senza specificare chi, entrambi lo sapevamo.

"Non perdere speranza. E nemmeno la bellezza, mi raccomando... non trasandarti. Non buttare la tua vita nella disperazione, cerca di sbocciare di nuovo." mi raccomandò.

"Sicuro. Ti ringrazio per tutto, non lo avevo mai detto prima. Mi sono accorta solo ora di quanto tu mi abbia aiutato."

Si avvicinò a me e mi sfiorò la mano con la sua.
"Tranquilla. Prima dell'addio, almeno un bacio posso dartelo?" domandò.

Lo guardai negli occhi, così tremendamente simili a quelli di Peter che quasi mi sembrava di averlo davanti.

"Va bene."

Mi aspettai che mi baciasse sulle labbra, ma contro ogni mia aspettativa mi lasciò un bacio sulla guancia.
Il mio cuore apparteneva solo ad una persona, e dovevo ringraziarlo per averlo capito.

Mi sorrise un'ultima volta e si allontanò, lasciandomi ad osservare la sua figura mentre scompariva piano piano.

****

Arrivata alla base, mi recai nella grande stanza che Natasha aveva denominato come suo ufficio, una specie di centralino dove arrivavano tutte le notizie da parte degli altri che, sparsi per lo spazio, comunicavano i problemi degli altri pianeti.

Vidi la rossa impegnata a chiedere a quattro persone, riprodotte nello studio come se fossero ologrammi, come volevano gestire quella minaccia, anche se non sapevo bene cosa fosse.

"Ciao. - dissi rivolta a Nat - Oh, buongiorno ragazzi."

Gli ologrammi raffiguravano Okoye, Rocket, Carol e Rhodey.

"Ciao Grace, quanto tempo." mi rispose Carol in un sorriso.

Natasha parlò a tutti:
"Ricordatevi che passano tutti da me. Buon lavoro."

Okoye, Rocket e Carol scomparvero, Rhodey no.
Natasha lo guardò come se si aspettasse qualcosa da lui.

"Ho novità. - si affrettò a dire - Ma ne parliamo in un altro momento."

Scoccò un'occhiata nella mia direzione, facendo capire in modo eloquente che necessitava della mia assenza per poterne discutere.

Innocentemente, ricambiai lo sguardo alzando le sopracciglia.
"Embè, che aspetti?"

Purtroppo per me sono sempre stata troppo furba, e anche loro avevano capito che io avevo capito di dovermene andare, ma sapevano che dovevo sentirmelo dire, altrimenti non l'avrei fatto.
Sapevo che avrebbe fatto male come un pugnale dritto al cuore, ma non ero in grado di interpretare messaggi di parole non dette. O comunque, non volevo esserne in grado.

Anche Natasha mi guardò.
"Scusa, ma non possiamo parlarne in tua presenza."

La fissai incredula. "...cosa? "

"Hai sentito. - continuò lei - Esci, per favore."

In parte ferita e in parte incazzata, perchè ormai avevo l'età sufficiente per affrontare qualsiasi discorso - sì, insomma, avevo visto morire metà popolazione e pure il ragazzo che amavo davanti ai miei occhi, potevo anche affrontare qualche discorso delicato! - mi recai alla porta e uscii.

Ormai abituata ad origliare, lasciai la porta socchiusa e poggiai l'orecchio vicino ad essa.
Non si sarebbero liberati di me così facilmente.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora