Chapter 39

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Est-ce que tu m'aimes?, GIMS.

"Le avevo appena detto quanto mi piacesse."

Clint e Peter stavano osservando Grace che, ad occhi chiusi, pareva finalmente serena con sè stessa e priva di quella voglia ostinata di dimostrare quanto valesse.
Tutti sapevano quanto lei valesse, e non era necessario che lo dimostrasse o che rischiasse la vita.
Beh, ormai nulla sarebbe più stato necessario.

I due erano dallo stesso lato del letto, Peter seduto sulla sedia con la mano stretta a quella della ragazza, Clint in piedi vicino ad essa.
Alle parole del ragazzo, l'uomo gli lanciò uno sguardo. Di certo non si aspettava che egli si aprisse così tanto con lui. Clint allora sospirò distrutto.

"Io le avevo appena detto che l'avrei adottata." disse.

Peter alzò lo sguardo per osservare Clint con una luce negli occhi rossi di pianto: oltre alla disperazione, infatti, vi era incredulità e, forse, felicità, per la ragazza che amava e che avrebbe sempre amato.

"Davvero?" domandò in un fil di voce.

Clint annuì.
"E aveva anche detto di sì." aggiunse, osservando il viso angelico della ragazza che sembrava quasi sorridere.

Peter abbassò nuovamente il capo, e Clint gli si avvicinò, poggiando una mano sulla spalla e sentendo la guancia umida di lacrime di lui premersi all'altezza del proprio addome. Con l'altra mano, l'uomo gli toccò i capelli, come per tranquillizzarlo.
Sapeva bene cosa volesse dire perdere il proprio amore: cinque anni prima aveva avuto la stessa orribile esperienza; l'unica differenza tra lui e Peter era che il ragazzo non era ancora impazzito dal dolore.
Clint aveva sofferto, ma non osava immaginare come stesse soffrendo il ragazzo, così giovane per perdere tutto.

Subito dopo, in un fugace e breve attimo, accadde l'incredibile, che sia Peter che Clint faticarono a metabolizzare.
La pacifica figura distesa di Grace, infatti, si alzò di colpo a sedere e si udì una inspirazione come dopo essere stati per mezz'ora in apnea.
Spaventato dall'improvviso e brusco movimento, Peter le lasciò la mano e si ritrasse rapidamente, rischiando di cadere dalla sedia, mentre Clint fece un passo indietro.

Grace, ora seduta sul letto, cominciò a tossire rumorosamente; i due, totalmente attoniti e senza avere idea di cosa diavolo stesse succedendo, si scambiarono un'occhiata, senza intervenire.

Clint corse alla finestra e la aprì.
Guardò giù, vedendo che vicino alla macchina del tempo c'erano cinque persone.

"Ragazzi! - urlò per farsi sentire - Venite!"

Si ritirò e vide che Grace aveva smesso di tossire ed era seduta sul letto, regolarizzando il respiro.
Peter, che si era alzato in piedi, non osava parlare ma la fissava sconcertato.

Clint aveva la gola secca e non riusciva a dire niente.
Non seppe dire con quale coraggio l'avesse fatto, ma Peter aveva sussurrato:
"Grace?"

La ragazza si voltò e lo guardò a fondo prima di dire:
"È fatta."

"Cosa?" mormorò Peter.

"Ho distrutto la gemma e sono uscita da essa."

"Che diavolo stai dicendo? - riuscì a domandare Clint - Sei viva?"

Lei osservò Peter, quindi allungò la mano e gli pizzico il braccio.
"Ahi!" esclamò lui schiaffeggiandole la mano.

Ma in quella piccola azione sia lui che Clint capirono che era tutto vero, che Grace era viva anche se non sapessero dire come accidenti fosse possibile e che nemmeno la distruzione di una gemma che l'avrebbe prosciugata da tutta la sua energia l'aveva uccisa.

L'espressione di Peter mutò da confusa a incredula.
Schiuse le labbra e Clint vide chiaramente la sua mandibola tremare.

"Grace." disse ancora lui, con un tono di voce acuto.

Subito dopo il ragazzo sorrise e cadde in ginocchio, allargando le braccia per stringere Grace.
Le mani di Peter strinsero la maglia di lei, come se non stesse credendo che la ragazza fosse lì in carne ed ossa.

"Pensavo di averti persa per sempre." mormorò piangendo e ridendo contemporaneamente.

Grace scosse il capo sulla sua spalla.
"Te l'ho già detto, io sono dura a morire." mormorò lei, per poi girarsi e lasciargli un bacio sulle labbra.

Il ragazzo, consapevole poi che anche Clint aveva bisogno di stringerla a sè come aveva fatto lui, lasciò andare la ragazza si fece da parte, osservando poi Clint sedersi sul letto al fianco di Grace e tirarla in un abbraccio.
Egli poggiò il mento sulla testa della giovane, e disse:
"Pensavo ti piacesse l'idea di venire a vivere da noi, invece ti sei finta morta."

Fece ironia sperando di non far notare i suoi occhi lucidi e l'insicurezza nella voce.
Aveva paura che sarebbe andato tutto come cinque anni prima, che avrebbe perso ciò che aveva appena acquistato: la famiglia.

Grace sorrise contro il petto di Clint.
"Non so bene come sia successo tutto questo, ma credo di avere una spiegazione plausibile sul cosa. Comunque non ero morta... credo."

"Non hai respirato per circa due ore. - la informò Peter - Era inevitabile per noi credere che fossi morta."

Si sentirono dei passi, e sulla soglia comparvero gli altri, davanti a tutti Steve, che alla vista di Grace viva esclamò:
"Grace! Dio, sei viva! - in due falcate fu presso di lei e la strinse velocemente in un abbraccio, per poi ritrarsi - Come è possibile tutto questo?"

Grace annuì sorridendo.
"So che avete delle domande ma, vi prego, sono molto stanca. Vi spiace se riposo un po'?" chiese.

"Va bene, - disse Peter - ma non pensare di liberarti di me."

E per accompagnare la sua frase, si sedette di nuovo sulla sedia al suo capezzale, che non aveva mai abbandonato da quando era entrato in quella stanza.

Gli altri, perciò, lasciarono la camera. L'ultimo a farlo tuttavia fu Clint, che una volta sulla soglia si voltò e guardò Grace.
"Ti lasciamo il tempo che vuoi, okay? Quando sentirai di aver fatto un sonno ristoratore verrai da noi."

Grace annuì.
"Grazie." mormorò, prima che Clint uscisse e chiudesse la porta dietro di sè.

****

"Tutto questo è strano. - mormorai - Credevo non ne sarei uscita."

In quel momento ero sdraiata, con la testa sul cuscino e gli occhi rivolti al soffitto, e avevo appena finito di raccontare a Peter cos'era accaduto nella mia testa, o nella gemma, o non sapevo dove, e gli avevo riferito anche della voce ispiratrice che era chiaramente quella di Tony.

"Io pensavo fossi morta."

"Lo credevo anche io, ma poi il signor Stark... mi ha detto di usare la ragione. Non potevo che essere viva ancora."

Alzai la testa per guardare Peter seduto sulla sedia, che non aveva ancora smesso un attimo di fissarmi.
Picchiai la mano sul letto.
"Vieni." mormorai.

Lui sbatté le palpebre.
"C-cosa?" balbettò.

Mi lasciai sfuggire un sorriso.
"Vieni qui con me. Avrai bisogno anche tu di riposare dopo tutto quel che è successo."

Peter si alzò dalla sedia e si sedette sul letto, per poi reclinarsi e finire per sdraiarsi al mio fianco.
Appoggiai la testa alla sua spalla, e sentii il suo braccio farsi spazio per cingermi la vita.

"Come stai?" domandò Peter in un sussurro.

"Per essere morta e risorta, sto da Dio." risposi piano, per poi chiudere gli occhi ed addormentarmi tra le braccia di Peter.

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Non io che ho pianto a scrivere questo capitolo 🥺
Nel prossimo (l'ultimo, piango) parleremo del motivo per cui Steve non è invecchiato. A lunedì!❤

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora