Capitolo 45⚓️

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Tutto si stava ripetendo.
Stavo vivendo nuovamente la stessa situazione di nove mesi prima.
Ma questa volta, riuscii ad affrontare tutto in modo più razionale. Senza pensarci due volte e senza perdermi d'animo, insieme ad Harry parti all'istante. Non appena ricevetti la chiamata.
Non ero al corrente di cosa fosse successo davvero.

Passai le dodici ore più brutte della mia vita. Non sapere in che condizioni stava mia madre, mentre si trovava aldilà dell'oceano, mi rendeva un'altra persona.
Per tutto il tempo del viaggio non rivolsi neanche una parola ad Harry. Ero immersa nel mio dolore, in silenzio, come una statua.
Prima o poi sarei scoppiata, ed è quello che successe non appena arrivammo a casa mia a Londra.

Con un taxi passammo fuori dalla mia vecchia casa, dove mia madre abitava ancora.
Fuori vidi una sfilza di persone, vestite di nero e con il fazzoletto in mano.
Subito capii cosa era successo, nonostante stessimo andando all'ospedale, convinti che la situazione non fosse delle peggiori.

Gridai al tassista di fermarsi. Mentre Harry mi afferrava il braccio, per non farmi uscire dall'auto. -Kate calmati! Guardami Kate! Non sappiamo cosa è successo...stai calma!-mi disse lui, cercando di trattenere le lacrime. Io mi divincolai, strappando il mio braccio dalla sua mano. Aprii lo sportello e corsi verso il mio portone di casa, mentre famigliari e amici, mi guardavano sbalorditi dal mio atteggiamento.

Entrai in casa, correndo e piangendo senza sosta.
Il mio sguardo si posò su quella bara di noce chiaro, dove mia madre riposava bellissima al suo interno.
Rimasi impalata lì a fissare quella scena, per un tempo indefinito. Fino a quando sentii una voce
Tutto si stava ripetendo.
Stavo vivendo nuovamente la stessa situazione di nove mesi prima.
Ma questa volta, riuscii ad affrontare tutto in modo più razionale. Senza pensarci due volte e senza perdermi d'animo, insieme ad Harry parti all'istante. Non appena ricevetti la chiamata.
Non ero al corrente di cosa fosse successo davvero.

Passai le dodici ore più brutte della mia vita. Non sapere in che condizioni stava mia madre, mentre si trovava aldilà dell'oceano, mi rendeva un'altra persona.
Per tutto il tempo del viaggio non rivolsi neanche una parola ad Harry. Ero immersa nel mio dolore, in silenzio, come una statua.
Prima o poi sarei scoppiata, ed è quello che successe non appena arrivammo a casa mia a Londra.

Con un taxi passammo fuori dalla mia vecchia casa, dove mia madre abitava ancora.
Fuori vidi una sfilza di persone, vestite di nero e con il fazzoletto in mano.
Subito capii cosa era successo, nonostante stessimo andando all'ospedale, convinti che la situazione non fosse delle peggiori.

Gridai al tassista di fermarsi. Mentre Harry mi afferrava il braccio, per non farmi uscire dall'auto. -Kate calmati! Guardami Kate! Non sappiamo cosa è successo...stai calma!-mi disse lui, cercando di trattenere le lacrime. Io mi divincolai, strappando il mio braccio dalla sua mano. Aprii lo sportello e corsi verso il mio portone di casa, mentre famigliari e amici, mi guardavano sbalorditi dal mio atteggiamento.

Entrai in casa, correndo e piangendo senza sosta.
Il mio sguardo si posò su quella bara di noce chiaro, dove mia madre riposava bellissima al suo interno. che catturò la mi attenzione.
Mi posò la sua mano sulla mia spalla, mentre con l'altra mi toccava il bacino cercando di allontanarmi da li.
-Vieni con me Kate...>-andammo in camera mia, mentre mia zia ed altri familiari cercavano di dirmi qualcosa. Io non riuscivo a sentire niente. La mia mente era ovattata, un silenzio che mi stava scoppiando nella testa.
Ero caduta in trance. Riuscivo a camminare solo perché Harry mi stava trascinando con se.

-Non è reale tutto questo. Dimmi che non lo è...-gli dissi io gridando
-È stato un incidente Kate. Nessuno di noi ha una colpa...-stava cercando di dire qualcosa di rassicurante , ma non ci riuscii.
Nonostante fossi presa dalla situazione terribile, riuscii a sentire la sua vicinanza. Questo mi bastava.

La morte di mia madre arrivò di colpo, così come quella che era toccata a mio padre. Un destino ormai segnato, che nessuno può cambiare.
Alzai lo sguardo e sul comodino, accanto al mio letto, c'era la foto che Harry mi aveva regalato alla morte di mio padre.
Ero insieme a loro, in vacanza.
Per un momento, mi illusi che nulla era cambiato da allora. Ma in quel momento, ero rimasta solo io a vivere. Senza di loro, per sempre.

Andare avanti mi sembrava impossibile, i pensieri più terribili sfiorarono la mia mente.
-Kate, non sei sola. Ci sono io che ti amo, e non ti lascerò mai sola. Mai!-mi abbracciò, mentre anche lui si mise a piangere, condividendo quel dolore con me.
Non mi sentivo più sola. Anche se il dolore che stavo provando era indescrivibile, riuscivo a sentirmi meglio avendolo accanto.

Non uscii dalla mia camera, finché tutti se ne andarono.
Appena rimanemmo in casa da soli, andai vicino al suo corpo per dargli l'ultimo saluto.
Tra le sue mani misi la foto, che da Harry era stata fatta incorniciare. Cosicché potesse portarla con lei, ovunque si trovasse.
Nel frattempo la bara venne chiusa, mentre io dall'alto assistevo alla scena con Harry dietro di me.
L'indomani ci fu il funerale, al quale parteciparono molte persone.
Non mancarono i fotografi, che non ebbero rispetto di nulla.
Harry più volte si mise in mezzo, cercando di mandarli via.
In quell'occasione neanche Karl venne con noi, volevamo affrontare la situazione da soli.

Il funerale fu lungo.
Molte persone espressero delle belle parole su mia madre. Harry fece lo stesso. Non credevo che facesse una cosa simile, mi colse di sorpresa.
Io non dissi nulla, avevo già scritto tutto in una lettera che avevo messo tra le sue mani insieme alla foto di famiglia.
Le parole non avrebbero mai potuto esprimere ciò che era per me mia madre, e il dolore che potevo provare nell'averla persa.

Allontanai chiunque provò ad avvicinarsi a me.
Io ed Harry tornammo a casa mia.
Avevo già chiamato qualcuno che nel frattempo , togliesse tutto ciò che poteva ricordarmela.
Al mio rientro, trovai una quantità immensa di scatoloni nel garage.
La casa era stata svuotata quasi del tutto.
Ormai non c'era rimasto più nulla che potesse far pensare ad una casa vissuta
-Sei sicura di tutto questo?-mi chiede Harry tenendomi per mano
-Si. Sarà più facile per andare avanti... Il prossimo passo è vendere la casa.-
-Forse è un po affrettata come decisione... -
-No, voglio cancellare tutto questo. I miei genitori vivranno nel mio cuore, per sempre. Questa casa ormai, non appartiene più a nessuno.-
Così misi la casa in vendita il giorno seguente. Io ed Harry andammo in un hotel non lontano da casa sua.
-Ormai è inutile rimanere qui a Londra. Non ho più niente che mi lega a questo posto...-gli dissi io mentre eravamo sul letto
-Tu verrai con me, ovunque andrò. Troveremo un modo anche con il tuo lavoro... Andrà bene. Ti amo...sei la persona più forte che conosco.-in realtà non ero forte, cercavo solo di nascondere ogni volta il dolore che provavo.
Mi ero trattenuta troppo dentro, forse per quel motivo ogni momento no mi ritrovavo a piangere.
Ero evidentemente depressa, ma non volevo ammettere di star male.
-Domani se vorrai, possiamo tornare a Los Angeles. E da lì, ricominciare. Altrimenti rimaniamo per un po qui a Londra, finché non comincia il tour.-
-No. Domani adiamo via da qui. Ogni cosa mi ricorda quello che non ho più...-gli dissi prima di scoppiare a piangere, non riuscendo più a trattenere quella finta razionalità.

Un volo per Los Angeles non lo trovammo subito, così rimanemmo per mezza giornata a Londra.
Facemmo un giro per Holmes Chapel, dove io ed Harry eravamo stati per l'ultima volta un anno prima.
Quel posto era rimasto intatto, mentre troppe cose erano cambiate nella mia vita.
-Chissà se un giorno qui ci torneremo ancora insieme, magari non da soli ma con un figlio...-disse lui sorridendo
-Abbiamo capito ancora una volta che la vita è imprevedibile...forse accadrà prima o poi.-
-Accadrà, perché io ti amo.-mi baciò dolcemente, sotto a quell'albero che da tanto tempo nn ci vedeva tornare li insieme.

Quando tornammo a Los Angeles, Harry aveva comprato, senza dirmelo, una nuova casa.
Nella quale erano già state portate tutte le mie cose, cosicché da poter dimenticare il mio vecchio appartamento e quello che era accaduto al suo interno.

Una sfilza di messaggi arrivarono sul mio telefono. Quello che più mi colpì fu quello di Dylan.

Anchor⚓️ 1 //with Harry Styles Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ