XXVIII

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Iniziare una storia dopo esser stati distrutti, non è facile.
Yoongi lo sapeva bene, aveva perso la sua ingenuità con l'abbandono del suo primo amore. Si era convinto per anni di non riuscire a provare alcun sentimento, si era tirato indietro davanti a qualsiasi interesse iniziasse a stuzzicargli la mente. Aveva dimenticato quanto fosse bello essere il primo pensiero di qualcuno, avere un motivo per sorridere e una persona al proprio fianco con cui condividere ogni attimo della propria vita.
Yoongi si dava già per spacciato, 19 anni, ancora bloccato all'ultimo anno di scuola, e con Taehyung come unico punto di riferimento.
La sua vita faceva schifo -si diceva ogni giorno- perchè dopo Hoseok niente aveva più senso, nulla lo aveva avuto fino a che qualcuno gli aveva mostrato dinuovo cosa fosse il sole.
Jungkook era stato il suo sole, la ventata di aria fresca che gli serviva, quel novellino del terzo anno con il doppio dei suoi muscoli e i denti da coniglio.
Quel ragazzino era entrano nella sua vita come un tornado e aveva messo tutto sotto sopra.
Yoongi amava il disordine, il silenzio, il pianoforte, ma sopra ogni cosa era sicuro di amare Jeon Jungkook.
Stavano insieme da pochi mesi, all'incirca cinque, ma per loro sembrava fosse passata una vita. Avevano una complicità unica, oltre che una fiducia ben riposta.
Yoongi non lasciava avvicinare nessuno se non Tae, quindi non c'era alcun pericolo di un possibile tradimento o cose del genere,
Jungkook al contrario aveva tante persone intorno, era socievole e quindi ben voluto, oltre che una bellezza mozzafiato.
Nonostante questo però, il maggiore sapeva che non avrebbe mai potuto tradire la sua fiducia con qualcun altro, aveva faticato così tanto per averlo, sarebbe stato stupido lasciarlo andare così facilmente.
Taehyung lì invidiava a volte, anche se era difficile ammetterlo a se stesso, ammettere di desiderare un relazione stabile, un equilibrio in quella vita caotica, l'amore.
Era sempre stato strano, diverso, perverso. Era sempre stato quello in più, quello neutro, il bambino spaventato che gioca da solo nell'angolo della stanza. Forse era per questo che desiderava Jimin ardentemente, perché lui gli aveva mostrato nuovamente i colori dopo un fiume di trasparenza. Aveva bisogno, forse più che di Jimin stesso, di qualcuno che lo facesse sentire indispensabile.

«la tavola è pronta.»
Jimin sussultó al tocco del maggiore, che era comparso improvvisamente in cucina, alle sue spalle.
Il biondo sorrise e con un mesto movimento si poggió al suo petto, facendoci aderire la schiena.
La sera prima lui e Tae avevano chiarito ciò che c'era da chiarire, si erano confrontati su diverse cose, e lui aveva ricevuto le sue meritate spiegazioni.
Eppure, un fastidioso vocio persisteva nel suo orecchio: c'era qualcos'altro che avrebbe dovuto sapere.
Fece per annuire, lui aveva finito di infornare il pollo, ma il maggiore lo interruppe prima che potesse anche solo aprir bocca.

«non hai ancora scoperto chi è stato, vero?»
Quella domanda fece trasalire il biondo, che si aspettava tutto ma non dinuovo quel discorso. Perché taehyung continuava a tirar fuori quell'accaduto?
Non aveva scoperto chi era stato a fargli del male, a ridurlo con un quantitativo di lividi e morsi non indifferenti. Non aveva ancora capito chi lo avesse stuprato, e non stava facendo nulla per trovare una soluzione, per scoprirlo, per avere giustizia per un atto così replorevole.

«voglio solo dimenticare.»
Un docile sussurro che si traduce in un sorriso accennato sul viso del maggiore.
Voleva dimenticare, ma non sapeva nemmeno come fosse andata. O forse continuava a convincersi che fosse così.

Fortunatamente il campanello interruppe quella conversazione, così di malavoglia Taehyung dovette scostarsi dal corpo del minore, ma non prima di avergli posato un bacio sul collo. Era sicuro sarebbe stata un'ottima serata, forse la parte più razionale di sé voleva trovarsi in una situazione ordinaria, voleva capire e osservare quali fossero le dinamiche di una normale serata con gli amici. Non che non fosse mai capitato prima, ma la presenza di Jimin e il fatto che fossero in casa sua, cambiavano le carte in tavola

«Ciao Hyung!»
Jungkook salutò entusiasta, non prestando molta attenzione a Taehyung, troppo impaziente di raggiungere Jimin poco distante. Senza aspettare l'invito, non che fosse davvero necessario in realtà, attraversò l'atrio e strinse velocemente il biondo in un abbraccio. Era stato un colpo di fulmine con quel ragazzo, amicizia a prima vista?

«Sembra un cazzo di quattordicenne che scodinzola attorno al suo idolo.»
E Yoongi rise, perché il castano aveva pienamente ragione, Jungkook a volte non riusciva a nascondere quel suo lato infantile.

«Beh non posso negarlo.»
Dopo un breve saluto e quello scambio di battute, i più grandi si diressero in cucina, incoraggiati dalle risate che erano riusciti ad udire dall'ingresso.
Jungkook era steso a terra in preda ad una risata spasmodica, mentre Jimin sembrava aver fatto lo shampoo nel soju.

«Che sta succedendo?»
Taehyung aveva un'espressione corrucciata in viso, confuso dalla situazione trovatosi davanti e in parte anche invidioso. Non che volesse trovarsi lui con i capelli zuppi e odoranti d'alcol, ma in un solo minuto Jungkook era riuscito a far ridere Jimin come poche volte gli aveva visto fare.

«Perchè hai messo il soju così in alto? Non riuscivo a prenderlo e mi è caduto addosso.»
Rispose il biondino, con un tenero broncio ad ornargli le labbra. Dio se ne era innamorato.
Taehyung scosse il capo in risposta, porgendo contemporaneamente la mano a Jungkook, che sembrava essersi affezionato al pavimento e ancora non si alzava.
«Va' a darti una sciaquata, così appena torni possiamo mangiare.»

Il biondo annuì sorridendo, slacciando il grembiulino che aveva legato in vita e poggiandolo sul piano in marmo della cucina. Prima di imboccare il corridoio, lanciò un'occhiata divertita al corvino, che in qualche minuto era riuscito a fargli cambiare riguardo la prima impressione che aveva avuto di lui. Proprio quella fatidica sera al pub.

«Jimin-ah non metterci troppo, ti prego, sto morendo di fame!»
Brontolò proprio quest'ultimo, non appena fu in piedi, scatenando una risata generale.

«Ma questo soggetto dove l'hai trovato?»
Yoongi scosse la testa con fare drammatico, sospirando teatralmente.

«Me lo chiedo ogni giorno, Tae.»








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