35. Parigi

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"L'unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito

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"L'unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso."
(Anne Carson)


Non ero molto ansiosa, d'altronde su un aereo ci ero già stata per recarmi a Portland quel Natale dell'anno duemila undici, ma un viaggio con durata otto ore e trentacinque minuti non l'avevo mai affrontato. Ero pronta per Parigi, a John era piaciuta la mia collezione avevo tenuto nascosta però quella riguardante i foulard e i cappelli, sotto indicazione del foglio. Il nostro direttore aveva fatto preparare due jet privati, uno piccolo dove avrebbe alloggiato lui e un'altro un po' più grande per i partecipanti e  il resto del team. Quando finalmente cercai il mio posto, che mi era stato indicato sul biglietto, notai con molto piacere che accanto al mio vi era Jessie che entusiasta mi sventolò la mano per salutarmi. La raggiunsi, misi il mio bagaglio personale nello scomparto sopra di noi e mi sedetti al suo fianco.
-"Allora? Non sei agitata?"-
-"Si un po'.. ma Finch?"- mi guardai in giro, ma fra i sedili mezzi pieni non lo vidi.
-"Oh lui non viene cioè, ha avuto dei problemi con la sua famiglia per cui non è potuto partire"-
-"Mio Dio mi dispiace.. speriamo sia tutto ok"-
-"Già"- poi però le tornò l'entusiasmo, infondo eravamo dirette a Parigi, una delle città più romaniche e meravigliose del mondo specialmente una delle più chic e all'alta moda.
-"E dimmi con Derek come procede?"- le brillarono le iridi a quella domanda, trattieni una risata datone la sua espressione sorridente e bimbesca.
-"Procede alla grande, spero non cada in uno dei suoi soliti colpi bassi"- risposi tranquillamente.

A proposito di Derek, vi starete chiedendo che fine a ha fatto vero?

-"Eppure mi fa proprio strana la vostra situazione.. insomma, deve pur esserci qualcos'altro"- inserì queste ultime parole in due ampie virgolette.
-"E invece ti sbagli, siamo amici.. molto amici"- enfatizzai queste ultime, proprio in quell'istante voltai lo sguardo all'entrata dell'aereo, stavano per chiudere lo sportello quando quel ragazzo tenebroso e dai capelli scuri varcò la soglia a perdi fiato. Dopo aver detto qualcosa all'hostess, spaesato e probabilmente ansioso di scorgerli fra i sedili, finalmente mi vede. Sorrise ampiamente, io feci lo stesso.
-"Ma non doveva viaggiare con suo padre?"- sussurò ella, l'aereo stava per decollare.
-"Non ne ho idea"- sussurai di rimando.
-"Mah, l'altro giorno li ho sentiti discutere nell'ufficio del capo.. sembrava una cosa seria"- spettegolò per poi inserirsi gli auricolari.
-"Sul serio?"- ero stranita dal suo atteggiamento, credevo che ormai avessimo superato quel tipo di problema, mi confuse ancora di più il fatto che Derek non mi avesse detto nulla e ne perfino lo avevo visto turbato nel rientro a casa.  In ogni caso ci avrei parlato più tardi. La mia amica ormai era già andata in catalessi, io adagiai il capo allo schienale cercando di rilassarmi il più possibile, avevo in programma di dormire almeno per tutta la prima metà del viaggio, nella seconda avrei acceso il mio laptop e avrei guardato una serie di film che avevo già selezionato e scaricato in download.

Non mi resi conto del lasso di tempo in cui dormí, ma seppi soltanto che qualcuno insistentemente mi stava picchiettando la spalla.
-"Nina.. Nina"- aprí lentamente le palpebre, mi strofinai gli occhi e finalmente accanto alla mia destra scorsi Derek, alto e vestito bene.
-"Che c'è? Siamo già arrivati?"- sbadigliai mettendomi la mano davanti alla bocca. Il posto accanto al mio era stranamente libero. Quando guardai dubbiosa il ragazzo egli fece in tempo a darmi una spiegazione.
-"Le ho chiesto se poteva sedersi al mio posto per un po"- probabilmente un po' mi infastidí il fatto che avesse chiesto alla mia amica che non vedevo quasi mai, di spostarsi, ma d'altro alto ero contenta di viaggiare al suo fianco e avrei voluto capitare nel posto accanto al suo. Tirai su le gambe per far sì che egli potesse passare.
-"Quanto ho dormito?"- dissi, ancora con la bocca impastata e gli occhi semi aperti.
-"Credo un due ore, non siamo partiti da molto"-
-"Mmh, merda"- imprecai, risistemandomi comodamente sul sedile.
-"Hai in programma di dormire tutto il viaggio?"- ridacchiò, a quanto pare risultò ben sveglio e frizzante al contrario della sottoscritta.
-"No, in realtà avevo scaricato dei film"- la sua presenza, stranamente riusciva a mettermi di buon umore, a contrario di quando invece prima non sopportassi neanche il suo timbro di voce.
-"Vediamoli subito allora"- entusiasta, tirai fuori dalla custodia il mio laptop e lo accesi. Egli lo afferró dalle mie ginocchia e lo pose sulle sue.
-"Der"-
-"Mh?"- i suoi occhi erano fissi sullo schermo, intenti a cercare la cartella nella quale avevo sistemato i film.
-"Perché non mi hai detto che hai litigato con tuo padre?"- sperai che non si arrabbiasse, specialmente in merito al fatto che lo avevo saputo da Jess, valeva a dire che quest'ultima era stata molto attenta a ficcare il naso negli affari altrui. Finalmente quelle iridi blu mi presentarono tutta la loro attenzione, chiuse lo schermo del pc.
-"Non lo so, cioè.. e poi non abbiamo litigato, soltanto discusso"-
-"Credo che per te sia lo stesso"- la sua espressione si irrigidì, divenne cupa.
-"Dice che non ho voglia di svolgere il mio lavoro, che passo tutto il giorno a guardare il culo delle sue segretarie"- sollevai un sopracciglio sempre più incuriosita.
-"Ed é vero questo?"-
-"Certo che è vero, ma è vero anche che sto cercando di impegnarmi"- si voltò di scatto verso di me, risi alla sua espressione accompagnata da quella frase insolita.
-"Perché ridi?"- un po' sorrideva anche lui.
-"Perchè sei un'ipocrita, ecco perché"- ridemmo insieme e gli diedi un leggero buffetto sulla spalla. Riaprí il pc e controllò la cartella film.
-"Ehi, c'è anche Zombie Apocalypse"- esclamò contento come una pasqua picchiettando il dito sullo schermo di vetro.
-"Be' si.. dopo tutto non sono male i film con gli zombie"- ammisi, egli sorrise ampiamente e premette play esattamente su quel film.
-"Lo vediamo subito allora"- risi a fior di labbra per il suo atteggiamento infantile, quando ad un certo punto mi osservó profondamente e le mie risa tacquero di colpo.
-"Su, vieni"- mi incitò a posizionare il capo sulla sua spalla, e così feci, senza troppe esitazioni.
Guardammo tutto il film, anche i titoli di goda, si stava comodi sulla sua spalla dopo tutto. Un'hostess passò con a se un carrellino, io presi un thè al limone e Derek una busta piccola di pop corn dolci. Dopo gli zombie fu la volta di "Le pagine della nostra vita" al quale egli sbuffó pesantemente ma nonostante ciò lo guardò in silenzio, tranne per le occhiatine maliziose ogni qual volta vi era una scena di sesso o romantica. Io, mi limitavo a ridacchiare o ad alzare gli occhi al cielo. Per tutta la durata del film, ebbi le guance accaldate. Guardare un qualcosa di romantico in presenza di Derek non era il massimo, datone che all'inizio cercava in tutti i modi di sedurmi, anche all'ora lo faceva ma sapevo che era soltanto il suo modo per farmi ammattire.
-"Non dirmi che a te piacciono i tipi come Noah"- brontoló, mangiucchiando un pop corn, ne afferrai una anch'io.
-"E perché no?"-
-"Be' perché.. perché è uno sfigato, poi mi sta venendo la nausea"-
-"A me piace. Mi potrebbe un tipo del genere"- ammisi, egli sembrò irrigidirsi.
-"Davvero?"- spostò il suo sguardo nel mio.
-"Si, davvero"- sorrisi, condividendo il suo sguardo. Tornò a guardare lo schermo, fintamente interessato.
-"A me piace la parte del cattivo invece"- risi a fior di labbra, non riuscì a trattenermi neanche se lo avessi voluto con tutte le forze.
-"Si questo lo sapevo già"- quegli occhi blu finirono nei miei, sorrise poi mi cinse con un braccio per fondermi maggiore comodità. Di fatto, appoggiai il capo al suo petto.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now