4. Un brutto scherzo

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"La speranza è un rischio da correre

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"La speranza è un rischio da correre.
È addirittura il rischio dei rischi."
(Georges Bernanos)





-"Si può sapere cos'hai nella testa?"- dissi furiosa scendendo velocemente dalla moto, una volta arrivati a destinazione. Egli non rispose, si limitò a ridacchiare sotto i baffi, sollevai gli occhi al cielo stufa già di quella strana e improbabile situazione. La musica ad alto volume si percepiva già da fuori l'abitacolo, era una melodia piacevole, la casa che vi trovai di fronte era simile alla mia, a quella di Derek in realtà.
-"Ti sei imbambolata per caso?"- brontolò, mentre percorremmo il sottile vialetto.
-"No, e gradirei che mi rispondessi quando parlo"- incrociai le braccia, ma proprio in quel momento arrivammo alla porta che egli spalancò senza neanche bussare. Mi sentí in imbarazzo, nono conoscevo nessuno compreso il burbero con cui ero venuta a quella festa. Molti si avvicinarono ad egli per salutarlo con una stretta di mano o un semi abbraccio. Io ricambiavo con un gentile sorriso, quando una giovane donna alta e dai capelli scuri col sorriso più perfetto che io abbia visto nella mia vita si accorse di noi due, mi guardò stranita fra le mani teneva un calice e il suo vestito nero a tubino mi fece sentire in imbarazzo per il mio outfit improbabile e poco da cocktail. Declinò la conversazione che aveva intrapreso con degli uomini, probabilmente i suoi amici, per potersi avvicinare a noi a passo felpato ed elegante sulle sue décolleté firmate Louboutin.
-"Non sapevo.. che saresti venuto"- disse al ragazzo al mio fianco, il suo sguardo mi parve sorpreso ma al contempo disturbato. Egli si limitò a guardare altrove e ad intascare le mani.
-"Si, e allora? Sai bene perché lo faccio"- rispose sprucido, ed gli occhi della giovane si incupirono d'un colpo frenando così il suo leggero entusiasmo.
-"Va bene.. ehm, tu devi essere la sua ragazza, Derek non ha mai portato nessuno alle feste che ho organizzato per i miei compleanni"- ridacchiò, con l'intenzione di metterlo in imbarazzo. Ciò mi fece arrossire di colpo, quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
-"Oh no, no, assolutamente sono.."- poi per un attimo le parole mi morirono in gola, cosa ero?

Un'amica? Nemica?

Ma se ci eravamo visti soltanto una volta, ed avevamo pure litigato come matti?!

-"È solo un'amica, non entusiasmarti"- brontolò quest'ultimo al mio posto, e gliene fui grata, la donna mi guardò sottecchi non era male, infondo aveva un viso che ispirava simpatia.
-"Mh, facciamo che per questa volta ti credo"- concluse e sull'orlo di allontanarsi, tirai un grosso sospiro quando però ci raggiunse nuovamente, ritornai sull'attenti.
-"Papà ti sta cercando, rispondigli al cellulare"- disse infine sarcastica, lui ne rimase indifferente, e iniziò ad avanzare il passo praticamente ignorandola. Cominciai a seguirlo, non potevo prenderlo di vista.
-"Che significa?"-
-"Cosa?"- rispose seccato, senza alcuna considerazione, recuperando il bicchiere di vetro colmo di un qualsiasi alcol che gli avrebbe potuto offuscare la mente e ribaltare lo stomaco.
-"Come cosa? Ha detto che ti cerca tuo padre. Chi è quella donna?"- ero curiosa, lo ero sempre stata, e quel ragazzo probabilmente avrei dovuto viverlo più di quanto avessi intenzionalmente voluto. Dopo un lungo sorso, recuperó una sigaretta dalla sua tasca e l'accese rapidamente.
-"Sei una vera ficcanaso te l'hai mai detto nessuno?"- disse guardandosi in giro, cacciando via il fumo dalle sue labbra. Nel frattempo gironzolavamo per la stanza e di tanto in tanto Derek non mancava occasione per salutare o fare gli occhi languidi a qualcuna.
-"Non sono una ficcanaso. Semplicemente sono arrivata a New York ho trovato un tizio poco simpatico nell'appartamento al quale avevo pagato metà del primo affitto, e che con uno spregevole ricatto mi ha portato ad una festa"- precisai, egli prese a ridere sguaiatamente.
-"Kristie è mia sorella"- dichiarò, poi riprese a gironzolare e tutto quel camminare e inseguire la sua alta figura mi fece venir voglia di bere, ma poi ricordai che non lo facevo più da molto tempo. In compenso, afferrai uno di quei panini farciti al buffet.
-"Stai scherzando? Mi hai portato al compleanno di tua sorella, quando in realtà nemmeno mi conosci?"-
-"Certo che ti conosco. Sei di Manhattan, la tua migliore amica si chiama Megan, odi la birra alla spina, non ti piacciono i tipi che ti insultano al primo appuntamento e sei una maestra d'asilo"- concluse con nonchalance afferrando una patatina dal contenitore, adagiandosi allo stipite del divano.
-"Non sono una maestra d'asilo"- risposi seccata, e sbuffando noiosamente.
-"Ah no? A me pareva di sì"- non mi andò di rispondergli, per placare la rabbia decisi di afferrare e addentare un'altro panino farcito, più una fetta di pizza al formaggio. Quando la sorella di Derek spense le candeline per i suoi trent'anni, diede inizio alla vera festa, si, una di quelle incasinate e con la musica troppo alta, insomma nulla che non abbia già visto pensai. Alcuni dei suoi amici, si diressero in giardino ad aprire le danze con una pompa che spruzzava della birra direttamente dal tubo, ed ovviamente fummo fuori anche noi, datone che Derek non poteva assolutamente farsi sfuggire l'occasione di bere ancora. Me ne stetti li, in disparte a sperare che quella festa finisse il prima possible per poter tornare a casa.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Onde as histórias ganham vida. Descobre agora