XXXIX

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Le cose possono andare a rotoli nel tempo necessario per un battito di ciglia.
E questo jimin lo sapeva già, ma non si aspettava che sarebbe successo così presto.
Infondo con Taehyung ci stava solo da sei mesi, mesi in cui era rimasto senza amici, mesi in cui era uscito di casa poco più di tre volte oltre alle mattine per andare a scuola.
Aveva anche un diploma, ricevuto a pieni meriti. Si era trovato un bel lavoro subito dopo la fine dell'anno scolastico, il suo primo giorno era stato appena una settimana prima. In quella fabbrica di candele lui ci si perdeva, sia per l'immensità dello stabile, che per i mille colori e profumi che gli inondavano la mente. Le candele erano sempre state uno dei suoi oggetti porta fortuna, era solito tenerne un paio sui mobili, prevalentemente chiare e profumate. Gli servivano per tenere sotto controllo l'ansia, e sotto sotto gli ricordavano anche i tempi in cui, da bambino, scioglieva la cera con la sua mamma e insieme creavano candele di ogni forma e colore. Un passatempo singolare, ma era uno dei suoi ricordi più felici, dei tempi in cui tutto andava bene.
Tutto sembrava andare per il verso giusto anche in questo periodo della sua vita, sia l'amore che il lavoro, la sua costante componente di narcisismo e anche il piccolo coniglio bianco che era riuscito a farsi comprare.
Lo aveva chiamato candy, e lo amava all'impazzata ogni giorno di più.
Se ci pensava, in effetti, le cose stavano andando troppo bene, davvero troppo, e uno come lui sapeva bene di non doversi godere la felicità.
Non perché non la meritasse, semplicemente sapeva che l'avrebbe pagata il doppio.
Fin da piccolo si era sempre chiesto perché per lui funzionasse così, perché per ogni gioia ricevuta doveva soffrire altrettanto e con gli interessi aggiunti, perché dopo essersi guadagnato qualcosa doveva comunque aspettarsi di perderla fra le sue stesse dita.
In parte era proprio per quello che aveva deciso di vivere di Taehyung, perché vivendo di lui non avrebbero potuto toglierglielo, forse la vita gli avrebbe risparmiato la morte.
Taehyung era sembrato strano fin dalla mattina, si svegliavano entrambi alle sei tutti i giorni, quel giorno invece al suono della sveglia jimin si era ritrovato da solo.
Dopo la prima occhiata in giro, aveva sentito il rumore del caffè dalla cucina, e allora aveva rilassato i nervi e si era diretto lì.
«buongiorno hyung.»
Aveva sorriso nel vedere il suo compagno intento a versare il caffè in due tazze, ma il tutto era durato poco, giusto il tempo di accorgersi che sul tavolo ci fosse un grande foglio plastificato.
Strano, aveva pensato, e con Taehyung ancora voltato e nessuna risposta ricevuta, si era quasi lanciato contro quella che, alla fine, era una foto.
«non rovinarla, ci ho lavorato tutta la notte.»
Ma questo non era vero, per tutta la notte jimin gli si era stretto contro, se ne sarebbe accorto se fosse stato assente.

«si può sapere chi è?»
Una morsa di gelosia gli stringeva lo stomaco, mentre alternava lo sguardo fra la schiena del maggiore e il corpo del ragazzo fotografato.
Era snello e con tratti europei, non gli sembrava di averlo mai visto, ma a prescindere da chi fosse, non era contemplabile l'idea del suo corpo semi nudo nella sua cazzo di cucina.
Voleva esplodere di rabbia e gridare, ma aveva imparato che con Taehyung era inutile reagire così, doveva solo dargli tempo.
«é il mio nuovo modello, jimin, e sarà qui tra un paio d'ore, quindi vedi di metterti all'opera e di pulire tutto questo schifo.»
Il maggiore sputò quelle parole con cattiveria, come se sapesse esattamente quanto male stesse facendo al suo ragazzo, come se lo stesse facendo di proposito.
E jimin ne ebbe conferma quando con nonchalance fece schiantare la tazza contro il pavimento, riducendo il tutto a pezzi di ceramica e schizzi di caffè.

-

Di scenari apocalittici jimin ne aveva sempre immaginati tanti, ma fra questi mai aveva intravisto Taehyung metterlo in secondo piano.
Da quando avevano iniziato a convivere certamente non era sempre stato trattato bene, anzi, ma mai e poi mai era stato l'ultima scelta o qualcosa di fondo. Non si era mai sentito come la mogliettina fedele costretta ad aspettare a casa il marito, la visione penosa di una donna annullata alle volontà del compagno, occupata durante il giorno a rendere tutto perfetto, a partire dal pranzetto degno di uno chef gourmet, e per finire al letto con le lenzuola piegate simmetricamente e con maniacale attenzione. No, jimin non si era mai sentito così.
Certo puliva casa nel modo più attento in cui riusciva, cucinava e si sforzava di non dimenticare il sale, aveva persino provato a stirare ma alla quarta camicia bruciata aveva deciso che quello proprio non era per lui.
Più che una mogliettina fedele, si rivedeva nell'amante. La boccata d'aria fresca, la via d'uscita da qualcosa di estremamente serio e triste: la realtà. Jimin si sentiva l'amante di Taehyung, triangolo in cui la moglie era la vita.
E mai nel loro piccolo triangolo lui non era stato al vertice, mai si era sentito scaraventare in basso, costretto a confrontarsi con ciò che vi era all'estremo opposto.

«spero per te che ci sia una spiegazione, prega affinché ci sia!»
Ed era ormai mezz'ora che il biondino strofinava e strofinava il parquet del soggiorno, non riusciva ancora a capacitarsi di quanto Taehyung lo avesse trattato male, e soprattutto non capiva perché un altro ragazzo dovesse entrare in casa loro, ma neanche si spiegava quella foto, o il bicchiere rotto di proposito, o "jimin" anziché "minnie".
Non ci stava capendo più nulla e si sentiva sull'orlo di una crisi nervosa.
Dannato Taehyung, e dannata la sua stupidità. Per quel ragazzo aveva perso tutti, non poteva nemmeno chiamare Chanyeol e sfogarsi, magari sentire il suo parere, non poteva distrarsi facendosi raccontare qualche cazzata o cose del genere.
Per Taehyung aveva messo tutto da parte, compresa la vita che aveva vissuto prima di lui.

;;; È un capitolo importante, mi piacerebbe molto avere dei pareri. È l'inizio dello scatafascio.

TAKE IT OFFWhere stories live. Discover now