13. Mente e cuore

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"La vita è la somma di tutte le tue scelte"(Albert Camus)

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"La vita è la somma di tutte le tue scelte"
(Albert Camus)


Un'altra notte insonne. Ero rimasta sveglia con fra le mani una tazza di latte caldo, attendendo che le pillole bianche e minuscole facessero effetto. Ero ridotta uno schifo, avevo i capelli in disordine e profonde occhiaie sotto gli incavi degli occhi. Mi promisi di fare del mio meglio, di cambiare vita, di darmi da fare per costruirmi un futuro migliore, più di quello che avrei potuto avere a Manhattan, ma onestamente li, nella grande mela succedevano cose che mi facevano rivivere il passato in continuazione. Derek e il suo caratteraccio, non avevo una casa stabile e mi sentivo più sola che mai. Dormì non più di tre ore, in cucina incontrai Jassie intenta a far colazione con il suo succo d'arancia e i cornetti caldi preparati in casa, era molto volenterosa.
-"Buongiorno"- dissi, sbadigliando e grattandomi la nuca.
-"Cosa c'è?"- continuai, datone che ella mi aveva praticamente ignorato.
-"Ieri sera sei tornata tardi, ho visto la moto di Derek qui fuori, coraggio.. spara!!"- roteai gli occhi la cielo e risi a fior di labbra, iniziai a riempirmi una scodella con del latte nel quale avrei immerso dei cereali.
-"Non cominciare Jass non volevo neanche uscirci, ero in palestra prima ci siamo presi a pugni poi sono svenuta e.."-
-"Sei svenuta??"- intervenne Finch sbucando dalla sua camera da letto, in vestaglia di seta e con i capelli perfettamente in ordine, beato lui pensai.
-"Si ma state tranquilli sto bene, così ha insistito per portarmi a cena in un pub"- dissi con nonchalance non volevo che si entusiasmassero troppo.
-"Accidenti, facciamo progressi qui!!"- intervenne Finch dandomi una leggera spinta sulla spalla, si versò poi del caffè in una tazza e si sedette accanto a Jass continuando a sentire il discorso incuriosito.
-"Finch, smettila, niente progressi.."- sbottai.
-"Oh andiamo Nina sei troppo dura, è stato gentile si è preoccupato per te ti ha riaccompagnata a casa ti ha regalato una rosa con una frase.. be' romantico cosa vuoi di più!?"- esclamò Jassie sorseggiando la sua aranciata.
-"È vero baby, sei troppo isterica"- concluse Finch, con aria altezzosa. Era la seconda persona che me lo diceva.
-"Io sarei isterica?"- risi leggermente sapevo che mi stava canzonando.
-"Si cara, dagli almeno un'altra opportunità"-
-"Ma sentiteli! Siete stati proprio voi giorni fa a mettermi in guardia"- mi sedetti anch'io al tavolo in loro compagnia e cominciai a mangiare i cereali.
-"Si hai ragione, ma credici noi lo conosciamo molto meglio di te.. non direttamente questo è certo ma, non l'abbiamo mai visto così disperato"- scoppiò a ridere la mia amica, seguita dalla risata di Finch.
-"Voi siete matti"- finí la mia colazione, mi preparai indossando una gonna scozzese delle calze e una camicetta nera, inserí però ai piedi delle scarpe basse. Feci una coda bella alta, non mi truccai quella mattina, soltanto un filo di correttore per coprire le occhiaie.
Quando stetti per raggiungere la camera degli ospiti nella quale Jass mi aveva graziosamente sistemato, un messaggio arrivò dal mio cellulare.

Megan: Chiamami, è urgente!

Iniziarono le palpitazioni, ero agitata le mani mi sudavano, decisi di prendere l'autobus, in auto sarebbe stato pericoloso datone il mio stato di ansietà.
-"Esci di già?"- disse la mia amica, era pronta stava aspettando Finch.
-"Si, devo.. prendo l'autobus"- balbettai, mi affrettai ad indossare la mia giacca pesante e una sciarpa che sistemai attorno al collo.
-"Sei sicura di stare bene?"- ingoiai quel grosso groppo che mi si era formato in gola, non volevo mentire, ma onestamente sarebbe stato troppo complicato spiegare.
-"Si va tutto bene" - non le lasciai modo di rispondere, che afferrai la mia borsa a tracolla e con due gradi sotto zero mi recai alla fermata dell'autobus. Con lo stomaco sotto sopra, il tremolio alle gambe chiamai immediatamente la mia migliore amica.
-"Pronto?"-
-"Megan sono io, che succede?"- ella tirò un grosso sospiro che non mi piacque per niente.
-"Nina, promettimi di non andare in escandescenza"- la voce le tremava, ma non quanto il mio intero corpo.
-"Parla coraggio, non girarci troppo in torno"-
-"Credo che rilasceranno Robert, domani ci sarà il processo definitivo, e gli ultimi due erano completamente a favore"- percepì gli occhi pizzicarmi, ma non era quello il momento di piangere.
-"Bastardo.."- sibilai, a detti stretti.
-"Nina ti cercherà lo sai questo? Vorrà la sua vendetta.."-
-"Cosa credi Meg? che non lo sappia?"- sbraitai, l'autobus per fortuna arrivò, almeno non avrei tardato alla lezione quel giorno.
-"Farò tutto il possibile.. tu promettimi che starai attenta e non ti caccerai nei guai"- strinsi gli occhi, e immaginai un meraviglioso prato verde. Stavo già cacciandomi nei guai, avendo a che fare con Derek.
-"Te lo prometto, mia madre come sta?"-
-"Meglio, anche se l'altra sera era più ubriaca del solito"- mi massaggiai la fronte mentre salivo il gradino e cercavo in giro un posto gradevole dove sedermi.
-"Va bene a lei ci penserò io, il prossimo weekend intendo tornare. Tu occupati di Robert mh?"- mi sistemai  su un sediolino azzurro accanto al finestrino.
-"Va bene Nina.. ti voglio bene"- immaginai che stesse sorridendo, e quanto mi mancava quel sorriso smagliante, i suoi capelli biondi e le sue braccia esili che mi stringevano quando ne avevo bisogno.
-"Anch'io Meg"-
Adagiai il capo al finestrino, abbattuta, afflitta, la mia battaglia non era ancora terminata, ero spaventata, questo è certo, ma non avrei lasciato strada spianata a quel bastardo. Quando varcai l'entrata del lungo corridoio, passai davanti l'ufficio del direttore John McCarthy, e lui assieme a suo figlio stavano discutendo animatamente. Quella volta non ebbi il coraggio di starmnene li ad origliare, avevo  la mente troppo occupata, anche se quando egli mi intravide con la coda dell'occhio, dopo che i nostri sguardi si erano incrociati per un millesimo di secondo, lasciò in sospeso la conversazione con suo padre per poter iniziare a rincorrere me.
-"Hei aspetta, perchè corri?"-  la sua voce fu un leggero ma fastidioso soffio sul collo, la tenne bassa quel tanto da poter farlo sentire soltanto ai sottoscritti.
-"Sono in ritardo"- mi limitai a dire, passeggiai velocemente, non avevo la voglia di starmene li a farneticare con una persona che probabilmente avrebbe ulteriormente incasinato la mia mente e la mia vita.
-"Che ti prede perchè mi rispondi cosi?"- ringhiò, la sua mano mi afferrò il braccio e lo tenne in una presa salda. I nostri petti si scontrarono di poco, i suoi occhi indagatori vagavano sui miei senza tregua, erano scuri e profondi come sempre. Portava una t-shirt nera e un giubbotto di pelle.
-"Così come?"- feci finta di non capire, strappando il braccio dalla sua morsa, ma egli non si diede per vinto, continuò ad inseguirmi.
-"Mi sei passata davanti e non mi hai neanche salutato"- si lamentò, affiancandomi.
-"Stavi parlando con tuo padre, non volevo disturbavi"- ero asettica, in colore, il mio viso lo era. Egli nuovamente mi afferrò, stavolta, avvolgendo il polso, lo tenne stretto, tanto da farmi voltar e far scontrare ulteriroemente i nostri occhi rabbiosi.
-"Che succede? È per me? Mi sembra di aver fatto di tutto per convincerti a.."- risi leggermente, allargare le labbra in quel gesto mi fece male.
-"Hai fatto di tutto? ma sul serio?"-
-"Ok va bene, dimmi che devo fare allora"- supplicò, seppur i suoi occhi apparvero feroci e inquieti.
-"Niente.. non devi fare niente"-sbottai, tirando via il mio polso e continuando a camminare senza voltarmi in dietro, lui non mi seguì. Alla lezione, ero distratta, fui attenta soltanto per la prima mezz'ora, il resto la passai a guardare il soffitto, o a concentrarmi su un qualsiasi oggetto li presente nella stanza. Jassie era seduta al mio fianco, mi parlava, ma onestamente la sua voce la sentivo lontanta ovattata, Finch invece era al reparto stile, avrei dato la vita per essere al posto suo, per guadagnare amando il mio lavoro.
-"Stasera io e Finch ci vediamo con una nostra amica in un bar in centro ti va di venire?"- disse ella allegramente quando uscimmo dall'aula.
-"Scusami Jass, ma non ne ho molta voglia"- storsi il naso, ero assonata.
-"Oggi sei cosi strana.. dai vieni, ti distrarrai un po, ti farà bene ne sono certa!"- era incoraggiante, di buon umore, ma non sarei uscita con loro quella sera, ero troppo indaffarata con i miei pensieri.
-"Ci penserò"- mentì, sorridendole appena. Lugo il tragitto per l'ascensore, intravidi Derek pavoneggiarsi con una ragazza molto slanciata, bionda e dai capelli mossi, aveva una specie di microfono alle labbra, ed era vestito con una gonna elegante molto corta ed una giacca. Egli si protese sulla scrivania, e civettarono come due animali in calore, era uno spettacolo disgustoso, quando Derek faceva qualcosa di buono veniva sempre e subito oscurato dalla cosa malvagia e rivoltate che faceva dopo. Vi passammo affianco, e la rabbia mi ribollì dentro, sorrise maliziosamente ad ella, e mi rivolse invece uno sguardo torvo, confuso, mi limitai e fulinarlo con gli occhi , se lo meritava. D'altronde ero stata davvero scortese con lui quella mattina, ma ciò non giustificava il suo comprotamento da lupo affamato.
Io e Jassie pranzammo in un ristorante lì vicino assieme a Finch, la loro compagnia mi metteva buon umore, erano buoni amici per quanto si stavano dimostrando. Masticai velocemente una bistecca con vicino dell'insalata a differenza dei miei colleghi che invece si fecero una bella scorpacciata.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora