XLVIII

494 47 5
                                    

Panna, funghi, prosciutto crudo e peperoni.
Non l'aveva mai provata, ma quando aveva letto sul menù gli ingredienti, quella pizza sembrava averlo pregato di mangiarla.
«mi aspettavo prendessi la solita.»
Ridacchió Chanyeol, seduto difronte al suo migliore amico, che ancora fissava il menù plastificato. Non andavano in pizzeria da davvero molto tempo, e quel giorno avevano colto l'occasione al balzo: Baekhyun era impegnato con sua sorella maggiore, mentre Jooheon aveva il turno serale al pub.
Erano entrambi liberi, dato che pur vivendo insieme non riuscivano mai davvero a passere del tempo da soli.
Quella settimana era passata velocemente, Jimin aveva preso ad uscire sempre più spesso con il corvino, e la sera si intratteneva al pub fino alla fine del suo turno.
La mattina invece era stato occupato con dei colloqui, aveva mandato il proprio curriculum - quasi vuoto in realtà- a diverse agenzie, alcune di cosmetica, altre di abbigliamento.
Aveva deciso di sfruttare il proprio potenziale, era un ragazzo dall'aspetto etereo, sapeva posare apparendo affascinante, e non era disturbato dalle attenzioni altrui.
Era fatto per posare, gli aveva detto Taehyung una volta, e lui aveva deciso di prendere da quella storia solo le cose belle, solo i consigli e gli insegnamenti, le esperienze che lo avrebbero aiutato a migliorare se stesso e la propria vita.
Un lavoro era ciò che voleva, infondo aveva un po' di mesi arretrati da restituire a Chanyeol, l'appartamento era di entrambi ma non scordava le volte in cui a fine mese il maggiore pagava l'affitto anche per lui.

«lo pensavo anche io in realtà, ma guardala, sembra chiamarmi!»
Si difese il biondo, indicando all'amico la piccola fotografia affianco alla descrizione che tanto lo aveva affascinato.
Il locale non era molto pieno, per questo iniziarono a ridere a crepapelle, probabilmente immaginando entrambi una pizza parlante. Quanto erano stupidi quei due insieme.
Continuarono a ridere per un'ora buona, rischiando anche di soffocare con la mozzarella calda della pizza, Chanyeol non prendeva mai nulla di diverso, la Margherita era l'unica pizza che avesse mai mangiato in vita sua.
Tranne quella volta in cui Baekhyun gli aveva ficcato in bocca un pezzo della sua capricciosa, ma era stato così traumatico per lui che cercava di non ricordarlo.

«allora, adesso che hai la pancia piena, che ne pensi di raccontarmi un po' di Joo?»
Ammiccó il più grande, con espressione perversa sul volto. Jimin rise nuovamente, scuotendo il capo e sistemandosi meglio sulla panchina in legno.
Quella pizzeria aveva un design rustico. Non che sapesse davvero cosa volesse dire "rustico".

«Non saprei cosa dire, va semplicemente bene, Jooheon rende tutto leggero e sopportabile.»
Si ritrovò ad arrossire, probabilmente non era quello che l'altro voleva sentire, ma la prima cosa a cui pensava quando sentiva il nome del corvino, era quella. Pace.
Con Jooheon era tutto pace, era come fluttuare su una nuvola di zucchero filato.
Naturalmente litigavano, ma non durava mai molto, e soprattutto non erano motivi futili.
Avevano litigato proprio il giorno prima per un messaggio che jimin aveva ricevuto, era da parte di un utente di art.com.
Joo aveva chiesto a jimin perché avesse smesso di pubblicare lì, oltre per il periodo passato con Taehyung, e il minore aveva preso la domanda come un disinteresse da parte sua, come se non gli importasse l'idea del suo ragazzo esposto su un social.
Ma jimin non aveva capito, e non capiva ancora in realtà.
Apprezzare qualcuno, non vuol dire chiuderlo fra le proprie braccia e impedire a tutti di avvicinarsi. Era stato proprio lui a spingerlo nel darsi una possibilità, lo aveva convinto a mandare il curriculum dopo aver stampato decine di sue foto e averle lasciate sul suo letto.
Per farsi dare le chiavi da Chanyeol, aveva dovuto comprargli un cestino pieno di pollo fritto, che a quanto pare non era solo il preferito di Jimin.
Ne era valsa la pena comunque, perché solo davanti alla realtà il non-piu-biondo era riuscito ad ammettere che sì, avrebbe potuto farlo.
Amare qualcuno non ha a che fare con possederlo, e Jooheon voleva che capisse questo, che lui non lo avrebbe mai costretto al suo fianco, perché quello non è amore, perché non è così che costruisci qualcosa di stabile e duraturo.

Taehyung e Jooheon erano simili per certi versi, entrambi lo lasciavano senza parole per il loro modo di pensare, lo facevano sentire in un mondo apparte, tutto loro, con le proprie abitudini, idee e pensieri.
C'era una sola, ma grande differenza.
Taehyung teneva al buio la sua parte vivida, Jooheon dava luce al suo lato buio.
Il mondo in cui viveva con Tae era tossico. Dannatamente tossico, fatto di punizioni e premi, più ansimi che parole, e una casa che avrebbero potuto considerare il museo della devianza.
A volte, quando chiuso in casa aspettava pazientemente il suo compagno, Jimin fissava gli angoli delle stanze e credeva di poter scorgere le pareti marcire. Immaginava la muffa trasudare dall'intonaco, colare verso il basso e macchiare il parquet. Quelle sensazioni se l'era portate dietro, non importava aver cambiato casa, aver chiuso i rapporti con Tae, aver stravolto le proprie abitudini. Quando chiudeva gli occhi, dopo una giornata turbolenta, sotto le palpebre si ripresentava sempre quella maledetta parete macchiata, e la muffa sembrava voler coprirlo, bruciando tutto ciò che si trovava sulla sua strada, senza però raggiungerlo mai.

Nel suo mondo con Jooheon, Jimin non voleva pareti di muffa.
Nel suo mondo con Jooheon,
Jimin voleva splendere nel modo giusto.

TAKE IT OFFWhere stories live. Discover now