XVII

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Alla scuola ormai Jimin non ci pensava più, era così preso dalla sua vita sociale, dalla ricerca di un lavoro, che studiare era passato automaticamente in secondo piano. I pensieri degli ultimi due mesi erano sempre gli stessi: i corsi serali di ballo, art.com e Taehyung.
No, non aveva dimenticato né il suo migliore amico e né la sua famiglia, era semplicemente convinto che la loro presenza fosse momentanea, se ne sarebbero andati così come fanno tutti del resto, e lui non sprecava tempo con ciò che in futuro l'avrebbe fatto stare male.
Anche se, pensarla così di quel gigante, non era corretto. Non dopo tutto ciò che avevano passato insieme. Chanyeol c'era sempre stato, lo aveva sempre supportato in ogni progetto scolastico, in ogni fallimento o successo nella danza, era lì ad ogni litigio con i suoi, era lì quando aveva passato quel dannato periodo che lo aveva portato ad essere ciò che era ora.
Chanyeol c'era sempre stato, sia nel periodo in cui pesava 83 kg, sia quando ne pesava 46. Quello era stato forse il suo periodo peggiore, circa negli anni delle scuole medie. Era entrato in quell'istituto con l'aspetto di un nerd: vestiti in pail, classici occhialoni neri e fin troppa esuberanza. Non che fosse durata poi molto, perché in un paio di mesi la sua vita aveva iniziato a colare a picco. Volevano escluderlo dalla danza per via dei kg di troppo, si era ritrovato preso di mira dai soliti bulletti, tutto sembrava essere diventato uno scadente kdrama, e come da cliché, il bruco divenne farfalla. Non lo raccontava spesso, non ci pensava nemmeno più, non voleva rivivere i crampi della fame, il vomito in gola e i continui svenimenti. E in tutto quello Chanyeol c'era stato, lo aveva accolto nel suo gruppo di amici non appena la situazione era degenerata con i ragazzi più grandi, lo aveva aiutato a farsi il guardaroba nuovo, a seguire una dieta, inconsapevole di come Jimin in realtà si rifiutasse categoricamente di mangiare. E più tardi lo aveva scoperto, lo aveva aiutato, ma solo dopo averlo visto talmente debole da non riuscire a camminare.
Quindi sì, gli voleva davvero molto bene, ma c'erano momenti in cui si chiedeva se la loro amicizia fosse destinata a durare, se la presenza di Baekhyun non sarebbe diventata, a lungo andare, motivo di distacco. Jimin teneva molto a Chanyeol, anche se quando si impicciava troppo non faceva altro che irritarlo.
Come quando, alle tre del pomeriggio, sei sul divano con la luce fioca che attraversa le tapparelle, la televisione accesa, profumo di pulito, il sonno che arriva, le palpebre si abbassano lentamente e-

«Park Jimin! Ho gli anelli di cipolla, andiamo, apri!»

Ringhió quasi, chiudendo gli occhi per un paio di secondi, solo per non sbottare e gridargli contro dove avrebbe potuto mettersi quei anelli di cipolla. Non voleva nemmeno chiedersi perché non stesse usando le sue chiavi, condividevano l'appartamento da poco più di 6 mesi, e puntualmente il maggiore si rifiutava di usare la propria copia, preferendo suonare il campanello, o come in quel caso, gridare come un pescivendolo per farsi aprire.
Sospirando si alzò dal divano e raggiunse la porta, con un piccolo broncio sul viso.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, quasi. Sicuramente non con Chanyeol.
Aveva voglia di uscire, di andare per locali e comportarsi come la troietta raffinata che aveva imparato ad essere.

«sto per uscire, ti avviso.»
Mormorò con voce stanca all'amico, appena entrato nell'appartamento.
Il maggiore aggrottò le sopracciglia, confuso dall'affermazione dell'altro.
Era in pigiama, con i capelli scompigliati ed il viso impastato dal sonno. Eppure doveva uscire, alle tre del pomeriggio e di sabato per giunta. Lo aveva lasciato nelle stesse condizioni quella mattina, prima di andare nella ludoteca dove lavorava occasionalmente.

«in realtà volevo chiederti di venire con me e Baek in un locale, stasera. E prima che tu possa replicare con quel dannato "non voglio fare la candela", mi sono premurato di far sì che venga anche Taehyung. Quindi disdici i tuoi piani e vieni con noi.»
Spiegò esaltato, raggiungendo la cucina e posando sul tavolo la busta che aveva portato, rigorosamente piena di cartoni del fast-food.
Anelli di cipolla, crocchette al pollo, noodles e ramen in quattro differenti salse.
Diciamo che Chanyeol sapeva come riparare il cuoricino ferito di Jimin, e con gli anni aveva capito che tanto cibo spazzatura era il necessario per farlo stare bene.
O per lo meno era il necessario per non ritrovarselo svenuto sul pavimento.
Quand'era nervoso, quando era sopraffatto dalle emozioni, aveva sempre quei cali di pressione che lo portavano a collassare sul pavimento per alcuni minuti.
Anche quello Chanyeol lo aveva imparato col tempo.

«devo uscire con un ragazzo, Chan. Non posso mandare tutto a fanculo per Taehyung.»
Ed il biondo non mentiva, aveva una cotta megalattica per quel fotografo notturno, ma non poteva mettere la sua vita in pausa aspettando che lui lo notasse.
Si erano parlati, aveva avuto la conferma che quei post fossero in risposta ai suoi, sapeva che evidentemente non gli fosse indifferente, ma non aveva intenzione di restare ad aspettare lui.
Sarebbe andato in quel pub molto volentieri, ma non era giusto nei confronti di Jooheon, oltre che nei suoi.

«quando cazzo metterai ordine lì dentro, mh?»
Chiese il maggiore, indicandosi il capo.
Jimin ridacchió semplicemente.
Mai.

TAKE IT OFFWhere stories live. Discover now