Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alcol, e lavora in un asilo assieme alla sua collega Kim. Il suo sogno nel cassetto è di diventare una famosa stilista di moda. Dopo aver rotto...
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"Il momento in cui con più probabilità può succederti qualcosa di veramente straordinario, è quello in cui sei certo che niente potrà accaderti." (Jane Pauley)
I bagagli erano pronti, diedi un'ultima sistemata ai capelli e lisciai i pantaloni neri per mandare via i granuli di polvere. Il trolley e il bagaglio più grande vennero riposti nel cofano della mia auto, quando venne chiuso tirai un grosso sospiro sollievo, per un attimo temetti che tutta le mie cose non entrassero e che sarei dovuto tornare indietro. -"Ancora non ci credo che te ne stai andando.."- brontoló la mia migliore amica, mentre mia madre in silenzio si limitava a star lì ferma sullo stipite della porta di legno. Per alcuni secondi non mi parve vero che stavo per partire, per lasciare casa, mia madre, quel quartiere ma soprattutto il mio passato che ancora tenevo ancorato a me. Ma era arrivata la fatidica ora di cambiare vita, e forse chi lo sa, se avessi vinto il concorso sarebbe stato davvero troppo. Avevo posizionato sui sedili posteriori tutti i miei abiti confezionati, sul sedile davanti invece avevo posizionato una scatola contente foto ricordo, schizzi e tutto il mio materiale essenziale per disegnare. Era arrivata l'ora dei saluti, quella che probabilmente odiai di più. -"Mi mancherai.."- disse singhiozzando. Non potei far altro che abbracciarla, e concentrarmi su quell'abbraccio ogni volta che a New York mi sarei sentita sola. -"Anche tu Meg, tanto"- tirò fuori un fazzoletto di carta e lo usó per soffiarsi il naso, ridemmo dolcemente. Poi, arrivò il turno di mia madre, cautamente mi avvicinai ad ella che orgogliosamente non riuscì a guardarmi in volto. -"Sta attenta mamma, ok?"- le dissi, provando a strofinarle il braccio esile ma morbido. Ella inizió a piangere, mentre fra le mani teneva un fazzoletto di cotone col quale si asciugava di volta in volta. -"Non posso crederci che.. che la mia bambina stia andando via. Siamo state così tanto tempo insieme, fin da quando tuo padre se ne andato, che.. non so se riuscirò a cavarmela a sola"- tirai un grosso sospiro. Non tolleravo mia madre per via dei suoi tanti uomini, spesso e volentieri fuori dalle righe, per l'essere alcolizzata e leggermente fuori di testa, ma dopo tutto come biasimarla, mio padre l'aveva abbandonata per un altra donna quando io avevo soltanto sei anni. Esistono molti modi per reagire alle difficoltà che la vita ci pone davanti, probabilmente quello fu il suo. -"Riguardati mamma, non farmi stare in pensiero!"- le raccomandai, asciugandole una lacrime colata dal viso. -"Ti voglio bene tesoro"- sorrisi. -"Tranquilla signora Kate, per lei ci sono se ne ha bisogno"- si rivolse Megan singhiozzando a mia madre. Qualche lacrima forse scorse anche a me, ma volevo essere forte, combattiva e determinata per la nuova vita che mi attendeva. Per un ultima volta le salutai sventolando la mano, mentre le sue si tennero sotto braccio tutto il tempo nel quale io ebbi modo di vederle. Ero in auto, ed avevo acceso il motore e inserito la prima, stavo partendo e se me l'avessero raccontato dal futuro probabilmente non c'avrei creduto. Inserendo il navigatore, mi segnó un'ora per via del traffico intenso, per fortuna avevo guadagnato un bel po di soldi all'asilo, mi pagavano bene oltretutto lavoravo lì da molto, ed ero riuscita a racimolare una bella somma. Anche se, per poter sostenere quella casa avrei dovuto cercarmi un lavoro, il concorso non era di certo retribuito, e poco ci sperai. Metà del viaggio rigò diritto, verso il tardo pomeriggio mi fermai ad un autogrill per poter fare benzina e mettere qualcosa sotto i denti. Non era il massimo per me star da sola, probabilmente tutti i ricordi iniziavano a venire a galla, ed io come al solito non smettevo di pensarci ogni minuto.
