9. Una possibilità

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"Perdona sempre i tuoi nemici

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"Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più"
(Oscar Wilde)




Non ci eravamo più parlarti, non da quella sera. Il mattino seguente mi sentì la testa pesante, e pensai che probabilmente il mal tempo non aiutava di certo. Quella mattina guardai fuori la finestra amareggiata, mi sentivo sola dopotutto, rinchiusa in una specie di gabbia costosa con un tizio che mi ricordava costantemente il mio passato, fu come guardarlo in faccia. Avevo deciso di bere soltanto un Thè, di indossare una camicetta a righe rossa e bianca e di tenere i capelli alla rinfusa, con la pioggia si sarebbero rovinati ugualmente, tanto valeva tenerli in disordine. Ero adagiata sul sofà rosso scuro, e contemplavo le goccioline che scorrevano veloci sul vetro per schiantarsi sull'anodizzato bianco. Respirai a pieni polmoni, osservando quel liquido giallognolo e caldo nella tazza rossa che avevo scelto per me. Era quasi ora di andare a lezione, Derek non aveva fatto cenno per tutta la notte, qualche volta lo udì mentre andava a vomitare ma non mi rivolse parola dal bicchier d'acqua che gli avevo schiaffellato sul visto. Osservai il malloppo di soldi arrotolato con uno spago, posto sul tavolino di vetro.

Avrei dovuto accettarli?

Infondo erano miei, li avevo spesi per un affitto che in realtà non esisteva, eppure qualcosa una minuscola parte di me non riuscì ad essere così egoista.
Ero sgattaiolata fuori casa prima che egli potesse svegliarsi e contagiarmi ancora di più con il suo umore a sua volta trasmesso dall'alcol e dalla cocaina. Decisi di chiamare Megan quella mattina, sentire una voce familiare mi avrebbe fatta sentire decisamente meglio. Ero arrivata nel landrone di Cartier quando finalmente ella dopo due squilli rispose.
-"Tesoro!! Mi sei mancata"- rispose ella contagiandomi subito con il suo buon umore e la voce stridula.
-"Sempre la solita tu eh!"-
-"Dimmi un po', come stai?"- il suo tono cambió rapidamente, da entusiasmante ad uno leggermente preoccupato.
-"Sto.. bene, mia madre ? A proposito dovrei chiamarla"- dissi, morendomi il labbro e sentendomi terribilmente in colpa.
-"Anche lei sta.. bene l'altro giorno mi ha presentato Richiard il suo.. fidanzato"- ridacchió e la immaginai tenersi la mano davanti alla bocca.
-"Immagino... be' chiede di me?"-
-"Non proprio.. cioè dice che è furiosa con te perché non ti sei fatta sentire"- sbuffó la mia amica ed io con lei.
-"Ha ragione, mi sono toltalmente dimenticata"- camminai a passo svelto, quando dall'ufficio del signor John intravidi la sorella di Derek, la giovane donna e perfetta. Mi osservava con occhi incuriositi, indagatori, poi quando trotterellando su i suoi tacchi a spillo si avvicinó lentamente alla mia figura, mi sentì pietrificata, e spalancai leggermente gli occhi, ero ansiosa tanto che non riuscire a respirare correttammete.
-"Verrò a trovarti il prima possibile mi manchi tanto!!"- non staccai minimamente gli occhi da quella donna che sinuosamente si avvicinava sempre di più.
-"Meg devo andare ti richiamo"- dissi con voce tremante, attaccai senza che lei potesse rispondermi. Cercai di ignorare quella donna, e finsi di non averla vista e intenta a proseguire la mia strada.
-"Hei! "- mi voltai lentamente e pensai, beccata, ora non potevo più scappare dalle sue unghie limate e perfette.
-"Dice a me?"- chiesi ingenuamente, indicandomi il petto con l'indice.
-"Si, tu.. sei la ragazza che Derek ha portato alla mia festa non è vero?"- ero intimorita, anche lei era la figlia del capo e inoltre, cavolo, era vestita così bene col suo abito bianco senza maniche e le sue calze nere sottilissime.
-"No, credo che lei si sia sbagliata"- sorrisi cordialmente, pregai che quella donna affascinate non fosse altrettanto intelligente da capire che le stavo mentendo. Incrociò le braccia al petto, e con un sorrisetto si avvicinò maggiormente alla mia statura.
-"È stato mio fratello forse, a dirti di mentirmi?"- non fu severa, bensì rise di gusto e probabilmente vista da più vicino, il suo volto mi ispirava un non so che di gradevole.
-"Io.. mi dispiace, non volevo mentirle e solo.."-  tacqui, perché ella mi bloccò.
-"Ieri sera ti ho vista a casa di Derek.. vivente insieme? Sei la sua ragazza quindi?"- i suoi occhi improvvisamente iniziarono a brillare come se quella giornata uggiosa si fosse trasformata in un'altra soleggiata e senza nuvole.
-"No.. assolutamente no, c'è stato un errore io sono qui per partecipare al concorso avevo affittato quella casa che la direzione mi aveva proposto e ho.. trovato lui, quindi ci troviamo in quella situazione soltanto perché al momento.. non ho nessun posto, dove andare ecco"- me ne vergognai, così tanto da calare lo sguardo sui i miei stivali.
-"Peccato"- scrollò le spalle, dispiaciuta.
-"Che cosa intende?"-
-"È strano che mio fratello lasci vivere nella nostra ex casa una perfetta estranea, di solito non lascia mai entrare nessuno"-
-"In realtà ci siamo incontrati a Manhattan, non proprio.. in un incontro carino a dir la verità"- dissi queste ultime frasi sotto voce. Poi mi concentrai su, "ex casa" e la mia curiosità non potè che aumentare a dismisura.
-"Bè è davvero un peccato che tu non sia la sua ragazza.. ugualmente però se ti ha lasciato restare a casa sua, potresti farmi il favore di convincerlo a venire alla festa di nostro padre il prossimo weekend, ovviamente sei invitata anche tu"- sbarrai gli occhi, quasi me li sentì lucidi.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now