52. Mi manchi, e tu?

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"Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti"(chiarina47, Twitter)

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"Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti"
(chiarina47, Twitter)



-"Ok, be' hai barato ora tocca a me!"- fu curativa, costruttiva, un tocco d'aria fresca quella cena a base di pizza e un boccale di birra, per quanto io non amassi molto quella bevanda. Preferivo l'alcol quello pesante, o la completa astemia.
-"Io non ho barato, che ci posso fare se quei due non si staccavano"- stavamo giocando ad indovidare che tipo di relazione avessero le persone presenti in quella sala, sedute ai tavoli e che chiacchieravano animatamente con i loro compagni. Ero convinta che avesse barato quando risposi ad una telefonata urgente di suo padre, ed ebbe così modo di sbirciare la coppia di innamorati dietro il nostro tavolo. S'incupì lievemente quando dovetti rispondere con una certe urgenza, durnate la nostra cena ipercalorica. Karina Jackson m'avrebbe uccisa per quello.
-"Si che hai barato e non provare a mentire!!"- gli puntai scherzosamente l'indice contro, ma lo ritirai immediatamente zittendomi perchè il cameriere c'aveva gentilmente portato il conto. Trattenemmo una forte risata che sfociò non appena restammo nuovamente soli.
-"E di quelli li che mi dici?"- mormorò, piegandosi sul tavolo. Con la coda dell'occhio, notai alla nostra destra una coppia un po insolita, lui un uomo adulto dai capelli leggermene brizzolati e lei una giovane ragazza più o meno della mia età. Egli le stava col fiato sul collo, parlavano molto intimamente e lui da sotto il tavolo le strofinava avidamene una coscia lasciata nuda dal vestito nero in chiffon di lei.
-"Semplice: lui è un uomo sposato abbastanza frustrato e in bilico col suo matrimonio che cerca di sentirsi ancora buono a qualcosa ma specialmente giovane da poter sedurre ancora una ragazzina"- feci volteggiare i capelli a destra e a sinistra in maniera schizzinosa.
-"Mmh, direi complimenti stai migliorando"- ridacchiò. Fintamente offesa gli lanciai un buffetto sulla spalla.
-"Sono più brava di te ammettilo"- così dicendo, litigammo ancora un po su chi dovesse pagare il conto alla fine finsi io, fiera e soddisfatta di non potermi più porre problemi sul denaro. Uscimmo nei nostri cappotti, marzo si stava avvicianando ma l'aria di Lower Side risultava ancora fredda più del previsto. Quella sera decidemmo di camminare a piedi, di raggiungere così una pizzeria vicina ma ad interrompere quella romantica e sdolcinata passeggiata sotto braccio, fu il mio cellulare che squillò per la millionesima volta. Lo guardai con esitazione, sbuffai pesanemente.
-"Scusami.. hai ragione ma devo rispondere"-
-"Fai pure"- sorrise, premetti verde e la voce di Karina mi stonò i timpani.
-"Pronto?"-
-"Nina, volevo ricordati dell'appunamento di domani con la rivista di "Vanity Fair" oltre ad un mini servizio fotografico ci sarà un'intervista"- sorrisi a trentadue denti, Vanity Fair fu un'altra delle mie conquiste, dopo la foto in prima pagine dell'Elle Magazine, tutte le riviste compresa Runway sembrarono essersi interessate a me.
-"Addirittura un'intervista, cavolo non ne ho mai fatta una"- Derek arrgrottò la fronte, incuriosito dalla mia telefonata.
-"Sta tranquilla, alle parole ci penserò io. Ci vediamo domani a mezzogiorno dobbiamo scegliere gli ambiti per la settimana e il completo per l'intervista ho già parlato con John mi ha detto che avete appuntamento alle sei domani"-
-"Si, dobbiamo discutere di alcune cose credo che la collezione uscirà prima del previsto"- confessai più a me stessa che ad ella.
-"Meglio così, sei nel picco della tua carriera mia cara. Oh e a chiamato Givenchy vuole incontrarti per la collezione di primavera"- urlacchiò ella, entusiasta più di quanto non lo fossi già io.
-"Givenchy, ma sul serio?"-
-"Si cara, te l'ho detto Valentino ti ha aperto un sacco di porte"- sorrisi, chiarimmo un'altro paio di faccende poi finalmente staccai e inserì il cellulare nella borsa.
-"Scusami, era Karina.. ho dovuto rispondere"- mi giustificai, sperando che attraverso le mie pupille egli capisse.
-"Tranquilla.. coppetta alla vaniglia?"- soltanto dopo che fummo dinanzi all'insegna dei gelati capì, quella dove ci fermammo tempo prima usciti dal cinema. Ci riflettei qualche secondo, avevo trasgredito già con la pizza al pomodoro e mozzeralla non potevo di certo farmi prendere la mano e mangiare anche il gelato, per quella volta rinunciai.
-"No, in realtà sono piena"- finsi sorridendo, egli fece spallucce e con nonchalance entrò nella gelateria.
-"Mh, io no"- pochi minuti dopo uscì con una coppetta cioccolato e nocciola, osservai il tutto con un'enorme acquolina alla gola ma non dovevo assolutamente cedere. Ci pensò il mio cellulare a distrarmi da ciò, infatti ricominciò a squillare.
-"Cavolo scusami.. chi diavolo è adesso"- borbottai fra me e me, egli restò calmo gustandosi il suo gelato.
-"Pronto?"- potrai il telefono all'orecchio.
-"Nina, ti disturbo?"-

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now