46. Nasce una stella

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"Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo

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"Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo."
(Winston Churchill)







-"Su, smettila di blaterare e entra!"- esclamò Finch, eravamo sotto l'arco dell'ufficio di John, quest'ultimo era intento a chiacchierare animatamente al cellulare, probabilmente di questioni finanziarie.
-"Non lo so Finch.. non ne sono tanto sicura"-
-"Nina i tuoi foulard sono magnifici, davvero, e poi John stravede per te ti darà ascolto vedrai"- mi carezzò una spalla, cercando di confortarmi e infondermi coraggio.
-"Non è questo, ma.. è una cosa del tutto nuova per il brand sembra quasi un azzardo"- mimai nervosamente.
-"Ed ecco perchè sei una vera stilista, tu miri in alto e adesso va'"- mi spinse leggermente nell'ufficio, braccia strette al petto quasi come volessi nascondere il mio raccoglitore di disegni. Il capo s'accorse di me, tant'è che mi sorrise e mi fece cenno di aspettare qualche secondo, io gli mimai che non c'era nessun problema. Non m'accomodai sulla poltroncina, per quanto con John avessi costruito un rapporto confidenziale fuori dall'ambito lavorativo, in quest'ultimo cercavo sempre d'essere più professionale possibile e trattarlo con distacco.
-"Eccomi qui, scusami una questione urgente.."- annui, e pose il cellulare all'intero della sua griga giacca di tweed.
-"Prego, accomodati"- incitò, e feci come mi era stato richiesto, lui si posizionò di fronte sulla sedia in pelle girevole e con lo schienale ben alto.
-"Ah, a proposito hai fatto un'ottimo lavoro con i campioni della prossima collezione quei materiali sono davvero innovativi e ingeniosi"- sfoderò un sorriso a trentadue denti, nonostante nei suoi occhi vagasse continuamente quella punta di preoccupazione e di ansia, tale padre tale figlio dalle loro iridi ogni minima emozione appariva limpidamente, dalla più bella a quella negativa.
-"La ringrazio sto facendo del mio meglio"-
-"Si vede!"- poggiò i gomiti alla scrivania e intrecciò le dita.
-"Dimmi pure, ti ascolto"- mi schiarì la gola, posi il raccoglitore sulla scrivania con discrezione e mi strofinai le mani.
-"Non sono una ficcanaso, e per quanto ho avuto modo di conoscerla mi piace mantenere un carattere professionale almeno quando siamo qui ma.. non ho potuto fare a meno di notare la sua preoccupazione in questi giorni, e avrei una proposta.."- m'umettai le labbra, egli si tolse gli occhiali spessi smascherando ancor di più la sua espressione turbata. Non gli dissi che avevo udito la sua telefonata privata, quella sera tardi ad Hudson Valley, sarei stata inopportuna e sicuramente maleducata.
-"Be'.. ci tengo a te, lo sai, sei una delle migliori e in oltre sei molto amica dei miei figli, sono tutt'orecchi"- fui contenta della sua momentanea risposta, il mezzo sorriso mi incitò ancor di più a dare il meglio nel monologo che mi ero prefissata. Aprì il raccoglitore sotto i suoi occhi, dando lui una visione completa di vari volti con al collo annodati dei foulard molto all'avanguardia e dai colori sgargianti.
-"Senza troppi giri di parole: Foulard, pur sempre un accesserio, non molto faticoso da realizzare specialmente in virutù dell'ottimo personale qui in alla Maison, colori forti e innovativi così come i tessuti.."- sfogliai l'album, in modo che potesse accuratamente guardare tutti i modelli e le varie annotazioni.
-"So che.. è un azzardo, che la Maison Cartier si è sempre basata sulla sola realizzazione di gioielli e orologi da uomo, ma grazie alla qualità del nostro materiale a disposizione con un elemento aggiunto come un foulard, cinture, cappelli.. tutto potrebbe andare in porto molto bene"- fui fiera della mia dettagliata spiegaizone, non mi ero lasciata intimorire, forse anche perchè John rappresentava per me un legame fondamentale, fidanzato di mia madre e padre del ragazzo con cui condivedevo il tetto. Le mani iniziarono a sudarmi e le ginocchia a tremare quando non s'azzardò a proferire parola ma si strofinò il mento, scrutava gli schizzi uno ad uno leggendone le note con attenzione. Si sgranchì la voce, e infine puntò gli occhi scuri nei miei, quasi sussulatai per la prima volta non seppi decifrare quali fossero le sue emozioni.
-"Cartier, è storica come Maison, apparteneva a mio nonno fino a tramandarsi di generazione in generazione e.. adesso al comando ci sono io, cerco di cogliere le giuste occasioni, i giusti talenti e voglio veramente che questa azienda vada avanti"- richiuse il mio album, e me lo porse,ingoiai il groppo che avevo in gola convinta di aver fatto una proposta azzarata ed essere risultata superba e presuntuosa.
-"Perciò ti dirò.. che mi piace l'idea Stefens, mi piace proprio"- sorrise, facendo crollare ogni mia ansia e preoccupazione
-"Sul serio?"- sorrisi come un embete, stringendo al petto il mio album.
-"Assolutamente si, anzi ti dirò, inizia a crearne un'intera collezione gli darò un occhiata e poi partieremo con la parte tecnica e la scelta dei materiali, che te ne pare?"- ci issamo entrambi dalle nostre sedute, ero fiera del coraggio che avevo mostrato, mi ero fatta avanti e se i miei obiettivi sarebbero andati a buon fine, avrei salvato la Cartier Maison dalla più totale rovina.
-"Grazie, davvero.. non pensavo accettasse a dir la verità"-
-"Ti dirò Nina, siamo in una grave situazione e.. dobbiamo provare a fare qualcosa di più o il mio impero crollerà"- amareggiato sorseggiò un bicchiere d'acqua che gli si era stato portato insieme al caffè di mezza mattinata.
-"Certo, sono d'accordo"- annuì convinta.
-"E con Karina Jackson come va? Tra non meno di una settimana ci sarà la sfilata"-
-"Ehm.. credo bene, aspetto che mi chiami per fissare il prossimo appuntamento"- mi grattai la nuca, ed evitai di riferigli che quella donna in realtà non la sopportavo affatto, ma non volevo deludere il suo gentile gesto di affidarmi una stylist coach per la mia crescita personale. Con la posizione da modella, anche se non ne ero totalmente entusiasta, potevo osservare il mondo della moda ancor più da vicino aspirare a nuovi opportunità.
-"Bene sono contento, è necessario che tu acquisisca maggiore sicurezza in passerella, molti ti hanno vista sfilare e a anche se per te è stata la prima volta devo dire che sei piaciuta, perciò conto molto su di te"- era arrivato davanti a me, adagiandosi allo stipite della scrivania, mi aveva reglato un buffetto sulla guancia, quel gesto mi fece storcere il naso ma mi diede anche una strana sensazione di calore nel petto, non ricordavo neanche quasi più l'ultima carezza che mi fece mio padre prima di andarsene per sempre dalla mia vita.
-"Ci conti pure, darò del mio meglio"- lo rassiurai maggiormente, con un sorriso da un orecchio all'altro. Lasciai l'ufficio di John felice come una pasqua, avevo atteso quel momento da tutta una vita ed ora mi ritrovavo a discutere di un nuovo progetto con il mio capo, e a sfilare per i marchi importanti. Forse era per il guscio in cui John cercava di tenermi, o perchè gli avevo permesso di fare qualche passo verso suo figlio, o semplicemente perchè vedeva in me del talento. Non me ne importò più tanto, decisi che per quel momento mi sarei goduta tutto ciò che la vita m'avrebbe messo sotto il naso. Megan era rientrata nella sua dimora a Manhattan, mentre Jason era rimasto a New York ricoinciliandosi con suo cugino e venendoci a trovare a casa di tanto in tanto, era simpatico e mi faceva ridere parecchio, era il tipo giusto per la mia migliore amica. Quando rientrai a casa sfinita e con lo stomco sotto sopra dalla fame, un profumino di pollo arrosto mi infase da capo a piede. Mi tolsi il soprabito, e la sciarpa riponendoli accuratamente sull'appendi abiti. In salotto reganva il più profondo dei silenzi, ma dalla cucina udì dei leggeri schiamazzi, così con lo sguardo curioso mi diressi ove le voci iniziavano a farsi più orecchiabili. Con mia enorme sorpresa, in cucina vi erano Derek e sua sorella, quest'ultima stava apprecchiando la tavola sistemando correttamente il tovagliolo a sinistra e i bicchieri a destra.
-"Ehi, ma che sorpresa!"- non appena mi vide, mi saltò al collo abbracciandomi entusiasta.
-"Finalmente, mio padre ti fa lavorare troppo"- disse con un leggero tono di rimprovero, al quale ricambiai con una leggera risata.
-"Nha, amo il mio lavoro"-
-"Non quanto il pollo arrosto però"- commentò il ragazzo, il quale tirò fuori dal forno un tacchino ben dorati contornato da patate e carote.
-"Mmh, il profumo è ottimo"- gli andai incontro, indossava uno dei suoi tipici grembiuli giallo e azzurro, che onestamente mi faceva ridere sotto i baffi. Non curante della presenza di sua sorella, gli baciai la guancia con disinvolutra, egli rispose scompigliandomi il capo.
-"Ehilà, smettetela con le smancerie non vorrei essere il terzo incomodo"- risi sonoramente, aiutando Kristie ad apparecchiare la tavola quadrata.
-"Ceni con noi?"-
-"Si, anche se ero venuta principlamente per vedere te"-
-"Oh"- mormorai, temetti di avere rosee le guance.
-"Già, a quanto pare partirò con te per Las Vegas alla sfilata di Valentino"- ero felice che una faccia familiare m'avesse seguito in quel nuovo percorso, anche se riservavo ancora un po di imbarazzo per Kristie, ero contenta del rapporto che avevamo iniziato ad istaurare.
-"Grandioso, almeno non sarà da sola"- afferrai una fetta di pane dal cestino, ero troppo affamata per aspettare che il tacchino si freddasse.
-"Non lo saresti stata comunque Karina ti seguirà dappertutto, perciò abituati"- ci sedemmo a tavola, e non potei fare a meno che notare quanto taciturno fosse Derek. Lui rimase in piedi, per tagliere il pollo e servirlo nei piatti che successivamente gli avremmo passato.
-"Mmh, che seccatura"- brontolai, anche il mio stomaco replicò alla vista del pollo e del contorno di verdure nel piatto.
-"Già, ci ha provato anche con me ma sinceramente la modella non fa per me"-
-"Hai sfilato anche tu?"-
-"Si,per mio padre sostanzialmente e per Bottega Veneta qualche volta"- scrollò le spalle non curante, e soffiando sul piatto invece Derek iniziò a mangiare.
-"Quella donna è subdola"- commentò egli, e finalmente mi beai nell'ascoltare il suo timbro profondo di voce, che infondo, durante la giornata mi era mancato.
-"Non dire così, è solo.. molto perfezionista, vuole che le cose siano fatte come dice lei"- controbattette sua sorella, con una leggera pacca sul braccio.
-"Mio Dio, mi preparò al peggio allora"-
-"L'importante è tenerle testa.. e si, anche obbedire a ciò ch dice"- ridemmo di gusto, anche se riuscì perfettamete a mascherare lo stato di ansia e di pressione in cui ero periodicamente caduta, specialemente in virtù del nostro primo e futuro incontro ma anche per il fatto che m'avrebbe seguito ovunque andassi, ad ogni sfilata o evento di moda. Cenammo in pace, sorseggiando del vino rosso portato da Kristie e dal pollo cucinato da suo fratello, in oltre diedi la formidabile notizia alla ragazza della nuova collezione di foulard che forse avrebbe riempito le vetrine dei punti vendita di Cartier, ella mi ripose che era fantastico, specialmente per la mia abilità di aver convinto suo padre, fermamente impostato sulla tradizione dell'azienda.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now