11. Petali e segreti

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"Chi arriva con un regalo chiede sicuramente un favore"(Proverbio cinese)

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"Chi arriva con un regalo chiede
sicuramente un favore"
(Proverbio cinese)



Quel pomeriggio finalmente ebbi il coraggio di telefonare a mia madre, per fortuna o per sfortuna venerdì non tardò ad arrivare, e per il mio primo weekend avevo pianificato serie tv, film, e pop corn deducendo che sicuramente Derek avrebbe avuto da fare con i suoi amici fino al mattino dopo, ero entusiasta di quel tempo libero, avrei potuto dedicarmi ai miei schizzi e alle mie collezione, e forse avrei avuto occasione anche di frugare un po' in casa siccome fra corso e lavoro non c'ero mai.
-"Ciao, come va lì?"- sperai in una risposta positiva mentre mantenevo stretto il telefono all'orecchio con la spalla. Mi privai del mio cappotto sistemandolo per bene sull'apprendi abiti, per fortuna Derek non era in casa. Erano le tre del pomeriggio.
-"Andrebbe meglio se tu mi avessi telefonato prima"- sbraitò ella, io mi preoccupai di versarmi dell'acqua in un bicchiere dalla fontana, che lasciai scorrere per un po'.
-"Lo so, ma ho avuto.. parecchio da fare qui"-
-"E quel.. corso?"- disse improvvisamente entusiasta.
-"Va alla grande, potresti insomma.. venire a vedere la sfilata di capodanno che ne dici?"-
-"Oh si, sarebbe un'ottima idea"- dopo tutto volevo bene mia madre, quando era lucida e senza gli ormoni accesi, le avrei precisato più avanti che non avrebbe dovuto portare con se nessuno dei suoi fidanzati.
-"E Megan come sta?"- mi tolsi le scarpe, e li sgranchì i piedi, ebbi poi un leggero languirono.
-"Sta bene.. è passata stamattina, ha detto che deve chiamarti urgentemente non so cosa voglia però"- mia madre non sapeva forse la metà della concreta verità che riguardava Robert, e probabilmente volevo tenerla allo scuro, al sicuro, se egli fosse uscito di prigione.
-"Ah si? Va bene la chiamerò presto allora"-
-"Adesso vado tesoro ho appuntamento con Richiard, spero che si faccia perdonare"- sghignazzò ella.
-"Di nuovo?"- sollevai gli occhi al cielo.
-"Si cara, è così sexy , audace e poi uomini così non si trovano"-
-"Si mamma risparmiami i dettagli per favore"- sorrisi appena.
-"Ci sentiamo domani tesoro, mi manchi molto e appena ti pagano non dimenticarti di me mi raccomando"-
-"Mamma!!"- la strillai, ella rise di gusto poi mi schioccò un bacio e attaccò senza che potessi replicare. Scrollai di dosso la conversazione avuta con mia madre, e decisi di preparami uno spuntino, dato a pranzo avevo mangiato soltanto un sandwich al tacchino. Mi beai di quel silenzio, della pace e della mancata presenza di Derek. Ripensai alla sera scorsa, al tempo trasceso con i suoi amici, e la cosa peggiore è che non ne avevo un ricordo spiacevole e non mi ero divertita così da davvero molto, era come tornare ai vecchi tempi..
Dopo aver mangiato velocemente una macedonia di frutta, decisi di voler curiosare un po' in giro, d'altronde non conoscevo il piano di sopra c'ero stata soltanto per andare in bagno una volta quando Derek non era in casa, ma non mi ero soffermata sulle altre tre stanze che vi erano. Feci con cautela, quasi come se non volessi svegliare qualcuno. Mi soffermai sulla prima porta, quella che detta da Derek era una specie di sala attrezzi, adagiai la mano alla maniglia e quando l'aprí, non mi stupí affatto che egli mi avesse mentito ancora una volta, anche se l'immagine che mi si presentò davanti mi spiazzò completamente. Era una stanza mal ridotta, la carta da parati era bruciacchiata e quasi tutta rovinata, la cosa che più mi stupí fu una rete nera, sul quale però non vi era nessun materasso. Il pavimento era mal di ridotto e impolverato, quella stanza sembrava essere fuori da questo mondo, il piano di sotto era perfettamente messo a nuovo pulito, e curato nei minimi dettagli. In un angolo del pavimento vi erano vestiti consumati e bruciacchiati, mi calai per poterli strofinare con le dita, ma cos'era tutto quello? Tutta quella confusione mi dava in mente di un probabile incendio, o almeno qualcosa di simile. Un magone mi si formò all'altezza dello stomaco quando intravidi una fotografia rosicchiata sul pavimento. L'afferrai e ne strofinai la superficie con le dita, ritraevano un ragazzo di almeno dieci anni ed una donna giovane dai capelli corvini, ma quale guancia era spiaccicata a quella del ragazzino, non ci misi molto a capire che probabilmente quella, doveva essere la madre di Derek. Con l'acqua alla gola di fretta, abbandonai quella camera per poter entrare in un altra. Quest'ultima era davvero una sala dove egli aveva sistemato una Bike, un tappeto, dei pesi di vario kilo, e dei tappetini neri e verdi, senza ombra di dubbio chiusi quest'ultima porta, per recarmi infine nella terza. Per tutto il tempo temi di svenire, avevo un grosso groppo in gola e la preoccupazione che Derek si fosse presentato di li a poco scoprendomi mentre frugavo a casa sua. La terza stanza mi stupí più delle altre, era una camera femminile, malridotta ma ancora intatta, il letto era sfatto ma il materasso era in ottime condizioni, l'armadio aveva un anta rotta e il comodino era scorticato, ma non era affatto male. Perché Derek mi aveva mentito a riguardo della camera degli ospiti, facendomi dormire sul divano o addirittura convincermi a dormire della sua camera? Non ci pensai prima di quel momento, ma la sua camera aveva un letto matrimoniale, era signorile e ben curata. Sospirai pesantemente, egli continuava a mentirmi su dove ad gli era possibile farlo, afferrava un qualsiasi cosa e ci costruiva una bugia, non conoscevo Derek a quei tempi ma mi bastó poco per capire che la verità è la lucidità non era sicuramente il suo forte. Quel piano di sopra era del tutto fuori dal comune, nascosto e isolato, anche il pavimento era bruciacchiato e metà della ringhiera, osservai il tutto con estrema minuziosità e ogni volta corrugavo le sopracciglia perché c'era assolutamente qualcosa che egli non voleva rivelarmi, qualcosa di cui si vergogna probabilmente, così tanto da non avermi rivelato di avere un'altra stanza dove avrei potuto sistemarmi. Ma in fin dei conti cosa diavolo ci facevo li? Derek era uno sconosciuto, masochista ed egoista, per di più un bugiardo cronico e lunatico. Non potevo restare lì, quella non era casa mia, e non volevo essere complice di un mare di menzogne, sofferenze e insoddisfazioni ero venuta a New York per cambiare vita, per guardare il mondo con occhi diversi e meno trascurarti, ma così, assieme a Derek stavo cadendo esattamente nello stesso identico errore di tanti anni. Non avevo intenzione di lasciargli un biglietto, e me ne sarei fregata della scommessa, scesi a passo svelto le scale e inserí tutto il necessario delle mie valige, svuotando l'armadio, ero terrorizzata, avevo scoperto un mondo che mi era stata nascosto cos'altro nascondeva Derek nei suoi armadi? In quel preciso momento, quando ebbi appoggiato tutti gli abito sul letto di egli, probabilmente ero così immersa nei miei pensieri che avevo ovattato il rumore della porta che si apriva.
-"Che stai facendo?"- disse affannato egli, con occhi sbarrati. Non risposi, la sua voce mi provocava un enorme fastidio e una sensazione bella ma orrenda allo stesso momento. Le mani mi tremavano, avevo paura, timore.
-"Ti ho fatto una domanda, perché stai togliendo la cose dal tuo armadio?"- alzò il volume della sua voce ma poco mi importò, quando si accorse che lo stavo ignorando le lacrime iniziarono a scorrere velocemente, e mi chiesi perché Nina Steffens doveva sempre ritrovarsi con uomini bugiardi e pericolosi? Probabilmente era il mio destino, ma io volevo cambiarlo ed il prezzo era sicuramente stato Derek, l'ennesima prova da superare. Egli oltrepassò la stanza mi si avvicinò e mi strattonò le spalle, afferrandomi per i polsi. Quella sua vicinanza ancora una volta mi provocò delle scariche adrenaliniche lungo la schiena, i suoi occhi scuri e magnetici mi attraversarono il corpo, e d'un tratto me ne sentí spogliata.
-"Nina che ti prende? Perché vuoi andartene ?"- quel sussurro, quel fiato caldo e l'aroma di acqua di colonia mi invase la mente, ma dovevo essere più forte delle mie emozioni.
-"Perche sei un bugiardo, e non resterò qui un minuto di più"- ringhiai fra i denti e con forza mi strattonai dalla sua presa per poterlo oltrepassare ma egli spaesato mi afferrò ancora, facendo scontrare così i miei seni al suo petto.
-"Perchè? Che ti ho fatto adesso?"- il suo sguardo mi parve supplichevole, ma non dovevo farmi ingannare da due paia di occhi scuri e profondi, ma specialmente ingannatori.
-"Mi hai mentito, ancora"- dissi in un sibilo, egli finalmente mi lasció andare, ed io me approfittai per recarmi in cucina. Ma mi seguí.
-"E su cosa ti avrei mentito?"- la sua risatina provocatoria bastó a farmi irritate maggiormente, mise le mani ai fianchi mentre mi appoggiai col sedere allo sgabello alto, ad una buona distanza.
-"Hai anche il coraggio di chiedermelo!? Sono andata di sopra prima"- quasi temi che si sarebbe potuto arrabbiare d'altronde non era casa mia, e non lo avrei costretto a raccontarmi della stanza incendiata e del piano di sopra compelatamente rovinato, ma mi sarei concentrata sulla camera femminile e se un possibile letto decisamente più comodo del divano.
-"Tu sei andata di sopra?"- ringhió ferocemente, avvicinandosi, il suo sguardo era cambiato, era freddo cupo, senza emozione. Tremai, al solo pensiero che quella vicinanza mi si sarebbe potuta ritorcere contro.
-"Si, sono andata di sopra e potevi anche dirmelo che c'era una camera dove potevo sistemarmi"- per metà avevo ragione, ma dall'altra non avevo il diritto di gironzolare per casa come se fosse la mia.
-"Non ci credo.. tu sei andata di sopra? Chi ti ha autorizzato a mettere il naso in giro me lo spieghi?"- era furioso, probabilmente non l'avevo mai visto così prima di quel momento. Sgranai gli occhi e sussultai quando lo sgabello finì contro la parete, il metallo di un piede si piegò in due, e non fu l'unico, avevo dimenticato sul tavolo la mia scodella di vetro sul pianale e anch'essa finì sul pavimento in miliardi di pezzettini, esattamente come mi sentivo io in quel momento.
-"Cavolo Derek non sapevo fosse così importante per te"- urlai, e non ebbi paura che contro il muro ci avesse sbattuto anche me, perché probabilmente niente mi faceva più tanta paura dopo Robert.
-"Sta zitta, ti sei messa in mezzo a faccende che non ti riguardano. Da in oggi in poi ti proibisco di salire al piano di sopra e se dovessi farlo di nuovo.. sei fuori da questa casa"- mi puntó contro l'indice, e non mi sarei fatta trattare come uno zerbino sul quale tutti potevano strofinarsi i piedi, le valige erano già pronte mancavano le ultime cose e me ne sarei andata per sempre.
-"Io, me ne vado adesso"- risposi a bassa voce, senza osservarlo in viso un minuto di più, recuperai la mia valigia grande il resto lo sarei venuta a ritirare più avanti, non esitai, mi fiondai fuori la porta e caricando in macchina le mie cose. Egli non si era smosso, ricordo soltanto che alla mia esclamazione si era strofinato esasperato la fronte, per poi restare lì impalato, lasciandomi andare.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now