Chapter 26

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Shadowfall, Audiomachine.

Il fuoco mi arse sulle mani e plasmai una grossa palla infuocata per scagliarla contro di lui nel modo più potente ed immediato possibile.

"Non sai con chi hai a che fare." osservò Thanos, spianando la sua arma a doppia lama.

Alzai le sopracciglia. Chi credeva di avere di fronte, una principiante alle prime armi?
"Nemmeno tu." sibilai, e per evidenziare l'affermazione scagliai dell'altro fuoco.

"Non ti conosco, non so nemmeno chi sei, e fossi in te non mi preoccuperei di farmelo sapere." mi schernì, brandendo l'arma, ma con la potenza di una fiamma riuscii a fermare la corsa della lama che mi avrebbe probabilmente tagliata in due.

"Uh. - mormorai con tutto il disprezzo che mi appartenesse - Questo è stato un colpo basso. Peccato che saprai chi sono. Te lo dirò appena prima di tagliarti la testa."

Con la coda dell'occhio vedevo i tre Avengers che doloranti si rialzavano cercando di non ricadere a terra sotto il peso delle ferite e della fatica.

Io me la stavo cavando piuttosto bene, dovevo concedermelo, e la ferita pulsava, ma non demordevo: dovevo dare una lezione a quell'assassino, gli avrei rivelato di essere la figlia di quei due poveretti contro i quali lui aveva scagliato un chitauro, e che in quel momento avrebbero avuto giustizia.

"Non sopravviverai abbastanza per tagliarmi la testa." mi sbeffeggiò, tirando l'arma verso di me, ma io riuscii nuovamente a respingerla.

Con tutta la forza che avevo in corpo riuscii con il fuoco a scagliare la sua arma lontano, e farla cadere tra la polvere.
Thanos osservò le sue mani disarmate, poi me.

"Hai ucciso i miei genitori, il mio ragazzo e tutte le persone che amavo! Tua figlia ha provato ad uccidermi! L'unica cosa che posso fare è portare avanti gli ideali dei miei e ucciderti definitivamente stavolta. Sì, - risposi alla sua occhiata interrogativa - io sono la figlia di Kate e Chris Edwards."

Thanos sorrise. Era un sorriso maligno, il suo, e già sapevo che avrebbe infierito su quel che avevo detto.

"Sì. Ricordo ancora quella navicella: vagava innocente per lo spazio; sapevo avesse una meta, ma non riuscivo a capire quale fosse. Ma sentendoti ora, capisco che forse la loro missione era quella di liberarsi di me prima che diventassi invulnerabile. La navicella era piccola, indifesa." raccontò, e sapevo bene che la parte terribile sarebbe arrivata a momenti.

Mi tappai le orecchie.
"Smettila! Non ti voglio stare a sentire!" urlai.
Peggio della violenza fisica c'era solo quella psicologica: Thanos aveva capito alla perfezione qual era il mio punto debole.

"Stavo provando una nuova tecnica per sbarcare sulla Terra e conquistarla. - continuò il titano come se nulla fosse - I chitauri erano un'ipotesi, ma non sapevo se fossero letali per gli uomini. Ma quella navicella mi diede l'idea. Liberai un chitauro e lo feci entrare in collisione con essa. - Thanos sorrise in modo spregevole: un motivo in più per farlo fuori - La navicella era ammaccata, e la prelevai nella mia: aprendo il portellone, vidi che nessuno era sopravvissuto. Era stato geniale, e perfetto. I chitauri sarebbero stati il mio asso nella manica per conquistare la Terra e iniziare la mia campagna di recupero delle gemme. Quanto alla navicella, la liberai nuovamente nello spazio... chissà se è ancora in orbita." fece vago.

Lo fissai con il fuoco negli occhi. Strinsi i pugni lungo i fianchi.

"Sono tornati sulla Terra da tempo. - sibilai - Sei un assassino senza cuore, null'altro. Conoscerai la mia furia, titano."

Fissandolo determinata negli occhi, evocai il fuoco e lo scagliai nuovamente verso di lui, ma egli riuscii con un po' di fatica a liberarsi dall'azione della fiamma.

Il combattimento stava durando più del previsto, degli altri non c'era traccia e io non avevo più forze: la ferita pulsava, sanguinava e faceva un male tremendo.

Scagliai un'ultima palla di fuoco, quindi stramazzai a terra, con il viso rivolto al terreno.

"No, non fare così. - mi intimò Thanos - Voglio che mi guardi negli occhi quando ti strapperò la vita dal petto!" gridò poi, sollevandomi da terra per un braccio.

Io strillai di dolore, e mentre Thanos stava probabilmente per uccidermi in modo molto doloroso, gli arrivò uno scudo in faccia: Steve era arrivato in mio aiuto.

Thanos mi gettò da parte, e io caddi su un mucchio di macerie, piena di sangue non solo sul fianco ma anche sulle braccia, sulle gambe e sicuramente anche sul viso.

Non mi preoccupai di rialzarmi: restai sdraiata a terra ignorando quel che stava accadendo attorno a me, cercando almeno di non chiudere gli occhi, perché non ero così sicura di riuscire a riaprirli un'altra volta..

Ad un certo punto sentii il silenzio. Cap doveva avere terminato le forze.

"Ridurrò in briciole questo universo fino all'ultimo atomo..." stava blaterando Thanos, ma io non restai a sentirlo.

Mi voltai supina, e osservai attorno a me.
Distruzione, ecco ciò che vedevo. Fumo, fiamme, fuoco, polvere, detriti e sangue.
La base di coloro che da sempre avrebbero preservato la pace era appena diventata un vero e proprio campo di battaglia.

Una navicella posizionata sopra questo scempio evidenziava il fatto che nulla di ciò che ci circondava sarebbe potuto essere diversamente, era destino che andasse così e noi non ci potevamo fare niente.

Tony aveva detto che avremmo peggiorato le cose.
Non succederà, aveva detto Steve con il suo elevato ottimismo.

E invece sì, era successo, avevamo complicato tutto appena perché non eravamo stati abbastanza furbi da controllare Nebula, colei che ci ha traditi e che in quel momento chissà dov'era.
Un'assassina, ecco cosa sarebbe stata, se io fossi stata mezzo centimetro più a destra.

"...mi avete dato prova che è impossibile. Finché ci sarà gente che ricorda sarà impossibile apprezzare i doni di una nuova vita. Ma ora so cosa fare."

Thanos non smetteva di parlare, e l'unica cosa che volevo era proprio che chiudesse quella fogna che si ritrovava.
La sua voce mi dava una sensazione di fastidio, che avrei voluto togliermi di dosso a qualunque costo.

A qualunque costo.

Quell'espressione... Brividi.
Le ultime parole che avevo sentito uscire dalla bocca di Natasha.

Chiusi gli occhi, facendo un sospiro per non crollare.
Non c'era un solo e unico motivo per cui avrei dovuto essere positiva, quello era certo, ma erano molteplici i motivi per cui sarei crollata: la fatica, il dolore, sia interiore che delle ferite, le lacrime che quasi mi sgorgavano dagli occhi, il fianco che stava sanguinando copiosamente e che mi stava togliendo le energie.

Tuttavia, non seppi dire quale forza divina mi indusse a levarmi a sedere quando sentii il mio nome risuonare in quell'inferno senza luce:
"Grace! Cosa diavolo è successo qui?!"

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora