XXI

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Flebili suoni gli giungevano alle orecchie, qualcosa di delicato, di insistente ma non fastidio.
Incredibile come potesse pensare "non fastidioso" nei confronti di Chanyeol, probabilmente era la sbornia a parlare per lui, non c'era altra spiegazione.
Con un sonoro sbadiglio aprì gli occhi al mondo, riconoscendo subito le pareti chiare della sua stanza.
Quando si erano trasferiti in quell'appartamento, circa un anno prima, aveva deciso di arredarlo esattamente come aveva sempre sognato, voleva che casa sua sapesse di casa, non di abitazione. Su molte cose Chanyeol lo aveva lasciato scegliere senza problemi, infondo a lui non importava davvero, non avrebbero condiviso casa per molti altri anni. L'idea di diventare coinquilini era venuta a lui, entrambi vivevano con i propri genitori e ingenuamente credevano di potercela fare ad essere autonomi. Qualche lavoretto saltuario, un aiuto da parte delle famiglie, e nel giro di qualche mese erano riusciti a trovare un piccolo appartamento da dividere. Le spese erano più sostenibili, e soprattutto avevano la certezza che in caso di difficoltà, c'era l'altro a poter coprire l'affitto. A Chanyeol non importava granché come fossero i mobili, l'importante, aveva sempre pensato, è avere un tetto sulla testa.
Le pareti della casa erano di un chiaro color pesca, i mobili scuri e bassi. Chanyeol aveva un letto singolo, due armadi di medie dimensioni e una scrivania sempre piena di appunti e giornali su cui cerchiava le offerte di lavoro.
Jimin invece aveva il letto ad una piazza e mezza, perennemente coperto dal suo pail arancione.
Non importava fosse estate, quel pail non lo lasciava mai, era sempre con lui, che andasse a dormire da qualche amico, in una stanza di hotel durante una vacanza o più raramente dai suoi genitori.

«buongiorno jiminie.»
Sorrise chanyeol, fermo sulla soglia della sua camera. Lo aveva svegliato con quel suo continuo bussare, ma almeno aveva con sé un succo di frutta e delle tortine di riso.
Probabilmente era troppo assonnato per rendersi conto di quella inusuale dolcezza, chanyeol non era mai così delicato da bussare, solitamente spalancava la porta e cominciava a parlare a raffica su quanto sarebbe stata una buona giornata.
Scosse la testa e ricambió il sorriso, tirandosi su per sedersi.
Non lo avesse mai fatto, perché subito una fitta lungo la parte bassa della schiena lo fa gemere di dolore. Anche le braccia sembravano deboli, e una volta portate sotto gli occhi non poté fare a meno di sentire le lacrime formarsi.
Due grandi lividi gli incorniciavano i polsi. Subito il panico gli mozza il respiro, cerca di ricordare cosa sia successo la sera prima, eppure varie scene si sovrappongono e non gli rendono possibile capire cosa sia reale e cosa solo una fantasia. Era vivido in mente il momento in cui aveva visto Taehyung entrare nel locale, preceduto da quelli che aveva capito fossero jungkook e Yoongi.
Poi solo ricordi sfocati, fra i drink che aveva bevuto, una canna fumata fuori con dei ragazzini delle medie, e poi ecco lì il peccato, vivido come poche altre sensazioni nella sua testa, la cocaina che sale lungo la narice e brucia, dannatamente tanto.

«h-hyung-»
Il minore scoppiò in lacrime, e subito Chanyeol gli corse incontro, lasciando sul ripiano in legno ciò che gli aveva portato.

«jiminie, ehi, non piangere.
Non importa, andranno via, capiremo chi ti ha fatto questo, va bene?»
Parlò con un piccolo sorriso sul volto, accarezzandogli i capelli e stringendolo a sé per fermare quei singhiozzi che gli scuotevano il petto.
Si sentiva in colpa per non esser stato abbastanza attento, aveva visto Jimin allontanarsi poco dopo l'arrivo di Taehyung, era andato al bancone da Jooheon e lì lo aveva visto bere, tanto, troppo.
Lo aveva seguito con lo sguardo fino alla pista da ballo, poi aveva rinunciato a fargli da babysitter e si era dedicato al suo ragazzo, portandogli da bere e portandolo con sé in uno dei tanti privé.
Qualche orgasmo dopo, quando anche lui così come Baek aveva la vista annebbiata dall'alcol, più brillo che ubriaco, erano usciti dalla zona riservata e si erano diretti nuovamente nella grande sala, ai divanetti accanto al bancone.
Il pensiero di Jimin non gli sfiorava nemmeno la mente, non fino a quando non gli si era parata difronte la figura di Taehyung.
Composto come sempre, superalcolico in mano e sguardo fisso sulla pista.
'dov'è Jimin?'
E come risposta aveva ottenuto un cenno del capo, diretto verso la parte da cui era appena venuto lui, i privé.
Non avrebbe voluto andarci, sapeva che il suo migliore amico finisse sempre a letto con qualcuno durante quelle serate, ma a lui andava bene, non si lamentava, così non avrebbe avuto senso interromperlo nel bel mezzo di una scopata. Eppure un peso sul petto gli diceva di andare a controllare, di non lasciarlo solo, e così aveva cominciato a cercarlo.
Chiese a Baekhyun di aspettarlo lì, magari di restare con Taehyung, e dopo un cenno affermativo ed un bacio, aveva salito le scale per cercarlo.
Jimin era davvero in un privè.
Da solo, privo di vestiti, ma con il corpo coperto di segni.
Immediatamente il panico aveva preso possesso della sua testa, non sapeva cosa fare, Jimin non rispondeva ai suoi stimoli, non apriva gli occhi, non era sicuro stesse dormendo ma non riusciva ad immaginare altre opzioni. Jimin stava bene, era solo privo di sensi.
Jimin stava bene ma era nudo e livido e probabilmente qualcuno aveva approfittato di lui. Ma stava bene. Jimin doveva sempre stare bene.

TAKE IT OFFWhere stories live. Discover now