7- An usually breakfast

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"All'essere umano servono molte cose per sentirsi vivo: una famiglia, l'amore... ma serve una sola cosa per essere vivi davvero: un cuore che batte. Quando il cuore è minacciato, si reagisce in 2 modi: si fugge o si reagisce. Si combatte o si fugge. È istinto. Non si può controllare. O forse si"

Il weekend in Spagna si era concluso a meraviglia per la scuderia. Forse nessuno nel box si sarebbe aspettato un tale risultato. La macchina stava migliorando giorno dopo giorno e tutti stavano acquistando fiducia in se stessi e nei proprio mezzi, il che aumentava anche i pensieri positivi su quella stagione iniziata non tanto bene. Sophia era contenta perché ebbero qualche giorno di vacanza come premio per la buona gara e la ragazza ne poté approfittare per tornare un po' a casa, dalla sua famiglia, che non vedeva da tanto troppo tempo.

Si svegliò quasi all'alba per prepararsi al meglio ed organizzare i bagagli. Ogni viaggio sembrava sempre più faticoso e le valige sempre più pesanti. Ma, come sempre detto, amava alla follia questo mondo. Si guardò allo specchio e notò le piccole occhiaie sul viso. Anche quella notte non riuscì a dormire più di tanto. E no, quello che era successo con Daniel non centrava niente. O per lo meno lo sperava. Aveva solo aumentato il suo disprezzo per quel ragazzo che all'apparenza sembrava tanto calmo e amichevole ma poi, era tutt'altro. No, non l'aveva spiazzata per niente. Forse solo quell'ultima frase prima di andarsene le rimase bene in mente:

《Attenta a Ricciardo, Sophia, lui sa come tenerti d'occhio!》

Cos'era, una minaccia? Semmai lui doveva essere ben attento da lei e il pilota ne aveva avuto già le dovute dimostrazioni, eppure quel che era successo in quella stanzetta, poi accertatasi fosse di Max, rimase ben impresso nei due ragazzi, consapevoli che avesse cambiato totalmente il loro rapporto.

Scese nella caffetteria per fare colazione e come volevasi dimostrare era semivuota per via dell'orario. Si prese il suo caffellatte con cacao e si sedette ad un tavolo visionando i fogli che avrebbe dovuto aggiornare prima di lasciarsi alle spalle tutto il lavoro. Doveva aggiornare bene i programmi dei successivi giorni e far combaciare le interviste personali di Daniel con quelle della scuderia. Un lavoraccio praticamente ma doveva pur farlo. Per qualche giorno non voleva avere distrazioni di alcun tipo, voleva solo godere della presenza della sua famiglia.

Alle 8 spaccate, proprio quando la sala cominciava a riempirsi di visi conosciuti e appena svegli, il posto difronte a lei si materializzò con una presenza su di esso, che purtroppo conosceva bene. Non disse nulla, continuò a concentrarsi sul lavoro da fare sforzandosi di non dar a vedere il fastidio che provava in quel momento.

《Ehm, buongiorno》 abbozzò Daniel. Capí che dovesse essere lui a fare il primo passo e non di certo il contrario ma la ragazza non volle cedere comunque.
《Mattiniera, eh?》 Provò a ridere ma niente. Sophia era tra le poche a non ridere alle sue battute e di queste persone se ne curava poco, ma lei era una delle pochissime di cui le importasse.
《Dove andrai in questi giorni?》
le chiese ancora. Doveva riuscire ad instaurare un rapporto pacifico con lei perché non se la sentiva di essere in conflitto con una persona che lo incuriosiva così tanto.
《A casa mia》
《Davvero? Di dove sei?》

A quel punto Sophia smise di scrivere e alzò  la testa abbastanza seccata dalla situazione e per la prima volta da quando Daniel si era seduto i loro occhi si incrociarono. Lo squadrò bene e poté notare dai suoi vestiti che era uscito per la sua solita corsa mattutina e quei ricci che portava sulla sua testa da zucca erano ancora ben più definiti sulla fronte a causa del sudore. Lo vide sinceramente pentito per quello che era successo ma d'altronde, pensandoci bene, non era successo niente di che. O meglio, nulla che potesse in qualche modo ferirla.
《Cosa vuoi, Daniel?》
《Voglio solo parlare, conoscerti meglio. Lavoriamo insieme e quanto meno vorrei non ci fossero conflitti tra di noi》
《Anche io lo vorrei tanto ma più di tutto pretendo rispetto e delicatezza nelle cose》
《Sono d'accordo, hai ragione》

Sophia sorrise fintamente e ritornò a scrivere, non tanto convinta di quella 'tregua' che si stava per creare tra loro. Daniel sbuffò, sapeva che sarebbe stato difficile ma non pensava così tanto. Si appoggiò allo schienale e si limitò a guardarla mentre finiva di compilare dei fogli di cui lui non sapeva nulla ma probabilmente descrivevano la sua vita da lì a qualche settimana. La osservò nei minimi dettagli e solo allora notò qualche perfezione del suo viso come la bocca, perfettamente a forma di cuore di un colore roseo; i suoi occhi, di un bellissimo castano che alla luce diventavano verdi, quasi come i suoi; qualche lentiggine sparsa qua e là che le rendeva il viso così affascinante. Si svegliò dalla piccola trance in cui era caduto e si riprese mentalmente per i pensieri che aveva osato far entrare nella sua testa.
《Senti Sophia, volevo chiederti scusa per ieri sera. Insomma, non è uno spettacolo a cui dovevi assistere》
《Non ti devi scusare di nulla, la tua vita extra lavorativa non mi interessa affatto》
《Lo so, e lo comprendo, ma mi sentivo comunque in dovere di farlo》
《Gesto nobile da parte tua, lo apprezzo. Ma ora se non ti dispiace...》
Non terminò la frase perché gli fece capire che stava seriamente lavorando e non voleva distrazioni. Daniel lo comprese perfettamente e si alzò seccato non prima di buttarle un ennesima doccia fredda addosso:

《Sei veramente impossibile》

"Sì, l'istinto sa essere molto fragile o troppo... istintivo. È un meccanismo di difesa. Non lo ha inventato nessuno. È innato. Non si può controllare. O forse sì"

Lasciata sola, Sophia poté ritornare a respirare e ad osservare quel foglio bianco che aveva fino ad allora torturato, e non comprese le innumerevoli parole scritte a caso solo per tenersi impegnata e non guardare negli occhi chi aveva davanti a se. Lo sapeva benissimo di essere una persona impossibile ma era fedele ai suoi valori fin da piccola. Apprezzò tuttavia il gesto fatto dal pilota ma le sue dichiarazioni e le espressioni che continuava a mandarle, non avevano una scusante. Per quelle, non poteva perdonarlo. Non capiva il suo ostentare gentilezze e frecce infuocate allo stesso momento. No, qui non si parlava di bipolarismo. Quel ragazzo era davvero strano e cosa più fastidiosissima era che ci doveva lavorare insieme.

"My Wonderwall" | Daniel Ricciardo - 🇮🇹Where stories live. Discover now