CAPITOLO 9

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JACK P.O.V.

Era ormai mezz'ora che aspettavo mio cugino davanti al suo domitorio, ma di lui nessuna traccia! Poi lo vidi arrivare, insieme a Candy ovviamente.
"Finalmente, cazzo! Siete in ritardo!"
"Ehy, non guardare me! Colpa di questa puttanella" disse Jason dando uno schiffo sul culo a Candy.
"Ah! Dovevo parlare con un prof. Avevo detto a Jason di andare, ma, come al solito, non mi ha ascoltato!".
"Non importa, non importa. Ora pensiamo alla mia roba!" dissi e poi gli altri due mi aiutarono a portare la mia roba davanti alla mia stanza, non volevo che si mettessero a urlare come loro solito in camera con Jeff, che doveva riposare.
Entrai in camera e, neanche il tempo di proferire parola, Jeff mi saltò in braccio abbracciandomi.
"Sei in ritardo, idiota! Mi sei mancato, cazzo..." mi disse stringendosi a me. Non sapevo descrivere quant'ero felice in quel momento.
"Scusa, Jeffino! Ti prometto che non farò più ritardi!" lo strinsi altrettanto forte.
"Non preoccuparti, però ora ho fame" disse guardandomi con degli occhioni da cucciolo. Mannaggia a lui!
"Sono passato dalla mensa e ti ho preso un po' di roba, sarà fredda, ma almeno mangi" mi prese la busta che avevo in mano senza neanche darmi il tempo di tirarla fuori del tutto dallo zaino.
"Ahhh! Ti ho mai detto quanto ti amo Jack?!" disse tutto entusiasta del suo cibo.
Mi venne come una fitta al cuore. Mi bloccai per un istante, senza neanche respirare.
"N-non fare l'idiota, Jeff!" dissi seguito da una risata nervosa.
Non so se mi sento strano in senso buono o in senso cattivo. Ha detto che mi ama, ma lo ha fatto scherzando. Quindi non significa niente... Ok, è decisamente strano cattivo. Non è per niente bello essere presi in giro dalla persona che ti piace, anche se Jeff non lo ha detto con l'intento di farmi male.
Però vorrei piangere in questo momento, o prendere a pugni qualcosa.
"Lo sai che non sono la persona più intelligente del mondo!" disse ridendo per poi darmi un bacio sulla guancia. Mi sentivo andare a fuoco, quanto avrei voluto baciarlo! Ma cercai di rimanere calmo.
"Come ti senti?"
"Molto meglio! Ho dormito tuuuutta la mattina" disse mentre si mise a mangiare il suo pranzo.
"Ne sono molto felice, anche se adoravo farti prendere la medicina" esclamai con un tono perverso, mentre trasportavo le scatole in camera.
Mi misi a ridere di gusto vedendolo arrossire e iniziare a borbottare qualcosa. Così gli diedi anche io un bacio sulla guancia.
"Il mio Jeffino!"

Iniziai a mettere a posto tutta la mia roba, svuotando gli scatoloni, e una volta finito mi stendetti di fianco a Jeff, steso sul letto che giocava con il cellulare.
Gli misi un braccio attorno ai fianchi e lui continuò a giocare, nonostante fosse rosso.
"Jeffino, mi annoio! Non startene qui senza degnarmi di uno sguardo! Guarda che mi offendo".
Lui si girò verso di me e non appena i nostri sguardi si incrociarono mi sentii avvampare, Jeff non fu da meno. Avrei voluto baciarlo in quel momento.
"Allora? Sei ancora offeso?" cercava di fare il serio, ma era troppo imbarazzato .
"No! Va molto meglio!" non riuscii a trattenermi e gli diedi un bacio a stampo. Volevo sotterrarmi. Perché l'ho fatto? Ho rovinato tutto!
"I-io devo andare u-un attimo da Ben!" neanche il tempo di fermarlo che si precipitò fuori dalla stanza.
Bravo, Jack! Ora ti odia! È incredibile come posso rovinare tutto in un solo secondo...

BLOODY PAINTER P.O.V.

Stavo tranquillamente camminando per il corridoio del dormitorio, quando qualcuno mi vienne a sbattare addosso, facendomi cadere.
"Oh, stai più atten- Elen, a proposito, Ben è in camera?" mi chiese quello che poi riconobbi essere Jeff. Gli feci un si con la testa per poi tornare sulla mia strada.
Avevo trovato il dormitorio di Puppeter, in una maniera del tutto lecita ovviamente. Insomma, lo avevo visto mentre andava ai dormitori e ho pensato di seguirlo per un po', è normale, no? Ok ok, sto esagerando, ma voglio solo parlargli!
Ero davanti alla sua porta, ero come paralizzato. Non riuscivo a muovere il braccio per bussare alla porta.
Dopo circa dieci minuti mi diedi una mossa e bussai.
Per fortuna, fu proprio Puppeter ad aprirmi.
Mi guardò con sguardo interrogativo.
"Ehm, chi sei? Hai bisogno del mio compagno di stanza?"
"N-no no! Sono qui per te"
"Ci conosciamo?"
"Sono Elen! Forse non ti ricordi di me... eravamo vicini di casa quando eravamo piccoli" cercai di sorridere, anche se nervosamente. Mi stavo torturando le mani.
Giurai di averlo visto per un secondo sgranare gli occhi, ma poi corrugò le ciglia.
"Vattene. Non voglio avere nulla a che fare con te" poi mi sbatté la porta in faccia.
Mi sentivo a pezzi.
Volevo morire in quel momento.
Sapevo che non sarebbe mai stato lo stesso ragazzo, che abitava alla porta affianco, di una volta. Un bambino a cui non importava il fatto che fossi uno sfigato che tutti chiamavano: "frocio".

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