Chapter 12

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Bubble, King Creosote & Jon Hopkins.

Avevo annunciato ai quattro presenti alla base che Tony si era spontaneamente recato lì con grandi novità e che al momento stava parcheggiando il costosissimo bolide.

"Bastardo di uno Stark! - lo apostrofò Scott quando Tony fece il suo ingresso alla base, di gran lunga rinnovata rispetto all'ultima volta in cui lui ci aveva messo piede - Allora ti sei ribassato ed adeguato al viaggio del tempo."

Tony alzò gli occhi al cielo.
"Mi spiace doverti dare ragione, ma sì, sono qui. Ma ho una soluzione che nemmeno vi immaginate!"

Illustrò agli altri il GPS e spiegò le sue svariate funzioni. Nel frattempo io mi ritirai in camera mia.
Avevo detto a Tony che avremmo riunito la squadra, ma non sapevo se tutti avessero idea di dove fossero gli altri. E, anche se fosse, a me probabilmente non l'avrebbero detto.

Mi assicurai che la porta fosse chiusa, quindi chiamai:
"Friday."

"Signorina Edwards, ha bisogno di qualche cosa?" domandò la voce metallica.

"Hai qualche informazione recente su Clint Barton? E dopo puoi cancellare la cronologia? Gli altri non vorrebbero che mi interessassi a queste cose."

"Elaborazione in corso. - Friday impiegò qualche secondo, ma poi mi comparve davanti un pannello con alcune notizie. - Clint Barton è attualmente conosciuto come Ronin. La sua localizzazione non è tuttavia nota."

Sbuffai.
"Non è possibile. Dove andiamo a cercarlo? - domandai senza aspettarmi una risposta. Poi riflettei - Ronin... ma Friday, che sta facendo lui?"

"Ribadisco che le notizie su di lui scarseggiano. Gli unici a conoscere qualcosa sono Natasha Romanoff e l'ex colonnello Rhodes. - disse - Ma le nozioni che possiedono non mi sono accessibili."

"Dannazione. - borbottai - Grazie comunque, Friday."

Uscii dalla stanza e scesi al piano terra, e dalle vetrate vidi che fuori c'era una navicella.
Infatti ne vidi scendere Nebula e Rocket, giunti al fine di unirsi alla squadra per il viaggio nel tempo, reso ormai possibile dal GPS spazio-temporale.

"Ehi Rock! - salutai il procione sporgendomi sulla soglia della porta - Non c'è Carol?"

"Ciao umana! No, è parecchio impegnata nel resto dello spazio. Ma non è un ricambio acconciatura!" assicurò mentre lo sportello della navicella si richiudeva.

Successivamente atterrò anche Rhodey all'interno della sua armatura ed entrò nella base.

In pochi minuti fummo tutti attorno al grande tavolo del salone principale.

"Bene. Contiamoci e guardiamo chi manca." esordì Steve.

"Manca Thor." notò Rocket.

"E manca Clint." dissi io, poichè sapessero che anche io avevo saputo.

Rhodey e anche Steve mi guardarono confusi.
Natasha sospirò.
"Per lei è abitudine origliare le conversazioni altrui." spiegò.

Rhodey mi guardò.
"Oh, tu hai ascoltato la chiacchierata tra me e Nat, vero?"

"Che altri modi avrei avuto per conoscere la verità? Voi vi ostinate a non dirmela, e io mi comporto di conseguenza." ribattei.

Tony alzò le sopracciglia facendo un verso di ammirazione.
"Ti ho trovata più tosta di quando ti ho lasciata cinque anni fa." osservò.

"Sono solo maturata."

"Grace... non so se sia il caso ricorrere all'aiuto di Clint." disse cauto Steve.

Io lo guardai senza traccia di irritazione o rancore o qualsiasi emozione che avrebbe potuto influenzare il tono delle mie parole.

"Dici che dobbiamo restare uniti. - iniziai - Quali sono i sei Avengers originari? Lo sanno tutti che tra quei sei c'è anche lui, qualsiasi cosa sia diventato ora. Se vogliamo farlo, ci serve l'aiuto di tutti quelli disponibili. Ritornare da noi gli farà capire quale sia la strada che aveva abbandonato."

"Ha ragione." mi appoggiò Natasha.

"In effetti, tu sei un po' di parte. - commentò Rhodey - Però concordo, anche lui necessita di una seconda possibilità."

E fu deciso.
Saremmo andati a New Asgard a prelevare Thor, e poi saremmo volati a Tokyo, dove c'era Clint, poichè nel frattempo Rhodey aveva rivelato la sua posizione attuale.

Partimmo sulla navicella, e mi sentii improvvisamente felice, perchè finalmente stavo facendo qualcosa per salvare di nuovo il pianeta e coloro che amavo.

Non importava tutto il resto: avrei rischiato la vita? Certo che sì.
Era tutta un'idea folle? Assolutamente.
Eppure ero elettrizzata e motivata come non lo ero da tempo, da almeno cinque anni.
Il tutto perchè ero felice.
E perchè sapevo che, se fosse andato tutto bene, avrei rivisto il mio Peter.

"Eccoci arrivati. Chi scende?" domandò Steve.

"Vado io. - rispose Rocket - Sarà felicissimo di rivedermi, e non vi aspettate che ritorni, perchè se mi chiama coniglio non sono sicuro sopravviva ai miei proiettili."

"Ti accompagno. - propose Bruce - Faremo in fretta."

In realtà restammo ad aspettarli per un quarto d'ora abbondante, e quando tornarono un Thor riluttante li stava seguendo.
E anche parecchio ingrassato.
Lo scrutai confusa.

"Thor?" domandò Steve con il mio stesso sguardo.

"Che piacere vedervi ragazzi! Ommioddio ciao!"

Si tolse gli occhiali da sole e corse - per dire, era più una camminata goffa - ad abbracciare anche Steve, che rimase piuttosto spiazzato.
Si voltò a guardare i due che erano andati a prenderlo.

"È ubriaco." tagliò corto Rocket.

"Non fare domande." lo pregò Bruce subito dopo.

"Vi trovo davvero bene!" esclamò Thor.

"Non potrei dire lo stesso di te. - borbottò Tony - Hai messo su qualche chilo. Sicuro di stare bene, Lebowski?"

"Certo! Sto a meraviglia! - disse con enfasi - Grace, dolce piccola midgardiana, eccoti qui! Come sei cambiata!"

In realtà non ero molto diversa, ero solo cresciuta di cinque anni, ma ero ancora uguale a prima.
Thor si avvicinò e mi strinse in un caloroso abbraccio, ignorando le mie proteste.

Tony, alla guida, chiuse il portellone.
"Ora manca l'ultimo." disse, prima di impostare la rotta per Tokyo e riprendere il volo.

****

"Scendo io. - continuai ad insistere - Voglio... essere la prima a vederlo. Teneva così tanto a me, e voglio che sappia che ci sono ancora."

Tutti mi stavano dando contro per non volermi lasciare andare a condurre Clint alla navicella, sostenendo che fosse pericoloso.

"Non mi farà del male. - avevo ripetuto almeno venti volte - Sono io."

Credevo che bastasse. Clint mi aveva voluto bene veramente, e volevo credere che non mi avrebbe ucciso perchè mi avrebbe riconosciuto.

"E va bene. - cedette Natasha - Ma ti accompagno. Resterò in disparte e poi ti lascerò proseguire da sola. Non voglio privarti di un momento da soli. So che il suo lato umano vorrebbe così."

E, per l'ennesima volta quel giorno, mi ritrovai a dire:
"Grazie, Nat."

E in quella parola, in quel grazie, era racchiuso tutto il significato del nostro rapporto, tutto il bene reciproco che tendevamo a nascondere ma che in realtà provavamo davvero.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora